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BEIRUT 1983

di Antonio Cavalera

Arriva vicino a noi un pezzo d'uomo, con solo i calzoni e la canottiera e, da come scatta sull'attenti il nostro ufficiale, capisco che è il Comandante. L'ufficiale spiega con parole e gesti, quello che abbiamo fatto noi. Il gigante ci guarda incuriosito, poi si avvicina e, salutando militarmente, si dichiara, è un Colonnello, poi, stringendoci la mano vigorosamente ci ringrazia calorosamente. Noi salutiamo e rispondiamo, dichiarando grado e corpo di appartenenza.

– Ah, io parlo poco ittaliano, mie nonni ittaliano di Capracotta! – fa lui.

– Abruzzo – faccio io.

– Yeah Abruzo, voi stati very brave, real heros con jeep fermare camion-bomba.

Noi gli facciamo cenno di venire dietro e apriamo gli sportelli.

– My God! – esclama il colonnello: il camion è stipato all'inverosimile di pacchi di tritolo.

– My God, my God... – ripete, annichilito dall'orrore.

– Come Ambasciata! Buuum!

– Yeah, yeah... – mormora ancora colpito dalla vista di quella enorme quantità di esplosivo.

– Colonel, noi dobbiamo andare via.

Lui ci guarda senza pire.

– Altro attentato, buuum, Francesi... – saliamo sulla camionetta.

– What?

– Bombe, Francia, tu avvisare i Francesi – Faccio il gesto del telefono e poi saluto:  –Bye – e scappiamo via lasciando il Colonnello di stucco.

  • A. Cavalera, Beirut 1983, Youcanprint, Tricase 2015.

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