Guido Scotti: marxismo e cristianesimo oggi in Italia
- Letteratura Capracottese
- 27 giu
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Don Guido Scotti, sacerdote della Archidiocesi di Lanciano-Ortona, nato il 3 settembre 1931, vicario generale e parroco in diverse comunità, professore di Pedagogia nell'Istituto magistrale "De Titta", è tornato alla Casa del Padre all'età di 90 anni.
Agile, snello e filiforme nel fisico, robusto e profondo nel pensiero, di intelligenza pronta e vivacemente critica, condita sempre di sottile e talvolta graffiante ironia. Lo studio serio e la formazione intellettuale ha nutrito la sua spiritualità e la sua vita ed ha fornito le grandi ragioni del credere. Fede e ragione (due ali per volare alto, Fides et Ratio), l'inculturazione della fede e l'evangelizzazione della cultura, sono state le sue scelte di cristiano, cittadino e prete. Disponibilità al dialogo e comprensione, conoscenza profonda delle scienze umane, assimilazione del sapere e confronto culturale ha posto a fondamento del suo ministero pastorale incarnato, per non farlo diventare marginale e lontano dalla vita.
Sant'Agostino, in un suo sermone (396,1), ha suggerito una riflessione molto sapiente sulla memoria delle persone scomparse:
Noi vorremmo che tutti i buoni restassero più a lungo in vita insieme a noi in questa vita di contrasti, non vorremmo mai essere abbandonati dagli amici: ma coloro che ci hanno preceduto vivendo bene, ci esortano con il loro esempio a vivere in modo da raggiungerli, sia che viviamo qui a lungo, sia che ce ne andiamo presto.
Purtroppo il tempo cancella in fretta e inesorabilmente ogni ricordo, rende sfocati un volto, un'esperienza, un patrimonio di dottrina e di saggezza.
Don Guido Scotti è presente nel ricordo e vivo nella memoria. Non è facile esprimere in poche righe la sua vita. Parlare di lui comporta il dovere di sottolineare le sue qualità e i suoi meriti, rimarcare la sua presenza, il ruolo e il servizio pastorale prestato nella Chiesa frentana. La storia è maestra di vita, prime o poi svela la verità, sia pure con ritardo, e ogni tessera del mosaico torna al suo giusto posto. Questo piccolo intervento ravviva la stima, la riconoscenza e la considerazione a lui dovuta.
La tesi di laurea in Filosofia a Urbino "Marxismo e cristianesimo oggi in Italia", sotto la guida del relatore prof. Pasquale Salvucci, mi offre l'occasione di presentare alcune riflessioni.
Dopo una opportuna e chiara introduzione, che inquadra l'argomento e il tema, la tesi si divide in due parti: "I cattolici e il dialogo" e "Cattolici e marxisti provano il dialogo".
La prima parte, succinta e ben delineata, espone la possibilità e l'utilità del dialogo. La seconda parte, corposa e più estesa, tratta del "dialogo alla prova" nei paesi comunisti europei e in Francia, in seguito nei convegni internazionali. La parte più lunga e dettagliata è dedicata all'Italia. Descrive i rapporti con i cattolici nella storia del marxismo italiano, i marxisti e la religione, i seguaci italiani di Marx (Togliatti, Lombardo Radice, Di Marco, Luporini). La parte finale ha un tema preciso e invitante alla speranza: i marxisti italiani e i problemi della democrazia e della libertà, laicità e tolleranza, da proprietà capitalistica alla proprietà umana. La tesi si chiude con una densa e precisa conclusione.
Un confronto tra l'ideologia marxista e il messaggio cristiano, prende necessariamente le mosse da un reciproco approfondimento dell'autenticità del loro umanesimo per promuovere un «umanesimo integrale, superando ogni umanesimo esclusivo, che è in definitiva inumano» (H. M. de Lubac).
La tentazione dell'integrismo (concezione politica o religiosa che rifiuta tutte le posizioni differenti dalle proprie) è assai forte sia per il messaggio cristiano, sia per il marxismo. L'integrismo è stato considerato come l'espressione dell'ortodossia cristiana: intolleranza religiosa, confessionalismo, clericalismo di Stato sono alcune espressioni del suo manifestarsi. Il Concilio Vaticano II segna una svolta storica e il superamento dell'integrismo cattolico. Sull'esempio dei papi Giovanni XXIII e Paolo VI, la Chiesa, restando fedele al suo passato, ha proposto il dialogo come «atteggiamento di base e di fondo».
La proclamazione della libertà religiosa, l'affermazione dell'autonomia del temporale e del laicato nelle sfere loro proprie, l'abbandono delle aspirazioni temporalistiche, il riconoscimento dei valori presenti nelle religioni non cristiane e nell'ateismo, il senso più acuto della storicità dei valori e della storia, sono alcuni principi che vanno segnalati e riconosciuti.
Superando l'integrismo la Chiesa si realizza in maniera più autentica e abbandona le posizioni che per secoli avevano orientato la sua azione.
Anche nel marxismo l'integrismo viene superato. Aprirsi al dialogo col mondo cristiano, affermare il pluralismo, riconoscere il valore positivo e rivoluzionario della religione, sostenere l'autonomia della cultura e la riscoperta dei problemi della soggettività, sono tappe di un cammino da rimarcare.
Si prospetta la possibilità di integrare l'efficacia politica ed economica del materialismo storico con i valori spirituali ed interiori della fede cristiana. È un modo pratico di convivenza e di reciproca tolleranza nel processo di unificazione planetaria.
Nella Chiesa rinnovata dal Concilio e nel dialogo con il mondo moderno i movimenti, che hanno avuto una matrice dottrinale non cristiana, possono dare un contributo positivo alla costruzione di una società più umana e viene ammesso «la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali» (Gaudium et Spes, 75).
La purificazione dei rapporti tra la Chiesa e la società civile in Italia pone necessariamente il problema del superamento dell'unità politica dei cattolici.
Viene affermata, infatti, la pluralità degli atteggiamenti attraverso cui essi si esprimono nei partiti politici.
Tra le implicazioni più significative vanno segnalati: l'autonomia della cultura e il pluralismo ideologico, la libertà religiosa, la laicità dello Stato, il riconoscimento del diritto all'opposizione.
In conclusione marxismo e cristianesimo in Italia sono giunti alla consapevolezza che il dialogo si presenta nella sua bruciante attualità, come l'unica alternativa storica di fronte alla prospettiva di un mondo diviso e ostile.
Il dialogo non può esaurirsi in uno sterile confronto ideologico, ma deve tener presente la dimensione interpersonale dove il legame vivente tra azione e verità, tra fatto e valore si approfondisce nella presa di coscienza di una comune realtà umana. In questo atteggiamento che vede nell'altro non un avversario da confutare, ma un interlocutore con cui cercare insieme una verità più comprensiva e profonda come primo risultato del dialogo.
Questo atteggiamento implica l'approfondimento in uno scambio fecondo con la verità di cui gli altri sono portatori. Crea un clima di intesa e reciproca fiducia, premessa indispensabile per conseguire una profonda unità fra le persone.
Al problema del dialogo con i comunisti la tesi dedica una serie di articoli di Padre Giuseppe De Rosa apparsi sulla rivista dei Gesuiti Civiltà Cattolica. La stima, Il rispetto reciproco e la capacità che hanno le due dottrine di integrarsi e completarsi a vicenda sono condizioni necessarie. E potrebbe svolgersi a quattro livelli: religioso, filosofico-morale, sociale-politico, politico-pratico.
Un contributo notevole al dialogo è offerto da Giulio Girardi in "Marxismo e cristianesimo" (Ed. Cittadella, Assisi 1966). Condizione fondamentale è il superamento dell'integrismo in tutte le sue componenti di ciascuno dei due sistemi in confronto.
La seconda parte della tesi affronta lo stesso tema in alcune nazioni europee (Unione Sovietica, Iugoslavia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania, Polonia, Germania Federale, Francia) e in convegni internazionali (Herrenchiemsee, Baviera). Il dibattito avvenuto è tutto proiettato nel futuro con una volontà di dialogo autentica e feconda, animata dalla persuasione della necessità storica del confronto e insieme da chiara consapevolezza delle difficoltà inerenti.
L'ultima parte della tesi è dedicata alla "Conclusione". Quale terreno comune è possibile per una collaborazione tra cristianesimo e marxismo? Il Cristianesimo resta essenzialmente orientato verso un fine trascendente la storia, il marxismo considera ogni finalità trascendente come alienante dai compiti concreti di un umanesimo terrestre: l'affermarsi dell'uomo passa attraverso la negazione di Dio. Un confronto è possibile se si approfondisce l'autenticità del loro umanesimo e promuovere un "umanesimo plenario" (populorum progressio).
Nel convegno di Herrenchiemsee in Baviera, teorici marxisti e teologi cristiani hanno sottolineato le linee di convergenza, pur con le divergenze che le separano. L'unico oggetto centrale può essere l'umanesimo. L'ideale umanistico è essenzialmente sociale: l'uomo realizzerà sé stesso in una comunità e la sua azione sarà efficace solo se comunitaria. Il vero ostacolo da superare per rendere il dialogo fruttuoso è «discendere progressivamente dal cielo delle idee alla terra delle istituzioni e dei rapporti vissuti» (G. Girardi). La tentazione dell'integrismo è superata quando si assume un atteggiamento schiettamente personalistico. Anche la Chiesa si realizza in modo più autentico, prospettando la possibilità di integrare efficacia politica ed economica del materialismo storico con i valori spirituali ed interiori della fede cristiana. Alla luce di queste considerazioni generali in Italia i rapporti tra comunismo e cristianesimo hanno rilevato il pluralismo, l'accettazione del metodo democratico, la revisione delle tesi tradizionali sulla religione.
Il cristianesimo non è una ideologia. La Chiesa del Vaticano II si presenta come un "sacramento di salvezza" che deve rinnovare il mondo. Non ha il compito di trovare una soluzione concreta per ogni nuovo problema che sorge:
Spetta ai fedeli cristiani assumere le proprie responsabilità nella vita della società civile e politica, rispettando le leggi proprie di ciascuna disciplina. Ispirandosi alla propria coscienza cristiana, collaborando con tutti gli altri alla giusta composizione delle questioni economiche e politiche, lieti di scoprire e pronti a rispettare quei germi del Verbo che in essi si nascondono.
La Chiesa, nel suo dialogo col mondo moderno, ritiene che anche movimenti che hanno avuto una matrice dottrinale non cristiana possono dare in contributo positivo alla costruzione di una società più umana (Pacem in terris, 84).
Su questa base e con questo spirito i cristiani «devono essere di esempio, sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune, così da dimostrare con fatti come possa armonizzarsi l’autorità e la libertà, l'iniziativa personale e la solidarietà di tutto il corpo sociale, la opportuna unità e le opportune diversità».
Senza dubbio il riconoscimento di valori positivi nella religione e il passaggio dall'ateismo di Stato alla laicità sono elementi che indicano il superamento dell'integrismo.
Cattolici e marxisti devono ricordare che il dialogo sarà possibile solo se da una parte e dall'altra si accetti una gerarchia di valori e un principio primo che si impone rispetto a tutti: il riconoscimento della persona umana nella sua dignità e nei suoi diritti. Se il rispetto dovuto alla persona umana è l'inizio di ogni civiltà, compete alla persona umana continuare il movimento di apertura verso gli altri per realizzare la pace e la giustizia sociale.
Per una coincidenza non casuale il tema "Marxismo e religione cristiana: una ideologia e un messaggio a confronto", è stato trattato anche da me nello stesso anno 1967. Per comprendere il significato e la portata di questo tema ha tentato di chiarire «il terreno comune di valori sociali e morali per un possibile accordo tra marxisti e credenti».
In particolare ho presentato la reinterpretazione marxista della religione, alla luce dell'incontro tenuto a Herrenchiemsee in Baviera sul tema "Umanesimo cristiano e umanesimo marxista". Cento studiosi provenienti da 16 paesi europei, di cui 6 a regime comunista, hanno evidenziato impegno di preparazione e larghezza di partecipazione.
Il convegno ha operato un "rovesciamento", un cambiamento di qualità e di direzione rispetto alla religione "oppio dei popoli". L'evoluzione di atteggiamento e di apertura verso la religione va ricercata in una costatazione dei fatti, in una esperienza storica di "cristianesimo inedito", rinnovato nel mondo e nelle lotte sociali e politiche per la giustizia, «un cristianesimo giovanneo, conciliare». Fondamento e analisi sono state le costituzioni del Concilio Vaticano II, il decreto sulla libertà religiosa e le encicliche Populorum progressio e Ecclesiam suam.
Un altro elemento rilevato è l'"impegno nel mondo" a cui i cristiani sono chiamati nello spirito conciliare. Per un marxista è un vivo senso "comunitario", per un cristiano la dimensione "popolo" è essenziale, contro un tipo di religione individualistica, egoistica, sentimentale.
Ulteriore elemento positivo in questa religione rinnovata è il "rifiuto dell'integrismo" e quindi l'apertura al sociale. I caratteri specifici della reinterpretazione marxista situa la religione nelle sovrastrutture, ammette in virtù dell'autonomia relativa di queste, che essa costituisce un elemento di valore permanente. La religione in quanto testimonianza di una realtà trascendente è inconfutabile da parte dell'ideologia marxista.
Nella sua essenza la religione è rapporto personale e vivo dell'uomo con Dio, rapporto di conoscenza e di amore in una fede vivente, risposta personale, generosa e libera all'amore gratuito e preveniente del Dio "vivo e vero". L'ateismo conduce alla disumanizzazione, alla spersonalizzazione dell'uomo, all'asservimento della sua persona che diventa, come per una reazione a catena, schiava di nuove alienazioni: i totalitarismi di Stato, le esigenze implacabili del rendimento della produzione, le alienazioni delle ideologie e dei miti che promettono il cielo sulla terra, senza speranza di immortalità. La Chiesa rifiuta il materialismo storico con l'affermazione delle influenze spirituali e sociali nella storia, dei grandi uomini, pensatori, sapienti inventori, artisti, uomini di genio e santi.
Dio agisce nella storia, Dio si rivela nella storia, Dio si inserisce nella storia, conferendole così una "consacrazione religiosa", per cui bisogna tenerla nella massima considerazione.
I bisogni fondamentali dell'uomo, i veri bisogni di giustizia, di verità, di libertà, di solidarietà sono il terreno comune su cui costruire un dialogo profondo e produttivo di incontro tra marxismo e religione. Percepire i bisogni veri, case. sanità, istruzione, salario, sicurezza sociale, coscienza di essere "più umano" significa avvertire la responsabilità dei diritti, insieme all'affermarsi dei doveri.
Cogliere i bisogni per affrontarli con competenza, proporre soluzioni vere e non demagogiche, pagare di persona, essere messaggeri della spiritualità, chiama ad essere "operatori concreti" dentro la quotidiana socialità.
Farsi battere per pigrizia diventa un tradimento.
Osman Antonio Di Lorenzo