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LA LEGGENDA DELLA TORRE SARACENA

di Ennio Furlani (1940)

Un giorno stava percorrendo a cavallo la strada che da Agnone sale verso Capracotta per portarsi sull'altipiano che sovrasta Isernia. Doveva raggiungere le alte malghe dove, durante i mesi estivi, dimoravano le sue mucche. Aveva poco più di diciannove anni. Passò vicino ad una radura dove stavano pascolando delle pecore seguite da una ragazzina. Alcune bestie stavano allontanandosi dal gregge ed il cane faticava molto nel farle rientrare. Deviò dal suo percorso e riuscì a ricompattare il gregge. La pastorella, timorosa, lo ringraziò con deferenza. Poiché non l'aveva mai vista prima d'allora, le chiese chi fosse:
– Signore, abito nella fattoria di Giovanni. Non ho nessuno. E seguo le pecore.

La giovinetta non sapeva con chi stesse parlando. Era una ragazzina. Poco più che una bambina, ma molto bella, gentile, delicata. Quel volto rimase impresso nel cervello e nel cuore del giovane padrone. Giunto che fu alle malghe, ascoltò con la solita attenzione quanto dovevano dirgli i responsabili del suo bestiame, ma, subito dopo, partì al galoppo per arrivare prima possibile alla fattoria seguita dal suo dipendente Giovanni. Appena entrato nel cortile abbandonò il cavallo al primo ragazzo che vide per correre alla casa. Il fattore si inchinò e si genuflesse.
– Spero che il viaggio sia stato tranquillo e che le mandrie stiano bene e siano seguite attentamente.
– Sì. Sì. Tutto bene. – disse frettolosamente, perché voleva sapere ciò che più gli interessava.
– Ma... dimmi, Giovanni, vive qui, da te, una giovinetta che segue le nostre pecore?
– Sì, mio signore. Ti prego di non adirarti, ma è orfana. Non ha alcuno che possa aiutarla, per cui l'Evelina mi ha chiesto il permesso di tenerla con noi. Come voi sapete, o mio signore, ho una figlia della stessa età. La piccola orfana non disturba e, sapete, non costa perché mangia poco, gli avanzi. Le due bambine dormono assieme, sullo stesso pagliericcio.

  • E. Furlani, La leggenda della Torre Saracena, Editreg, Trieste 2007, pp. 52-53.

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