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DONO PER AMORE

di Giovanni Sparano (1938)

Il nuovo ospedale fu costruito in contrada Tappino, su Monte Vairano, a circa ottocento metri di altezza, in una radura del bosco che ricopre le alture che circondano la città di Campobasso. In questa località, come rivelano recenti scavi, sorgeva forse l'antica capitale dei Sanniti, rasa al suolo dai Romani. Al reparto di nefrologia e dialisi, dopo vari ripensamenti, furono assegnati alcuni locali al sesto piano, originariamente destinati ad alloggio per le suore. L'appartamento era composto da sei piccoli vani, destinati a stanze da letto, da una sala d'aspetto, da un'ampia sala da pranzo, cucina e cappella per le funzioni religiose. Si accedeva al reparto esclusivamente per una piccola scala interna, per consentire privacy alle suore. Completava il piano una vasta mansarda sottotetto, non rifinita e senza impianto di riscaldamento. Un'ampia e lunga terrazza accresceva il prestigio del sesto piano. Il responsabile del reparto pediatria, interpellato per primo, rifiutò l'assegnazione per il pericolo che i bambini potessero scavalcare il parapetto. Il primario oculista non accettò perché la troppa luminosità creava problemi ai pazienti operati agli occhi. La bellezza della terrazza per me fu il motivo principale di accettazione, facendomi mettere da parte ogni riserva sui lavori di adattamento da realizzare, porta d'ingresso compresa. La sua veduta panoramica è diventata il simbolo e l'immagine del reparto. Ogni collega, collaboratore scientifico, paziente, amico, parente, in attesa del solito caffé di benvenuto, veniva da me accompagnato con orgoglio in questo salotto all'aperto. Da questa posizione privilegiata lo sguardo del visitatore poteva abbracciare, in una visione unica, i complessi montuosi dell'Abruzzo e del Molise. Dalla terrazza, esposta a sud est, ammiravamo le montagne del Molise. Dalla cucina, dove ci soffermavamo a sorbire il caffé insieme a dolcetti sempre presenti per gli ospiti, ammiravamo le montagne dell'Abruzzo. Guardando verso sud, godevamo della splendida visione di monte Miletto e del complesso montuoso del Matese; di fronte ammiravamo il paese di Ferrazzano con il suo caratteristico campanile; verso est la periferia e la parte alta della città di Campobasso, dove spiccavano le sagome dei rinomati mulini della città. Guardando dalla cucina, ad ovest spiccavano le cime delle Mainarde; di fronte la cima boscosa di monte Vairano su cui si stava insediando il complesso ospedaliero della Cattolica; verso Nord, in lontananza, si stagliava maestosa la Maiella; sui monti più vicini, gli agglomerati di Schiavi d'Abruzzo, Capracotta, Agnone, Pietrabbondante. Nella stagione invernale un manto bianco ed immacolato copriva le montagne e le valli, in cui si stagliavano le case dei paesini, arroccati e difesi da spuntoni di rocce. Al riparo di stanze ben riscaldate era piacevole assistere alle tante bufere di neve, spesso accompagnate dai sibili dei venti di tramontana. La neve, spinta dal vento, si accumulava rapidamente fino a riempire il vano della terrazza e rendere difficoltosa l'apertura delle porte finestra. Il buon cuore degli infermieri cercava di creare uno spazio protetto, dove briciole di pane, semi o residui di alimenti aspettavano i tanti passerotti, intirizziti dal freddo ed affamati. I lavori di adattamento furono realizzati in poco tempo. Fu realizzata la porta d'ingresso e l'uscita dell'ascensore al piano. La mansarda fu destinata a deposito del materiale ed alle apparecchiature che demineralizzavano e purificavano le acque. Le stanze piccole furono adattate a degenza, per un totale di dodici posti letto, due dei quali furono destinati ai pazienti che praticavano dialisi peritoneale. Dai tre saloni si ricavarono tre sale di dialisi, per un totale di ventiquattro posti rene, che potevano accogliere novanta pazienti. Il reparto di degenza fu trasferito per primo; in un secondo momento il servizio dialisi. I vantaggi della nuova struttura ospedaliera erano enormi. Ottimo reparto di rianimazione per funzionalità e accessibilità, con un posto letto riservato ai pazienti affetti da insufficienza renale acuta.

  • G. Sparano, Dono per amore. Diario di un medico, L'Economica, Campobasso 2014, pp. 114-115.

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