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GÖDEL E IL MOLISE

di Giovanni Petta (1965)

L'identità culturale di un popolo è l'insieme degli elementi genetici, fisiologici, che quel popolo ha e, insieme, i mutamenti prodotti dalle scelte fatte o subite, dalle stratificazioni culturali che, nel corso dei secoli, si sono disposte una sull'altra nella storia di quel popolo. Le due cose non sono mai disgiunte. Io, per esempio, mi mangio la pezzata come mio zio di Capracotta ma poi, quando sono stato in Argentina, ho imparato anche a mangiare il vitello al brodo come a Miguel, il mio compagno di stanza a Rosario. La pezzata l'ho avuta geneticamente, il brodo di vitello è stato un fatto culturale.

Alcuni movimenti di lavoro del corpo dei contadini meridionali, impegnati nella cura della vite, sono identici a quelli dei contadini greci. Ruzzone sarchia come a Kalamarata, un amico mio di Lucito che viene da Salonicco. Partendo da un momento di convidisione del lavoro, quei gesti si sono trasmessi per via culturale, insegnati dai padri ai figli, passando di generazione in generazione.

Altri movimento del corpo - gesti propriamente fisici che possono essere considerati addirittura elementi caratteriali, di stile (muovere la mani, sedersi, camminare ecc.) - vengono invece trasmessi geneticamente.

L'identità (naturale e culturale) del Molise del 1963 era una cosa. Quella del 2004 è la somma di quella del 1963 e dei quarant'anni di Democrazia Cristiana che hanno modificato in maniera importante il DNA del popolo molisano.

  • G. Petta, Turzo Ten. Dieci anni di Molise nella cantina Iammacone, Il Bene Comune, Campobasso 2011.

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