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RISVEGLIO

di Carlo Capone

Dopo il terribile spavento decise di rimuovere l'esperienza del corso. Certo, permaneva il ricordo di quell'indice nodoso, ma vuoi mettere il fastidio alla prostata col paradiso del doppio lavoro? Una dimensione nuova, tutta da assaporare, incrinata appena dal mistero della facciata del condominio Tinazzi. Malgrado ne studiasse i particolari non vi scopriva niente di anormale. Intonaci e cornicioni degni di un Palazzo Ducale, pittura nuova di zecca, tetto da paese dei campanelli. "Che bel palazzo", concluse in estasi, dopo un lungo appostamento. "Vattene, maiale, o chiamo la polizia!", gridarono dall'alto. Era stato scambiato per un lurido guardone.

Fatta eccezione per il deprecabile insulto, riferì tutto all'amico, disse che, a suo giudizio, non c'era bisogno di alcun intervento. Tinazzi s'incavolò di brutto, fece anche la ramanzina.

– Hai già dimenticato gli insegnamenti di Caramella? –, e poi: – Sei andato dalla signora Capracotta?

Non c'era andato no, dopo l'incidente del trinciapollo. O la screanzata porgeva le sue scuse o non avrebbe mai messo piede in quella casa.

Tinazzi fu irremovibile, giunse a minacciare la revoca dell'incarico. Chiappone fu perciò costretto a chinare il casco. Per forzare le resistenze della signora decise di servirsi dall'allievo Ugatti, esperto in scasso di serrature, teche di faraoni e organi vari. Il giovane era anche un fior di ragazzo e, attraverso lo spioncino, impose le sue doti di rubacuori. La Capracotta si lasciò subito concupire. Prima disse "un attimo solo e apro", poi corse in camera per agghindarsi come una pornodiva in pensione e infine spalancò porte e quant'altro. Alla sua vista l'allievo Ugatti, cui dai sette ai novantacinque andavano bene tutte, senza nemmeno dire buonasera, si avventò sulla signora e prese a succhiare dappertutto. Figuriamoci quella. Ricambiò prontamente, lì, su due piedi, in sala di ingresso, sollazzando il giovanotto con una magistrale lezione di arte della fellatio. Sebbene spettatore di stupro a una settantenne, Chiappone pensò bene di non intervenire. Lasciati i due amanti, ora impegnati in un amplesso in stazione eretta, varcò il fatidico balcone e prese a ispezionare con la lente.

Due ore durò la caccia alle mosche, due ore di inferno, tra gemiti e cigolii provenienti da dentro, cui si aggiunsero gli schiamazzi di una pornotroupe accorsa a filmare l'evento. Malgrado il clima di eccitazione riuscì a individuare il guasto, una lieve fessura tra i marmi di un frontalino. Visto che c'era associazione, chiese alla troupe di riprendere la crepa, cosa che fu interpretata come una variante naif alle scene in ingresso. Nell'andar via provò a chiamare Ugatti, ma non ci fu niente da fare. Era strafatto di cocaina, coinvolto in un gioco a tre con la governante della Capracotta e pare avesse lucrato succosi diritti.

  • C. Capone, School River, Lulu, Raleigh 2010.

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