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Molise: una nevicata da record


Un'abitazione di Capracotta sepolta dalla neve (foto: O. Trotta).

Il Molise, ritenuta a torto la regione "Cenerentola" d'Italia, detiene un record meteorologico destinato a suscitare meraviglia soprattutto oltreoceano, in Canada e negli Stati Uniti settentrionali, dove la neve è l'elemento principe del paesaggio invernale.

Il 5 marzo 2015 il paese di Capracotta, arroccato a una quota di 1.421 metri in provincia di Isernia, in 18 ore è stato sommerso da 2 metri e mezzo di neve. È stato battuto il precedente record appartenente a una località del Colorado, che nell'aprile del 1921 era stata coperta da quasi 2 metri di neve in 24 ore. Il record stabilito in Molise si riferisce ovviamente all'innevamento "per unità di tempo" e non a quello totale; il calcolo è presto fatto: 2 metri e mezzo di neve cadute in 18 ore equivalgono, in media, a circa 14 centimetri all'ora.

Tempeste di neve di questa portata a marzo rappresentano eventi meteorologici di portata storica, ma che non dovrebbero trarre in inganno l'opinione pubblica: non sono infatti frutto di temperature particolarmente basse, da considerare in antitesi con il riscaldamento globale. Sono piuttosto eventi durante i quali masse di aria umida si trasferiscono a quote più elevate, alle quali condensano, scaricando le particelle d'acqua sotto forma di neve. Nel caso di Capracotta, ad esempio, a inizio marzo le temperature non erano affatto più rigide della norma, a quasi 1.500 metri di quota.

Una nevicata da record come quella molisana è dovuta alla presenza di masse di aria umida, particolarmente abbondanti al giorno d'oggi proprio a causa del riscaldamento progressivo del pianeta. In regioni della Terra ancora abbastanza fredde, come in Siberia, l'aria è secca e nevica pochissimo; grazie alle basse temperature, la poca neve che cade si conserva a lungo. Al contrario, in Italia si assiste a rare nevicate, talvolta molto abbondanti, che scaricano al suolo spesse coperture di neve, che è destinata però a fondere rapidamente grazie al rialzo immediato della temperatura.

Una conseguenza, come noto agli appassionati di sport invernali, è che la stagione sciistica sulle montagne italiane sta diventando sempre più breve. Negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta era normale sciare al nord Italia dall'inizio di dicembre fino ad aprile.


Federico Pasquaré Mariotto e Alessandro Tibaldi

 

Fonte: F. Pasquaré Mariotto e A. Tibaldi, Terra senza tregua. Terremoti, alluvioni, eruzioni, cambiamenti climatici tra scienza e comunicazione, Mimesis, Milano-Udine 2019.

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