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Capracotta, il Tibet dell'Appennino


Lo stadio dello sci di fondo "Mario Di Nucci" a Prato Gentile (foto: V. Arcomano).

Capracotta sembra uno di quei nomi di paesi molisani presi in prestito dalle favole, come Vallecupa o Provvidenti o Roccapipirozzi. Invece è un nome di tutto rispetto nel mondo degli appassionati di sci di fondo, che proprio qui si daranno appuntamento tra un anno per i campionati italiani di specialità.

Situato nell'Alto Molise, quasi al confine con l'Abruzzo, alla ragguardevole quota di 1.421 metri, questo paese si è meritato il nomignolo di Tibet dell'Appennino per i suoi lunghi inverni bianchi. Capita qualche volta che la neve cada con tanta abbondanza da raggiungere i quattro o cinque metri d'altezza. Titoli ricorrenti nelle cronache delle intemperie sono proprio «gli assedi bianchi di Capracotta», quando la colonnina di mercurio del termometro precipita a livelli groenlandesi o siberiani. C'è stato un inverno in cui gli unici ardimentosi che riuscivano a spezzare l'isolamento erano i piloti dell'elicottero del Totocalcio, che arrivava il venerdì a prelevare le schedine giocate.

Ma durante queste emergenze la piccola popolazione di 1.300 residenti a Capracotta non si lascia prendere dallo sgomento: gente tenace, con senso sportivo. Stanno attenti durante l'autunno ad accumulare sufficienti provviste di generi alimentari e di legna da ardere per i camini. E sono abituati, quando i pianterreni rimangono sepolti, ad uscire da casa attraverso le finestre dei piani superiori. Un po' d'aiuto, inoltre, lo fornisce lo spazzaneve che fu donato quarant'anni fa al paese dagli oriundi emigrati in Europa e oltre Atlantico: gente rimasta attaccatissima al Comune natale, tanto che in agosto la popolazione si decuplica per il loro periodico ritorno in massa. Nell'acquisto dello spazzaneve ci fu forse un po' di eccesso di zelo: la macchina risultò di dimensioni smisurate, eccessive per la larghezza delle strade.

A differenza della più nota stazione sciistica molisana, Campitello Matese, Capracotta è un paese storico, con le sue glorie alpinistiche. In piazza Stanislao Falconi, che rappresenta un po' il salotto cittadino, c'è la sede dello Sci Club, fra i più antichi d'Italia, fondato nel 1914 dal maestro elementare Giovannantonio Paglione. Case e palazzetti mostrano poco la patina del tempo, ma solo perché sono stati ricostruiti nel dopoguerra. Verso la fine del 1943 passava da queste parti la "linea Gustav" che permise ai tedeschi di ritardare di parecchio tempo l'avanzata alleata. Ritirandosi, i genieri della Wehrmacht fecero saltare ad una ad una con la dinamite le abitazioni di Capracotta. Quello fu un inverno particolarmente duro per gli abitanti, che non avevano più nemmeno il conforto di poter accendere un cero al patrono San Sebastiano.

Adesso i collegamenti sono comodi. Capracotta, che dista 42 chilometri da Isernia e circa duecento da Roma, è facilmente raggiungibile anche dall'Adriatico con la superstrada Fondo Valle del Trigno. Il paese vive in pieno la febbre dei campionati di sci di fondo, fissati all'inizio del 1994. Si deve costruire l'anello di 10 chilometri di Prato Gentile, un impianto di innevamento artificiale, posteggi e due nuove alberghi per un totale di duecento posti letto. Adesso di albergo ce n'è uno solo, il Montecampo; pernottamenti a 50 mila lire, pranzi sulle 30 mila.

I panorami da quassù, sono entusiasmanti. L'occhio abbraccia un po' tutta la zona montuosa dell'Alto Molise, e si spinge fino alla maestosità della Maiella abruzzese. La grande meta di turismo sia invernale che estivo è l'altipiano di Prato Gentile, dove lo spettacolo della neve si alterna con quello delle distese esplosive di fiori selvatici. Qui si svolge, la prima domenica di agosto, il rito gastronomico della pezzata, con enormi paioli in cui vengono messi a cucinare gli stufati di pecora.

Specialità di Capracotta, un po' in tutto l'arco dell'anno, sono le taccozzelle (una pasta fatta in casa a forma quadrata) che si accompagnano bene con le lenticchie. Si possono gustare al ristorante Il Pioppo, proseguendo poi il pasto con l'agnello alla brace e con gli squisiti caciocavalli di produzione locale.

Fra le tradizioni di Capracotta, c'è la festa, celebrata ogni tre anni il 7 settembre, in onore della Madonna di Loreto. Il '93 è un anno buono per questa processione attraverso le campagne, con la scorta di cavalli addobbati con coloratissime coperte di lana.


Tarquinio Maiorino

 

Fonte: T. Maiorino, Capracotta, il Tibet dell'Appennino, in «La Stampa», Torino, 15 gennaio 1993.

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