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QUATTRO VITE

di Maria Teresa Montuori (2004)

C'era un comune nell'Alto Molise, si chiamava Capracotta, sugli Appennini, che dopo la Seconda guerra mondiale era riuscito a riprendersi grazie ai turisti che andavano a sciare. Era lì che io e León avevamo deciso di andare il giorno di Natale. Era stata particolarmente dura convincerlo: continuava a ripetere che a quella quota in inverno c'erano i metri di neve, e che si ricordava di aver visto un servizio al telegiornale in cui si mostrava che gli abitanti non riuscivano neppure ad aprire le porte delle case. Io ero al contrario molto ottimista: "Vedrai che ci arriveremo senza problemi!". Gli avevo ripetuto quella frase talmente tante volte che alla fine si era convinto. Tuttavia ci aveva tenuto a specificare una cosa:

– Se Lirio e Mariposa resteranno traumatizzate a vita perché la macchina resta nella neve sarà colpa tua.

Alla fine però andò come avevo detto io: ci furono più difficoltà a far uscire Lirio e Mariposa dal convento che non ad arrivare a Capracotta.

– Senti, Tulipàn, io ti conosco e so che sei un ragazzo responsabile, ma capisci che non posso mandare due bambine fuori come se nulla fosse? Già siamo al limite con Mariposa, si può usare il fatto che León è suo fratello, ma se mentre siete via mi arriva un controllo io che dico? Legalmente voi non siete nessuno per Lirio, e León non ha l'affidamento della sorella.

– Suor Giorgia era sempre così pessimista. Il giorno di Natale dovevano mandare un controllo? Gli assistenti sociali non avevano da festeggiare con le loro famiglie? Alla fine l'ebbi vinta io.

Durante la guerra il paese, escluse le chiese, la scuola, l'asilo e alcune case private, venne raso al fuoco con la dinamite, cancellando tutte le tracce della storia del borgo di Capracotta. Per tutelare la memoria storica del luogo vi era stato di recente creato il Museo della Civiltà contadina e dei Vecchi mestieri, nel seminterrato della sede comunale, con oggetti e strumenti del passato di Capracotta, donati dai cittadini. Lasciammo il convento la mattina presto, subito dopo la colazione, perché non ce la facevo a festeggiare il Natale lì senza di lei. L'anno precedente era stato troppo. Non lo avevo detto a León, ma lui l'aveva capito. Certo, a Capracotta faceva un freddo bestiale, ma con due giubbini era sopportabile.

  • M. T. Montuori, Quattro vite, Albatros, Roma 2024.

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