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RODOLFO D'ONOFRIO

(Capracotta, 30 marzo 1882 - Roma, 22 aprile 1938)

Cappellano militare​

Lo stesso P. Placido da Capracotta, cui era stato affidato l'esame dell'opera, conclude il suo referto di piena approvazione con il rilievo che essa fu dettata all'A. dalla ​«carità del natio loco»; e la dedica dell'A. soggiunge testualmente: ​«I nostri giovani religiosi della Sardegna, ai quali dedico con affetto, queste memorie di venerandi padri, apostoli del Vangelo ed eroici pionieri della civiltà, conservino nella mente e nel cuore». Constatazione ed auspicio, che valgono a conferire al Volume un valore, oltre che storico di pregio cospicuo, di formazione e di propaganda missionaria ammirevole.

  • U. Lari, Bibliografia, in «Azione Francescana», I:1, gennaio-febbraio 1932, p. 40.

Noi riteniamo che la fonte più probabile per il cappellano del romanzo sia Padre Rodolfo D'Onofrio, nato a Capracotta il 23 agosto 1882 e morto a Roma il 23 aprile 1938. Chiamato alle armi nell'aprile 1903, quando era ancora chierico, con la qualifica di "infermiere", fu congedato nel settembre 1904. Nel giugno 1905 fu ordinato sacerdote (Frate cappuccino) con il nome di "Padre Placido da Capracotta". Nel maggio 1915 fu poi richiamato nel Servizio Sanitario della 9a Compagnia di Sanità di Roma con il grado di caporal maggiore e poi di sergente; nel 1918 fu trasferito alla 7a Compagnia di Sanità di Ancona. Sfortunatamente nel foglio matricolare militare non si fa quasi mai menzione della zona di destinazione del soldato, ma compare solo la dizione "in zona di guerra". Non sappiamo quindi dove il sacerdote si trovava; probabilmente nella stessa area del 70° Reggimento della Brigata Ancona nello stesso periodo in cui Hemingway era lì. Inoltre, nel temperamento e nella descrizione fisica, Padre Placido è più vicino al cappellano del romanzo di quanto non lo siano Don Minozzi o Don Bianchi.

  • V. Di Nardo e M. K. Roos, "Addio alle armi": la figura del Cappellano, Ettore Moretti e Nick Nerone, in «Ácoma», XXV:15, Bergamo 2018, p. 304.

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