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LE AVVENTURE DI MERCUZIO

di Daniel Albizzati (1992)

– Allora, Mercuzio, ricorda, il nome che dovrai dire è Amilcare Bartolucci di San Patrizio, e io... –, Virgilio posò un dito sul mento con l'espressione di chi insinua un dubbio nei suoi ricordi, – ah! io sono Lamberto Cosentini di Capracotta.

– Sembra di entrare a corte –, disse Mercuzio, e aggiustò il suo merletto.

– Lo so. E infatti sei perfetto –, rise Virgilio non riuscendo a trattenersi, – ma ora zitto. Non farmi ridere! Dopo questi tocca a noi.

Mercuzio e Virgilio si misero in fila. Davanti a loro stavano due ragazzi, le guance lisce e rosse, i capelli ricci pettinati all'indietro e raccolti in chiome splendenti. Indossavano un elegante smoking, e parlavano delle proprietà delle loro rispettive famiglie. Un addetto alla sicurezza fece un cenno, quindi i due invitati avanzarono un elegante passo. Si appiattirono con calma i capelli profumati, dopodiché, preso tutto il loro tempo, svelarono a turno il proprio nome scandendo ogni lettera all'addetto alla lista che aspettava stoicamente una risposta.

– Amilcare Bartolucci di San Patrizio –, disse il primo. – Lamberto Cosentini di Capracotta –, disse il secondo.

– Maledizione! –, ringhiò Mercuzio. – Che sfortuna!

Il buttafuori fece passare i due nobilastri, quindi invitò Mercuzio, che era diventato il primo della fila, a farsi avanti, il quale si impappinò rischiando di mandare tutto all'aria. Virgilio però, con la furbizia che lo caratterizzava, sguainò dalla tasca il cellulare, e, inscenando una telefonata animata con un'immaginaria fidanzata, riuscì a creare un diversivo che portò entrambi in salvo senza destare troppi sospetti nell'addetto alla sicurezza.

  • D. Albizzati, Le avventure di Mercuzio, Fazi, Roma 2019.

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