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NICOLA ANGELACCIO

(Capracotta, 7 luglio 1910 - 28 febbraio 1967)

Arciprete di Capracotta​

L'Arciprete non sta bene. Vado, a trovarlo in casa. Seduto a tavolino, nel suo studio, ove ha fatto erigere un piccolo e semplice altare, sta leggendo. Mi sorride affabilmente e mi invita a sedere. Dal grande finestrone a meridione piove una luce calda e tenera. Parliamo di un po' di tutto. Accenna appena al suo stato di salute. Ha il volto scolorito, pallido, ma non emaciato. Non sta proprio bene. Passa qualche mese. Il suo stato di salute si fa precario. Ci sono serie apprensioni da parte di tutti. È operato a Roma, al Santo Spirito. Torna in paese. Le sue condizioni precipitano. È inverno. Don Nicola se ne va. Vado a trovarlo. È a letto. Filomena va a sentire se vuole scendere. Si leva e viene giù in cucina. Ci sediamo accanto al fuoco. È sereno, tranquillo. Prende interesse alla conversazione. Zia Edelia e Filomena cercano di nascondere, in sua presenza, la loro angoscia. Torno qualche giorno dopo e vado a salutarlo nella sua camera. È il commiato. So che soffre e cerco di non affaticarlo. Mi parla, adagio, di tante cose. Fa capire, ma senza darlo a vedere, che è consapevole della prossima fine. Ad un tratto si fa triste.

– Se il Signore vuole che io vada, – dice – io sono pronto, ma che cosa lascio di buono? Ho fatto tutto quello che il Signore si attendeva che io facessi?

Pronuncio qualche parola di conforto. Gli ricordo il bene che ha fatto.

– Coraggio, caro Don Nicola, ti riprenderai.

– Sarà come Dio vorrà!

A distanza di tanti anni, mentre scrivo queste poche note di ricordo, risento ancora in me, commosso, l'eco di quelle parole, le ultime che io abbia sentito da lui. In esse, a pensarci bene, è espressa tutta la grandezza della sua fede e la speranza della divina misericordia.

  • D. D'Andrea, Sul filo della memoria, a cura di V. Di Nardo, D'Andrea, Lainate 2016, pp. 196-197.

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