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ENRICO COLEMAN

(Roma, 21 giugno 1846 - 14 febbraio 1911)

Pittore

Enrico Coleman ha dovuto morire per essere riconosciuto grande pittore, eppure egli fu sempre un maestro della tavolozza, lirico della pittura. Pochi sentirono la poesia della campagna romana così profondamente come lui che ebbe anima delicatissima e sorti da natura il vero temperamento del pittore. Eppure fin che visse i suoi quadri erano venduti a poche lire. Egli trascorreva l'esistenza nel bisogno continuo di danaro e si spense in ristrette condizioni economiche. Oggi, dopo una dozzina di anni dalla sua morte, poche sono le opere che ancora si possono trovare di lui. E queste poche, retaggio della famiglia, il Palazzi ha voluto esporre nella sua Casa. Alcune grandi tele hanno un ritmo veramente largo e solenne, come la visione del Gran Sasso, con le sue deliziose armonie di  bianco e grigio che gli danno un valore sinfonico, in cui si sente un'ampio respiro, e l'Appennino di Capracotta, dalla profonda vallata.

  • A. Lancellotti, Vita artistica romana, in «Rivista di Cultura», IV:1, Maglione e Strini, Roma, marzo 1923, p. 75.

Nato a Roma il 21 giugno 1846, mortovi il 14 febbraio 1911. Figlio di Carlo, pittore inglese stabilitosi nella Città Eterna, seguì le orme del padre e ben presto lo sorpassò. Di carattere calmo e assorto, visitò e osservò il Lazio in tutti i suoi aspetti meno noti e si diede soprattutto alla rappresentazione dei cavalli, cogliendone il carattere con una verità straordinaria. Fu anche acquerellista apprezzato e acquafortista e tra i fondatori del gruppo XXV Pittori della Campagna Romana. Espose a Torino, nel 1880, "Entrata nel bosco"; "Escursione al Monte Semprevivo"; "Inondazione della campagna romana"; a Milano nel 1881 "Vole? Vole Madama?"; a Roma nel 1883, "Timor panico" (esposto poi a Torino nel 1884); "Un ingombro"; "Seppellire i morti"; "A duemila metri"; "Una via di Castel di Sangro". Vinse una medaglia d'oro all'Esposizione Alpina del 1888 a Bologna. Altre sue opere: "Centauri" e "La desolata Campagna di Roma", appartenenti alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. "Scarpa"; "Campagna romana"; "Macchia di Acquatraversa"; "Lago di Albano"; "Monte Autore"; "Via Appia Nuova"; "Osteria di Ponte Mammolo"; "Casal Morena"; "Appennino a Capracotta"; "Marino"; "Borghetto"; "Bufali"; "Villa d'Este"; "Lago di Bracciano"; "Viterbo"; "Sul Gran Sasso d'Italia", tutte conservate dalla famiglia Coleman a Roma. "I falciatori" nella Collezione G. P. O. di Roma. Il Museo di Liverpool possiede "Buoi che trascinano un pezzo di marmo". Nel 1878 fu nominato membro onorario della Società degli acquerellisti belgi. Una retrospettiva fu aperta a Roma, nello studio di Augusto Jandolo, il 15 febbraio 1936.

  • A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, libro II, Patuzzi, Milano 1971, p. 771.

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