VIRGILIO JUAN
CASTIGLIONE
GARE DI SCI A CAPRACOTTA
Istituto Nazionae Luce (1929)
"Gare di sci a Capracotta"
GARE DI SCI A CAPRACOTTA
Istituto Nazionae Luce (1929)
"Gare di sci a Capracotta"
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
VIRGILIO JUAN
CASTIGLIONE
Le arie popolari musicate da artisti capracottesi
NUNZIO
BACCARI
(1666-1738)
ALFONSO
FALCONI
ALFONSO
FALCONI
ALFONSO
FALCONI
NUNZIO
BACCARI
(1666-1738)
IL MIO ARARAT
di Sergio Scacchia (1958)
L'uomo, al contrario, è loquace ed è anche italiano.
Ha le tempie leggermente brizzolate, il colorito sano di chi passa evidentemente molte ore in ambiente, sorriso contagioso e insospettata capacità naturale di comunicare.
Vive non lontano da Tottea, ma nella bella stagione per molti giorni sperimenta una vita quasi nomade. Incredibilmente la pecora è ancora il centro della sua economia, dei suoi pensieri e del lavoro.
Un mondo anacronistico il suo.
Racconta degli aneddoti agro-pastorali, conditi da sussulti di umorismo.
Ricorda quando i pastori di sera transitavano in un paese.
C'era il rito dei pentolini: ogni famiglia, con il suo bel contenitore in mano, faceva il giro dei transumanti per chiedere un po' di ricotta, il siero da mangiare la sera o da miscelare al mattino con il latte.
Snocciola, addirittura, anche ricette come quella della "pezzata", piatto transumante che credevo si consumasse solo a Capracotta, nelle montagne del Molise, non lontano dalle vestigia di Pietrabbondante e delle antiche fonderie di Agnone.
Nel borgo molisano ancora lavora l'officina dei fratelli Marinelli, realizzatori delle campane nella basilica di San Pietro a Roma.
La pecora è bollita con erbe aromatiche dei prati alti, profumandola e servendola con zuppa di pane raffermo.
Il pastore schiocca le labbra a far capire la bontà del piatto, apre, poi, la sua povera bisaccia che ha visto giorni migliori ed estrae, con aria soddisfatta, ciuffi di orapi, sorta di spinaci selvatici d'altura e sentenzia che con quelli, la pezzata diventa un lusso!
Chissà perché quest'uomo d'altri tempi che non ha lasciato neanche il suo nome, appare affascinante nel suo puzzo di sudore e formaggio andato a male.
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S. Scacchia, Il mio Ararat. Un fantastico trekking tra Laga e Gran Sasso alla ricerca di se stessi, La Cassandra, Pineto 2011.