Capracotta - Le strade dell'acqua: Strada delle Cannavine

La terza "strada dell'acqua" è la cosiddetta Strada delle Cannavine, un percorso lungo circa 10 chilometri e piuttosto faticoso che si snoda interamente nei boschi di Capracotta (Cannavina e Cannavinella) e Pescopennataro (Abeti Soprani).
La partenza è prevista presso la Fonte della Gallina che, seppur in territorio pescolano, è molto amata dai capracottesi visto che la sua acqua è fresca e cristallina, oltre che facile da raggiungere in automobile. La vasca in pietra di questo fonte, la cui sorgente sta poco più a monte, fu realizzata nel 1965 grazie ai fondi della famigerata Cassa del Mezzogiorno e le sue acque, oggi, confluiscono per buona parte nel serbatoio comunale di Pescopennataro. Anticamente questa sorgente era detta Fonte del Signore e non so spiegarmi per quale motivo abbia cambiato il nome in favore del più celebre volatile domestico, forse per via di un tronco d'albero abbattuto che poggiava sulla fonte e che ricordava la cresta di una gallina.
Proseguendo su strada in direzione di Pescopennataro, si entra bel bosco all'altezza del primo curvone e, difatti, poco dopo ci si imbatte sulla destra nella Fonte di Dentro, attestata sulle carte topografiche da tempo immemore. In realtà questa sorgente, con una portata media annua di 0,7 l/s, sgorga direttamente dalla terra e non presenta alcun manufatto per l'abbeveraggio ma è stato semplicemente irregimentata con tubi di lamiera.
Addentrandosi sempre più nel bosco, tra tappeti di aglio orsino e maestosi abeti, si giunge facilmente alla Fonte dei Castrati, una grossa polla d'acqua che fuoriesce dal terreno e che è stata bellamente agghindata con pietre sovrapposte ed una cannella metallica. A differenza della precedente, accucciandosi si può bere senza sforzo un'acqua deliziosa, fredda, tonificante.
Continuando verso est, si arriva al punto geografico in cui dovrebbe esserci la Fonte Murata, una sorgente praticamente introvabile se non fosse che un muretto di pietre potrebbe indicarne l'antica posizione. Su questa fonte, assieme ad altri capracottesi, sto svolgendo delle ricerche più accurate per assicurarne la georeferenziazione e il relativo ripristino.
Dopo un'altra camminata all'ombra degli abeti e della mole di Monte S. Nicola, si arriva ad una delle fonti più remote del nostro territorio, la Fonte di Cannavina, una bella vasca un tempo utilizzata dai mulattieri che lì andavano a caricar la legna da portare in paese.
Da quel punto non si può che tornare indietro e, seguendo il sentiero di monte, si arriva alla Fonte di S. Giovanni, che in passato era certamente una sorgente ricca e fragorosa visto che veniva segnalata quale importante crocevia col nome di «Acqua di S. Giovanni». Ancor oggi, in particolari condizioni idrogeografiche, è possibile rinvenire diverse polle d'acqua che, tutte assieme, rappresentano l'odierna Fonte di S. Giovanni. Come tutti sanno, nell'abitato di Capracotta è presenta una fonte omonima ben più famosa, di cui parlerò in altra occasione.

L'ultima fonte visitata, piuttosto distante da tutte le altre, è la cosiddetta Fonte di Carovilli, situata sugli omomini montetti. Anch'essa, d'altronde, rientra nel novero delle sorgenti boschive posizionate a nord di Capracotta. Il suo nome, tuttavia, non va confuso con quello del paese di Carovilli, originato da un fenomeno di rotacismo sul nome Calvello, il primo proprietario della terra di Carovilli. La nostra Fonte di Carovilli (in capr. Carvìglie) a mio avviso deve il nome al generale romano Spurio Carvilio Massimo, colui che sconfisse definitivamente i Sanniti nel 293 a.C. nella battaglia di Cominio, città tuttora di incerta individuazione.
Nello specifico, visto che l'altro generale Lucio Papirio Cursore era accampato ad Aquilonia (forse Pietrabbondante od Agnone), volendo questi avvisare Carvilio circa le mosse dei nemici, inviò un corriere che, attraversando le nostre terre, impiegò mezza giornata per andare a Cominio e fece ritorno ad Aquilonia a notte fonda, confermando che le due località distavano tra loro non più di 20 km., proprio come scriveva Tito Livio. Chissà se il corriere di Papirio, allora, per evitare di esser visto, oltrepassò la sella al di sotto di Monte Campo e che questa, da allora, abbia preso il nome di Montetti di Carvilio.
Lungo la Strada delle Cannavine, insomma, c'è tanta storia: c'è la storia dei boscaioli e dei mulattieri, c'è la storia dei Romani e dei Sanniti, c'è la storia di Capracotta che, in tempi remoti, era un frequentatissimo crocevia.
Francesco Mendozzi