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Quando si dice i capracottesi!


L'ing. Giuseppe Sammarone e suo padre Vincenzo.

Ieri sono stato a Roma all'assemblea nazionale dell'Archeoclub d'Italia.

Dopo 10 anni di crisi dovute a un magistrato che aveva conquistato e ingessato la presidenza, l'Archeoclub d'Italia è ripartito alla grande con un nuovo presidente, Rosario Santanastasio, che ieri ha solennemente coordinato il cinquantesimo anniversario di fondazione della prestigiosa associazione nella gypsoteca della facoltà di Lettere.

Durante l'incontro mi hanno consegnato un'ingombrante scatola con il premio "fedeltà" per la sezione di Termoli.

Finita la cerimonia ho cercato di raggiungere la Stazione Tiburtina da piazzale S. Lorenzo al Verano.

A Roma ieri era impossibile trovare un taxi per uno sciopero a macchia di leopardo.

Carico come un asino per la borsa con il portatile sulla spalla destra, l'ombrello nella sinistra e il pesante premio da consegnare a Oscar Delena presidente di Termoli, mi sono avviato a piedi sperando di trovare un taxi.

Finalmente se ne è fermato uno a piazza delle Province.

Rimanevano pochi minuti per la partenza del treno.

Pareva ormai fatta, ma il tassista si è bloccato a un centinaio di metri dalla stazione perché l'intera piazza è perimetrata da una recinzione che non permette l'attraversamento diretto.

Sono sceso bardato come un emigrante in partenza per la Svizzera e ho tirato fuori il cellulare per preparare il green pass e la schermata del biglietto per entrare alla stazione che vedevo come un miraggio dall'altra parte della recinzione.

Il telefono era morto. La batteria era completamente scarica!

– Franco, che fai qui? – sento da una vettura in sosta precaria presso la rete.

Era Peppino Sammarone. L'ing. Peppino Sammarone, mio amico, che l'altro giorno avevo incontrato a Larino nella Cattedrale.

Gli dico:

– Peppino, scusami, devo correre al treno. Ma che ci fai qui?

– Sto apettando mia figlia Clara da Firenze. A questo punto te ne vieni con noi. Passo per Venafro...

Insomma non solo sono arrivato comodamente a casa, ma soprattutto con un paio di ore di anticipo.

Ieri mi sono convinto che, se per una malaugurata circostanza ti trovi in qualsiasi luogo e hai bisogno di soccorso, basta gridare: «C'è qualcuno di Capracotta?».

Sono certo che un capracottese spunterà da qualche parte.

D'altra parte è noto che Cristoforo Colombo, quando arrivò in America, trovò uno di Capracotta. Anche se gli agnonesi sostengono che prima di lui c'era arrivato uno di Agnone...


Franco Valente

 

Fonte: https://www.facebook.com/, 23 ottobre 2021.

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