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I medaglioni di san Biagio e san Carlo Borromeo


I medaglioni di s. Biagio e S. Carlo Borromeo (foto: F. Mendozzi).

Nella primitiva Chiesa di S. Maria Assunta, a Capracotta, «all'entrare à destra è la Cappella di S. Anna della Famiglia di d'Andrea». La prima attestazione del culto di sant'Anna in quel di Capracotta risale quindi alla metà del XVII secolo, quando l'altare in suo onore era prerogativa della ricca famiglia D'Andrea.

Quando il tempio principale venne ristrutturato - per non dire completamente riedificato - a destra di quello precedente, e finalmente consacrato a partire dal 1725, l'altare di S. Anna venne a trovarsi sulla sinistra, tra quello di S. Michele Arcangelo e quello dell'Immacolata Concezione. Ma nel corso del XIX secolo molti altari «mutarono di patrono» e infatti quello di S. Anna passò prima nelle mani della famiglia Mosca, poi in quelle dei Di Rienzo, «successori di Sebastianello», finché nel 1919 la famiglia Di Tella ne rilevò lo jus patronatus in seguito a una grazia ricevuta. Dal 2014 l'altare è passato ai Mendozzi, che hanno continuato la festa di sant'Anna, portandola oltre il secolo di vita.

Se quell'altare - oggi impreziosito da una tovaglia dell'artista Fabiola Di Tella - nasce chiaramente per adorare la Madre della Madonna, meno chiare appaiono invece le effigi stuccate sui medaglioni ai lati di sant'Anna. Grazie ad una precisa ricognizione di don Geremia Carugno, sappiamo che quello sulla destra è san Carlo Borromeo mentre a sinistra vi è san Biagio di Sebaste. Che rapporto esiste fra questi vescovi con sant’Anna? E, soprattutto, sopravvive un qualche loro culto a Capracotta?

L'iconografia di san Biagio, vescovo in Armenia, lo vuole con in mano la palma del martirio e lo scardasso, strumento un tempo utilizzato dai cardatori, attività che a Capracotta era svolta tra la primavera e l'autunno. Difatti «nel passato più remoto la lana veniva cardata col fiore del cardo dei lanaioli, così chiamato per la sua antica funzione. Presso le famiglie più povere, d'altronde, si dormiva sui saccùne, grandi sacchi di canapone, cotone o iuta, riempiti di foglie secche di granturco, da rinnovare ogni anno». Lo scardasso di san Biagio, in realtà, venne utilizzato contro di lui dai suoi torturatori romani. L'arch. Franco Valente sostiene che nella Chiesa Madre «probabilmente vi era un altare o un ex voto legato a questo santo» ma non ve n'è traccia nella passata chiesa, tuttavia san Biagio è il protettore dei cardatori e a Capracotta i De Renzis menavano quell'arte. La memoria liturgica di san Biagio ricorre il 3 febbraio.

Carlo Borromeo (1538-1584), invece, nominato cardinale da papa Pio IV, fu l'indimenticabile arcivescovo di Milano durante i terribili mesi della peste del 1576-77, chiamata per l'appunto "peste di San Carlo". La presenza del suo culto non deve sorprendere, innanzitutto perché Carlo aveva vissuto tanti anni a Roma, a due passi dal Sannio, e poi perché fu uno dei maggiori patrocinatori del Concilio di Trento, le cui riforme erano condivise dalle alte sfere diocesane di Trivento. Egli è inoltre il protettore dei seminaristi, il che fa supporre che nel Seicento, gli allievi del ginnasio francescano di Capracotta, lo invocassero in vista degli esami più duri. La memoria liturgica di san Carlo Borromeo ricorre il 4 novembre.

Se, partorendo Maria, Anna ha generato Cristo, Biagio e Carlo Lo difesero nei secoli col sacrificio e con la dottrina. A Capracotta, a nord del sud dei santi, la sofferenza delle gnaulanti, dei cardatori e dei malati di stomaco la si leniva con la preghiera, mentre il freddo, di fuori, allestiva nuovi martirî.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • C. Bene, Nostra Signora dei Turchi, Bompiani, Milano 2005;

  • L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Tip. Antoniana, Ferentino 1931;

  • G. Carugno, La Chiesa Madre di Capracotta, San Giorgio, Agnone 1986;

  • M. Di Rienzo, Il diario di Capracotta: luglio 2017-giugno 2018, Capracotta 2018;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • A. Niccolai, Memorie storiche di s. Biagio vescovo e martire protettore della Repubblica di Ragusa, Salomoni, Roma 1752;

  • E. Novi Chavarria e V. Cocozza, Comunità e territorio. Per una storia del Molise moderno attraverso gli apprezzi feudali (1593-1744), Palladino, Campobasso 2015.

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