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BERARDINO CARFAGNA

(Capracotta, XV sec. - XVI sec.)

Presidente della Regia Udienza di Abruzzo

Nella Terra di Capracotta del Contado di Molisi fioriva in quelli tempi la famiglia Carfagna, la quale producendo alcuni huomini insigni nella toga, e nell'armi, ha dato a quella non poco honore, e riputatione, & havendo fatto acquisto di molte ricchezze, fè compra di buone terre, e feudi. Bernardino Carfagna prese lo grado di Dottore in Napoli alli 5 di Giugno 1490 e per esser divenuto famoso nelle leggi, li furono commesse le più importanti cause di quelle parti, & adoperato in Regij ufficij. La Regina Giovanna Infanta d'Aragona Principessa di Sulmona commise a Bernardino, & a Constantino d'Airola Regio Consigliere à 28 di Maggio 1494, una causa di Confini, che si litigavano tra Tiberio Caracciolo Signore del Casale di Rocca d'Abbate, e la Comunità d'Agnone. Nel 1499 fu dal Re Federigo fatto Giudice, & Auditore della Provincia d'Abruzzi, e poi provisto d'altri Regij ufficij.

  • G. V. Ciarlanti, Memorie historiche del Sannio, Cavallo, Isernia 1644, p. 467.

Nativo di Capracotta, da distinta famiglia del luogo fiorita ivi nel secolo XV. Berardino fu rinomato giurista, laureato in Napoli nel 1490. Venne assunto ad importanti uffici pubblici, fra i quali a quello eminente di Presidente dell'Udienza di Abruzzo.

  • G. Masciotta, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, vol. III, Di Mauro, Cava de' Tirreni 1952, p. 152.

«E de' avere fino a' dj de febraro celle 140: sonno lj facemo bonj per dezine 140 de lana portò la state passata da Crapacotta quj, fo quella de misser Nicola de Statis e de Gualterj, conputannocj ja balla de balle voite portò da quj là che pesò dezine 20, che in tutto sonno 140 a cella ja dezina. Posto per questa a spese in quisto a celle 189. E de' avere fino a dj detto celle 278: sonno lj facemo boni per vittura de dezine 278 lana Carfagna portò da Lanzano del sig. secretario la state passata in balle 10 como sta a Conpre a [...], che la rascionamo celle ja dezina».

  • N. Marini, Il libro mastro di Pasquale di Santuccio, Colacchi, L'Aquila 1998, p. 117.

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