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VOLEVO TUTTO

di Andrea Gentile (1985)

– Basta stronzate, Di Sanza. Parliamoci da uomo a uomo. Lei non sta lavorando. Lei perde tempo in altro. Lei può andare nei club di notte, io non ho problemi. Ma deve stare attento a due fattori. Il primo è che lei poi deve lavorare, deve produrre, deve mantenere le aspettative, e invece non le mantiene proprio. Le ricordo che ha uno stipendio. Dove crede di andare senza questo stipendio? Vuole tornare al Quotidiano del Molise? Per me va bene, forse è l'unico posto in cui lei può combinare qualcosa. Scrive un bel pezzo sul sindaco di Capracotta e ha risolto. O sul suicidio di una mucca. E poi, Di Sanza, c'è un altro punto su cui lei deve stare molto attento. Gliel'ho già detto. Lei ha famiglia. Se la goda. Deve lasciare stare le altre donne, Di Sanza. Lei ha un bel fiuto sulle donne. Le interessano le donne interessanti. Non me lo spiego. Ma si ricordi che le donne interessanti apprezzano gli uomini interessanti. Quindi non perda tempo. Pensi a sua moglie, e al suo bambino. Pensi a diventare un giornalista. Il tempo sta scadendo. Forse è già scaduto. Pensi a capire che lavoro vuole davvero fare nella vita, se lei è davvero in grado di lavorare. Hai capito, Di Sanza?

– Ho capito. Non sono d'accordo.

– Tu non sei d'accordo, Di Sanza. Tu pensi di non potere essere d'accordo. In questa stanza o sei d'accordo o te ne vai via. Non puoi non essere d'accordo. Tu devi solo lavorare. Sei un problema serio. Non devi aprire bocca. Devi stare zitto.

– Credo stia esagerando, Direttore.

– Io non esagero mai. Faccio il mio dovere. E non è lei che deve dirmi se esagero o non esagero.

– Direttore, solo una domanda.

– Mi dica, ma faccia in fretta.

– Non crede di fare confusione tra il lavoro e la vita privata?

  • A. Gentile, Volevo tutto. La vita nuova, Rizzoli, Milano 2014, pp. 351-352.

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