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FRANCESCO PAGLIONE

(Capracotta, 21 febbraio 1898 - 11 febbraio 1958)

Segretario politico del Fascio di Capracotta e medaglia d'oro alla sanità pubblica

Domenica scorsa la nostra cittadina assistette ad una cerimonia solenne ed imponentissima che nella sua storia segnerà l'inizio di un'era novella feconda di bene, d'incremento e di progresso. Il locale Direttorio del Fascio, guidato con ardore giovanile e con fede incrollabile dal Segretario Politico Dott. Paglione Francesco, solo dopo pochi giorni dacché ha assunta la direzione del Partito si è accinto all'arduo compito di ridare a Capracotta quella nobile e signorile fisionomia di civica correttezza che da un decennio di ignominioso sgoverno della cosa pubblica era divenuto un mito sperduto nella notte dei tempi e della leggenda. Per l'inaugurazione del nostro gagliardetto le superiori autorità fasciste ci hanno voluto onorare col concentramento a Capracotta di numerose forze fasciste, per farvi la prestazione del giuramento della Milizia. Abbinata all'austera cerimonia fu anche la consegna della medaglia d'argento al valore al padre di un eroico nostro giovane morto in guerra. In seguito agli accordi col Comando di Legione, il Senatore Cav. Ottorino Iannone - Comandante la 1a e 2a Coorte - ordinava per il mattino del 7 il concentramento a Capracotta di tutti, indistintamente, i reparti della1a Coorte "Aquilonia", al completo di ufficiali e militi, e di una Centuria della 2a Coorte, e dava precise disposizioni per il trasporto dei militi dalla stazione di S. Pietro Avellana e Tre Termini a Capracotta. Fin dalle prime del mattino partirono per le suddette località vari camions, che eseguirono tre corse e alle ore 10,30 il concentramento era ultimato. Intervennero: Manipoli di S. Pietro Avellana, Vastogirardi, Pagliarone, Castel del Giudice, S. Angelo del Pesco, Pescopennataro, Carovilli, Roccasicura, Pescolanciano, Sessano, Civitanova, Forli Sannio, Rionero Sannitico, Acquaviva d'Isernia, Agnone, Belmonte. Il Manipolo di Capracotta era costituito da una squadra a cavallo (salmerie), una squadra skiatori ed una a piedi. Le centurie erano comandate dai Centurioni: Avv. Eugenio Iannone, Prof. Giovanni Cuccumo, Avv. Di Tullio Domenico, Avv. Giovanni Tirone. I Manipoli erano comandati dai Decurioni: Dott. Pecorelli Biagio, Cav. Zacchia Francesco, Rag. Percario Eliseo, Ing. Liscia Felice, Avv. Vento Ido, Dott. Melaragno Sestino, Ing. Cerimele Felice Andrea, Sig. Conti Pasqualino, Sig. Falconi Giuseppe, Dott. Carnevale Gennaro. Il servizio sanitario fu affidato al Dott. Bardare Emanuele, Ufficiale medico della 1a Coorte che impiantò un posto di pronto soccorso. Il Console comandante della Legione "Matese" pur essendosi impegnato di venire, avendo vivissimo desiderio di partecipare alla festa anche per la solenne cerimonia del giuramento della Coorte "Aquilonia" non poté a causa di malattia. Intervenne l'Aiutante Maggiore in prima della Legione, Cap. Cav. Domenico de Santis. Del Comando di Coorte erano presenti il Seniore Cav. Avv. Ottorino Iannone e l'Aiutante Maggiore in seconda Ten. Prof. Terreri Corradino. Lo splendore d'un radioso sole autunnale saluta una giornata magnifica in cui si compirà il sacro rito delle camicie nere. Il servizio logistico per il concentramento della Milizia, a cui prende parte attiva il Direttorio della Sezione, funziona perfettamente. Quattro camions fanno affluire celeremente i fascisti a Capracotta; per via ordinaria giungono i Manipoli di Castel del Giudice con fanfara, di S. Angelo del Pesco e di Pesco Pennataro. Ad ogni arrivo i fascisti sono ricevuti dal Manipolo Capracottese con fanfara preceduto dalla squadra a cavallo. Intanto si sparano ad intervalli delle bombe pirotecniche annunzianti l'inizio della bella festa; le vie del paese si animano vivamente e le mura delle case sono ricoperte di cartellini multicolori inneggianti a S. M. il Re, a S. E. Mussolini, agli eroici caduti, al cav. Lembo, al comandante della Legione "Matese", al comandante della Coorte "Aquilonia", e del seguente manifesto del Fascio: «Cittadini! Domenica, 7 corrente, sarà consegnato il Gagliardetto alla nostra fiorente Sezione. Il Fascismo travolgente e trionfatore, che non lascia insensibile nessun animo di vero italiano, abbattute le cinte delle rocca dagli innominati, porta la sua fede pura nella nostra rocciosa Capracotta, che fu esempio di abnegazione in ogni tempo per le sorti gloriose della nostra Patria, ad onta degli infidi elementi che tentarono corrompere l'anima eroica. Si ispirino i cittadini alla nuova fede, ne comprendano la forza e la bellezza, e - raccolti tutti in un solo palpito di fede, di Patria, d'indipendenza, di rinnovata Giustizia, di ribellione a quanti ardirono ritentar la tratta degli schiavi - ascoltino il grido possente che il Gagliardetto lancerà garrendo ai nostri venti Appenninici: "Ex altis ad altiora evoco!"».

  • F. Paglione, Dovunque un gagliardetto nero si levi, ivi è l'Italia, in «La Nostra Ora», III:29, Campobasso, 18 ottobre 1923.

Per motivi politici anche a Capracotta, nel giugno del 1925, si assisteva a un confronto a distanza tra la sede del fascio, che aveva chiesto e ottenuto dal Prefetto lo scioglimento dell'amministrazione guidata da Alfredo Conti, e l'ex deputato Tommaso Mosca che, in una lettera al direttore della direzione generale del Ministero, lamentava il fatto che si fosse andati oltre un'inchiesta condotta sul Comune, anche se con scarso esito. «Francesco Paglione - sottolineava Lembo - solo dopo pochi giorni che si è accinto all'arduo compito di ridare a Capracotta quella nobile e signorile fisionomia di civica correttezza che da un decennio di ignominioso sgoverno della cosa pubblica era divenuto un mito sperduto nella notte dei tempi e della leggenda».

  • G. Saluppo, Il Molise nel ventennio fascista, Blob, Campobasso 2012, p. 130.

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