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IL PATTO CON LO STIVALE

di Gioacchino Grossi

I pellegrini puntano invece a Trivento; le strade sono insidiose con la pioggia, soprattutto quando sono fatte di curve e discese, e dunque i nostri pellegrini si soffermano nei boschi tutt'intorno e guardano i raggi di luce nel gioco della pioggia, attraversare una selva di alberi sottili e molto alti, un'immagine veramente inconsueta.

Per raggiungere il paese a circa 600 m. di quota dal nome piuttosto inquietante riguardo le condizioni atmosferiche essi proseguono per la via solita, saldamente e interamente molisana. Il borgo è addossato a un colle secondo una morfologia tipica di queste parti, queste alture non sono ondulate e facilmente coltivabili, ma i pendii sono piuttosto aspri e dunque le curve piuttosto impegnative; come facilmente immaginabile, dal momento che l'Appennino è ormai costellato di pale eoliche, anche da queste parti non mancano, come pure sconfinando in Abruzzo è dato da vedere nella zona degli antichi templi italici presso il paese di Schiavi. Particolarmente antica è la cattedrale che data intorno all'anno 1000, ed è dedicata ai santi Nazario e Casto, l'interno è a tre navate e non vi mancano quadri, un altare pregevole in marmo e interessanti statue lignee; la cripta è edificata su un antico tempio romano ed è divisa in sette piccole navate longitudinali e tre trasversali, vi si ravvisano testimonianze delle antiche strutture con opus reticulatum.

Anche qui è pronta una piccola festa per i visitatori, ma data l'asprezza del territorio non sono convenute persone dalle zone limitrofe come per una scampagnata, e tra il clima decisamente incerto e la poca pubblicità, i due tornano dalla visita della cattedrale mentre l'aquila meccanica ormai svolazza solo per conto suo. Il programma ora prevede l'attraversamento di una sacca di territorio dove il Molise s'incunea nella zona abruzzese, con dei comuni anche molto alti come Capracotta, che domina la valle del Sangro e dai suoi 1.400 m. fronteggia alla pari l'altopiano con Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo, da quella posizione si può inoltre dominare la vista della Maiella che appare come una grande forma di pane allungata, delimitata a sinistra dal Valico della Forchetta, e a destra dalla zona di Guardiagrele dove sono già stati, e con qualche irregolarità come il Vallone di Fara San Martino che si intuisce da lontano, sulla destra invece il fiume Sangro forma il lago di Bomba e non lontano celata dalle alture è la rupre aspra di Roccascalegna, col suo castello restaurato e qualche leggenda, mentre addossata ad una parete prima del lago c'è la cascata di Rosello, certo rinomata, ma non la più alta d'Abruzzo perché questa si trova invece lateralmente al paese di Morino in Valle Roveto sul versante ovest del Parco Nazionale d'Abruzzo ed è chiamata "Zompo lo schioppo".

Parlare di quest'area naturale richiederebbe un trattato, ma i punti più salienti sono il paese di Scanno, dove il fiume Sagittario si svuota a valle scorrendo sotto terra per poi finire nell'Aterno e poi nel Pescara; vi è l'area naturale della Camosciara con le sue cascate, non lontana da Opi e Pescasseroli, il lago artificiale di Barrea, da cui il Sangro raggiungere Alfedena, patria della beata Santina Campana e dei "selciatori" che un tempo scolpivano a mano i sampietrini, come testimonia un monumento.

Insomma è tutto un territorio dove il benessere fisico e mentale pervade il visitatore, stressato dalla vita delle città.

  • G. Grossi, Il patto con lo Stivale, Youcanprint, Lecce 2021, pp. 241-242.

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