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CHE SPASSO NELLA CITTÀ INVISIBILE

di Antonio Andriani (1962)

Completati i disegni, Jac apre e chiude la mano destra e si lamenta.

– Ho lavorato per oltre un'ora e le dita sono indolenzite, non le sento più. Per oggi può bastare!

Successivamente, compie esercizi di allungamento per la schiena.

– A furia di stare curvo sul selciato, ho anche un torcicollo pazzesco. Almeno ti piace il fumetto, che ne dici straniero, può andare?

– Sei bravo ma temo che il primo acquazzone possa cancellare tutto!

– Infatti ho ripreso a fumettare appena finito il diluvio di stamattina e dopo che il sole aveva asciugato la pavimentazione. Spero non piova per almeno una settimana! Tranquillo, quando torno a casa, li rifarò sulla carta.

Incamminatosi verso il castello, il ragazzino continua a sgranchirsi le mani e la colonna vertebrale. Io lo seguo come farebbe un segugio, nella direzione del vicino maniero. Lui cambia strada e mi indica un'osteria.

– Oltre a questa ce n'è soltanto un'altra in paese, ma è fuori le mura, vicino alla Stazione.

– Il mio amico Federico II può aspettare, i capperi no! Andiamo sul bastione, da lì c'è una splendida veduta sulle montagne di Guardialfiera e fino al Matese e pure Capracotta, lontano da qui. A sud c'è il Gargano e in mezzo al mare le Isole Tremiti. Ermen, questa che sale è via Monte Castello!

Volendo conoscere meglio il paese e non potendo scegliere altre guide turistiche, non posso che affidarmi a lui, in fondo è un ragazzino sveglio ed anche simpatico.

– Va bene, andiamo!

  • A. Andriani, Che spasso nella città invisibile, Armando, Roma 2017, p. 86.

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