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Iacogol!


La casa natale di Erasmo Iacovone a Capracotta.

L'altro giorno ho finito di leggere un libro di fantascienza (siete curiosi di sapere il titolo e l'autore del libro, soprattutto, quando si tratta di un genere letterario che tende quasi all'inverosimile, però la cosa non interessa a nessuno, quindi, procediamo con il racconto che a mio avviso già si trova nella prima fase di stesura, cioè la fase più critica, riguardo il titolo, l'ambientazione e il nome del personaggio e per ora andiamo avanti), ma prima di arrivare a destinazione cioè di leggere l'ultimo e tanto atteso capitolo, ho detto dentro di me a bassa voce per non farmi sentire a nessuno: "Domani scriverò qualcosa che riguarda la mia terra! Che cosa?".

Infatti ("mah", ho esclamato sempre a bassa voce e con gli occhi incollati sopra la copertina del libro e con il pensiero che chissà in quale pianeta "senza nome" è andato a finire, forse, incastrato nella mente del personaggio del libro, mah, se è così, sicuramente, non ho digerito bene la cena per scrivere delle fesserie, allora, continuiamo), che cosa scriverò se ancora non ho in mente nulla?!? Mah, ho tanti argomenti da scrivere, ho tante storie divertenti da raccontare ma purtroppo non so che cosa scrivere.

"Beato te!" (mi riferisco all'autore del libro che ha dovuto faticare parecchio per vedere la sua opera pubblicata visto e considerando che si tratta di qualcosa di "non irreale", un argomento che all'epoca dei fatti nessuno accettava, anzi, dico anzi, nessuno era in grado di leggere, perché turbavano la mente ai lettori e la notte si rischiava di non dormire più e invece a me per fortuna è successo il contrario, che bello e adesso lo scoprirete se non siete troppo ansiosi o perché avete sonno, basta attendere perché adesso ho in mente che cosa scrivere! Finalmente sono pronto per iniziare a raccontare la mia nuova storia), almeno tu sei riuscito a mettere "nero su bianco" una storia fantastica che ti sei beccato tanti di quei riconoscimenti e premi (anche se hai dovuto tanto ma tanto scrivere prima di essere riconoscente del tuo libro perché non è per niente facile, anzi, inventare una storia ambientata nel futuro), che neanche osi immaginare, quindi, beato te!

Non voglio stare per tutta la notte a pensare e a rimuginare che cosa scrivere (non voglio annoiare nessuno compreso anche me in primis che mi si chiudono gli occhi e per poco non mi cade il libro), e sinceramente si è fatto pure tardi e non vorrei rischiare di cadere per terra addormentato perché non so che cosa scrivere; metto il libro a posto e riguardo nuovamente il bando del nuovo concorso letterario che l'altro ieri ho scaricato e stampato per decidere se partecipare, oppure, non partecipare.

Un vero enigma! Invece, come dice un antico detto che la notte porta consiglio; ed ecco la mia storia e spero tanto che vi piacerà! Quindi non mi rimane che scrivere: buona lettura a tutti! Ecco il mio racconto!

Siamo a Capracotta in provincia di Isernia quando il 22 aprile (segno zodiacale Toro) del 1952 nasce Erasmo Iacovone. A soli due anni, cioè nel 1954, la famiglia decide di trasferirsi a Tivoli (Roma) per questioni lavorative. Tra il 1971 e nel 1972 il giovane Erasmo ormai più che diciannovenne iniziò a giocare in serie D nell'OMI Roma (25 incontri e due gol), con il ruolo di attaccante, mentre, sempre nell'autunno del 1972, dalla serie D passa in serie C indossando la maglia della Triestina, quest'ultima, un'esperienza amara e di brevissimo tempo (in totale solo tredici incontri nella squadra giuliana), per non aver mai fatto un goal. Dal 1973 al 1974 gioca prima nel Carpi (Modena) in serie D, dove in 32 incontri segnò 13 gol ottenendo la promozione in serie C con la maglia del Mantova segnando la bellezza di 24 gol nelle due stagioni 1974-1976.

Il nome di Iacovone man mano entra nella categoria delle giovani promesse del calcio italiano, una promozione meritata che nel 1976 si aprono le porte della serie B indossando la maglia numero 9 rossoblù del Taranto. In due anni di stagione calcistica segnò in totale ben 17 gol, la prima 8 gol in 27 incontri, mentre, nella seconda stagione 1976-1978, con il ruolo di capocannoniere segnò 9 gol. Ogni volta che si disputava un incontro lo stadio era gremito di gente, tutti lì riuniti insieme per fare il tifo alla squadra e alla professionalità dell'attaccante capracottese chiamandolo a voce alta con il nomignolo di Iaco, che nei momenti di gloria come questi tutto può essere cambiato, ribaltato nel peggiore dei modi che il destino a volte è capace di fare senza guardare in faccia la persona che ha lasciato un segno storico, indimenticabile e indelebile nella storia del calcio italiano.

Una giovane vita spezzata tragicamente nella notte del 6 febbraio del 1978 a bordo della sua Citroën Dyane nei pressi di San Giorgio Ionico, in provincia di Taranto, dove perse la vita a soli 26 anni non ancora compiuti per un schianto fatale, troppo fatale, che gli costò per sempre la giovane vita del calciatore rossoblù di serie B, Erasmo Iacovone. Dopo la divulgazione della tragica notizia della morte per incidente stradale dell'attaccante Iacovone tutti rimasero senza parole, increduli per quello che purtroppo era accaduto; nessuno riusciva ancora a rendersi conto che Erasmo Iacovone non c'era più. Una morte assurda che il giorno dei suoi funerali parteciparono oltre 15mila presenze per dare l'ultimo saluto ad uno dei più grandi giocatori del calcio molisano che in sua memoria l'ex stadio "Salinella" di Taranto porta d'ora in avanti il suo nome, ovvero, stadio "Erasmo Iacovone".

Anche se sono trascorsi trentasei anni dalla sua morte il nome di Erasmo Iacovone ancora vive nella memoria di tutti coloro che non lo dimenticheranno mai, soprattutto, in primis il popolo di Capracotta e i suoi tantissimi e fedelissimi tifosi che tuttora rimpiangono Iaco, una grande perdita del calcio italiano.


Claudio Esposito

 

Fonte: C. Esposito, Iacogoal!, in AA.VV., I racconti di Capracotta, vol. V, Proforma, Isernia 2014.

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