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Usi e costumi di Capracotta: lasagne col sevo


Contadine di Capracotta (foto: G. Paglione).

L'ottobre s'avanza. I villeggianti, ritemprate le forze dello spirito e del corpo all'aria libera de' campi, tornano a farsi servi delle miserie del lusso e della moda, delle tirannìe della civiltà. Nel vedovato borgo comincia allora un altro esodo, quello dell'abbandono (la popolana capracottese, come Proserpina, non passa che sei mesi col marito).

Tutte le mattine ci s'imbatte in gruppi di partenti, seguiti da donne accorate, e per le vie si assiste alla scena del congedo, agli addii gravi degli amici. I parenti stretti vanno sino al santuario della Madonna di Loreto e ivi si distaccano, ripetendo gli addii, rinnovandosi i consigli, riaffermando l'affetto. Il lutto dell'anima deve riflettersi su tutte le cose che ci circondano, e la sposa, poi che il suo damo è lontano, per più giorni non pulisce la casa, lascia disfatti i letti, non esce e non mangerebbe, se alla cucina non pensasse la pietà delle... amiche le quali, per riconciliare lo stomaco della bella afflitta, le ammanniscono (indovina, lettore?) un piatto di lasagne condite col sevo e una tazza di caffè fatto con la... fuliggine.

Quando, poi, si dice le amiche!


Oreste Conti

 

Fonte: O. Conti, Letteratura popolare capracottese, Pierro, Napoli 1911.

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