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IL GIORNO BUIO DELLA MIA ESISTENZA

di Silvano Fantilli (1966)

E lì a breve in quella umile casa e nell'animo dibattuto e perso del piccolo Roberto, in quell'arsura invernale dove il borgo di Pischialta era stretto da giorni da ghiacci e metri di neve, e in lontananza gli orizzonti nord verso la montagna di Castiglione M. M. e Capracotta e Belmonte del Sannio tutto rivestito di bianco e la tramontana radente e gelida si alzava e trasportava con sé spolverandola qua e là e costruendo dune morbide e lievi qua e là di neve fresca, sui cumuli stagionati, e nel fare ciò emanava nebbia a volte fitta a volte diradata che permetteva allo sguardo preoccupato del piccolo Roberto di sperdersi tra le grandi querce innevate e i vigneti, oliveti circostanti.

E qui che si consumava il più grande supplizio, il buco nero di un esistenza spezzata e offesa per sempre per il piccolo Roberto.

E così gli uomini potenti robusti e amici in compagnia di suo nonno e di suo padre si organizzarono a turno per effettuare il viaggio in branda di sua madre malata fino a nord della contrada dove la strada rotabile arrivava (alla croce), sopportata e sorretta da braccia e forze umane, presero grandi coperte e lenzuola impermeabili e legate tra loro, per rendere confortevole e sopportabile quel viaggio all'ammalata.

  • S. Fantilli, La mia terra, vol. I, Caosfera, Padova 2018.

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