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di Renzo Ardiccioni

Mio Dio. Il coraggio della rivelazione. Questo almeno Luna ce l'aveva. Bisognava ammetterlo. Ti voglio bene. Detto da lei era come ti adoro. Le mancavo perfino quando mi vedeva. Timida Luna. Compare, scompare e poi riappare. Ma che farsene della rivelazione di una cara amica che dovrebbe restare appunto una cara amica? Mi trovavo in una di quelle situazioni in cui all'improvviso, clic. Un'idea, clic. Una vita nuova, clic. Sì, mi sarebbe piaciuto rifarmi una vita da qualche parte. Una vita nuova, per sfuggire allo stato di cose conosciute. Non che tutte le cose conosciute fossero proprio noiose o fastidiose, no. No. Ma arriva uno di quei giorni in cui si vorrebbe ricominciare tutto da un'altra parte. Da qualsiasi parte. Qualsiasi cosa. In una qualsiasi casa. Volevo entrare in tutte le case, in tutti i cassetti. Essere tutti. Dovunque. Chessò, magari una nuova vita a Pedaso. Oppure Bressanvido, Capracotta, Canicattì, Vigevano, Molfetta, Nereto Controguerra, Pisticci, Diano Marina, Brisighella, Roseto degli Abruzzi, Marostica, Civitavecchia oppure Civitanova Marche, chessò. Come sarebbe stato giardiniere municipale a Roseto degli Abruzzi? Oppure una vita da impiegato comunale a Nereto Controguerra, a Diano Marina? Oppure giornalaio a Civitanova Marche? Queste domande mi giravano in testa. Come sarebbe stato tornare in monovolume dalle vacanze estive sulle Dolomiti, e riaprire la casettina con vista sul mare, magari a Pedaso? In compagnia di una donna, due bambini e un cane. Come sarebbe stato tutto questo? Come sarebbe stato trovare al ritorno il rubinetto del bagno che gocciolava sempre di più? La rabbia, quel tipo di rabbia. Come sarebbe stato riaprire le finestre sul mare e sentire il profumo di bucato mentre vedi sulle terrazze circostanti dieci cento mille canotte e mutande stese al sole ad asciugare? Come sarebbe stato, mettiamo, pensare che da domani si ricomincia il lavoro, e speriamo che la contabilità l'abbia portata avanti il capufficio Righetti? Come sarebbe stato rientrare dalle vacanze a casa dei suoceri e sentirsi felice perché oggi è sabato, perché c'è ancora un giorno per non pensare, e domani non si lavora e si portano i bimbi ai giardinetti pubblici, e poi una passeggiata al molo, e poi un gelato in piazza, e poi al cinema, e poi forse una pizza fuori? Com'era tutto questo? Come sarebbe stato vivere un'altra delle infinite possibilità di vita? Com'era? Come sarebbe stato, guardare in pantofole un soporifero show del sabato sera su raiuno o su retequattro? In compagnia di una moglie che ci ronfava divinamente accanto sul divano di cuoio marrone in soggiorno? Come sarebbe stato udire i bambini litigare sopra in camera e il cane che abbaia sul balcone al gatto che miagola di sotto? Come sarebbe stato accompagnare la moglie dal parrucchiere o aspettarla fuori dai negozi del corso nella passeggiata del sabato pomeriggio? E andare a riprendere i bambini a scuola. E portare fuori il cane per l'ultima passeggiatina della giornata. Il profumo del caldo pane fresco la mattina. Aspettare il turno, in coda davanti a un automat di vhs e dvd, per noleggiare un film da domenica pomeriggio. E magari il sabato sera con la scusa degli amici, prendere la macchina e andare sulla riviera per un po' di sesso nascosto, rapido e indolore. Come sarebbe stato tutto questo? Mettiamo rifarsi una vita a Roseto degli Abruzzi, a Pedaso oppure a Civitanova Marche? Una vita parallela, in uno degli infiniti binari paralleli della nostra esistenza. Una vita nell'universo alternativo di Pedaso. O Roseto. O Civitanova».

  • R. Ardiccioni, Hippocampe, Le Presses du Midi, Toulon 2019.

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