...e perché io aspettavo l'occasione, occorse, che nel principio del mese di Settembre di dett'anno, con una pietra fù ferito alla Terra di Capracotta da un'altro Paggio, e ne morse, dolendomi Io di non haver saputo intender l'avvertimenti di detto Padre...
Vi racconto una storia speciale, una storia che ha tanti protagonisti, alcuni dal nome altisonante perché uomini di fede e di potere, altri di persone comuni che hanno subìto disgrazie e accidenti. È una storia di sangue e di miracoli in cui, su tutti, fanno la loro comparsa in qualità di protagonisti san Camillo de Lellis e don Marino IV Caracciolo, principe di San Buono e conte di Capracotta. Il paesino di Bucchianico (CH) aveva infatti dato i natali ad entrambi: il 25 maggio 1550 vi nacque Camillo, di lì a poco il conte Marino IV. Ora vi faccio vedere in che modo Capracotta legò il destino di questi due personaggi con quello di un giovanissimo disgraziato di nome Lelio.
Camillo de Lellis fu proclamato santo nel 1746 da papa Benedetto XIV, oltre mezzo secolo dopo che il cardinale Leandro Colloredo (1639-1709), capo della Sacra Congregazione dei Riti e quindi responsabile dell'istruttoria di canonizzazione, aveva approntato una dettagliata positio super dubio, ovvero una lista di testimonianze da cui emergesse l'incontrovertibilità della santità del religioso abruzzese. Fra queste prove v'erano due interviste fatte a una coppia di Bucchianico - Giovan Maria de Lellis, cugino del sacerdote, e sua moglie Santa Bucciarola - che confermavano l'effettiva realizzazione di una torva previsione di Camillo, il quale aveva loro intimato di richiamare a casa Lelio, il loro figliolo, mentre questi prestava servizio presso la casa del nobile Caracciolo.
La signora Bucciarola, di anni 56, matrigna di Lelio, affermò infatti che nel 1612 il ragazzo lavorava a Napoli per il principe di San Buono in qualità di paggio. Il paggio era il servitore personale dell'uomo d'arme, una figura che dopo il servizio poteva aspirare a diventare scudiero ed anche cavaliere. Sempre in quell'anno, Camillo de Lellis, vecchio e malato, aveva ormai lasciato la direzione dell'Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi (da egli fondato nel 1583) e si trovava nel suo paese natio. Santa se ne stava in casa quando vide passare a cavallo il santo Camillo che, a sua volta, la chiamò. La signora Bucciarola scese trafelata in strada - che brulicava di gente, a giudicare dai vicini che in seguito confermarono la testimonianza - per baciare i piedi di Camillo ma questo le ordinò con voce stentorea: «Santa dite al vostro marito, che levi il figliuolo dalli servitij del Signor Prencipe, e che lo facci ritornare, perche corre gran pericolo». Fatti pochi passi a cavallo, si voltò e di nuovo intimò alla donna: «Santa, averti di non scordarti di dire à vostro marito quello, che v'hò detto». Camillo pronunciò quattro volte il nome di Santa, forse presagendo la sventura che le sarebbe toccata in sorte, ovvero quella di seppellire il figliastro. La donna rientrò a casa in preda a una forte agitazione, tanto che, non appena rientrò pure il marito Giovan Maria, di anni 61, subito gli confidò quanto ordinato da Camillo, pregando per ben dieci volte il consorte di adoperarsi affinché richiamasse Lelio a Bucchianico.
Giovan Maria, sottovalutando le parole della moglie o forse per non urtare la magnanimità di don Marino, non fece nulla. E agli inizi di settembre di quell'anno il fosco presagio si concretizzò. La disgrazia avvenne proprio a Capracotta, dove il principe Caracciolo si era recato, assieme a tutto il suo stuolo, per ammirare le proprietà di fresco (ri)acquistate dalla famiglia d'Evoli di Castropignano. Lelio de Lellis - chissà perché - litigò col buffone di corte e questo, per tutta risposta, gli scaraventò addosso un sasso acuminato, colpendolo alla testa e procurandogli un'agonia che terminerà nel peggiore dei modi il 29 settembre.
La nefasta predizione che Camillo de Lellis aveva fatto a quella "santa donna" di Santa e a suo cugino Giovan Maria gli valse la santità ma il povero nipote Lelio perse la vita per una stupida lite tra servitori, poveracci che subivano ogni tipo di angherie dal padrone di turno. Insomma, quello di san Camillo fu un miracolo pagato a caro prezzo in famiglia.
Ciononostante, credo che questo resoconto porti alla luce un elemento importantissimo per la cultura e la storia capracottesi: dato che il fattaccio avvenne «in casa del detto Signor Prencipe à Capracotta», posso affermare che Marino IV Caracciolo, secondo principe di San Buono, quinto marchese di Bucchianico, conte di Capracotta e patrizio napoletano, soggiornò nel palazzo ducale del nostro paese d'alta montagna. Posso inoltre aggiungere che, sebbene questo soggiorno possa apparire storicamente trascurabile, rappresenta invece un importante dato storiografico, perché confuta la tesi di Luigi Campanelli secondo cui la duchessa Mariangela de Riso «fu la sola feudataria che ci onorò della sua presenza».
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, vol. I, Massi, Firenze 1630;
R. Aurini, Dizionario bibliografico della gente d'Abruzzo, Andromeda, Colledara 2002;
G. Brancaccio, Il Molise medievale e moderno. Storia di uno spazio regionale, Ed. Scientifiche Italiane, Napoli 2005;
L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Antoniana, Ferentino 1931;
D. Casera, San Camillo de Lellis rivisitato secondo la "Positio" dei processi canonici, San Paolo, Cinisello Balsamo 2003;
L. Colloredo, Sac. Rituum Congregatione Romana, seu Theatina Beatificationis, & Canonizationis Ven. Servi Dei Camilli de Lellis Fundatoris Clericorum Regularium Ministrantium Infirmis: positio super dubio, Typ. Reverendæ Cameræ Apostolicæ, Romæ 1690;
F. De Pietri, Cronologia della famiglia Caracciolo, Simoniana, Napoli 1803;
A. Di Sanza d'Alena, In cammino nel tempo. Percorso storico genealogico della famiglia Di Sanza d'Alena e delle famiglie collegate, dal XVII al XXI secolo, Ilmiolibro, Roma 2015;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016.
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