Taranto.
È sempre vivo in città il ricordo, a nove anni dalla scomparsa, del sacerdote salesiano don Alfredo De Renzis, sempre vicino in ogni situazione di sofferenza, pronto all'ascolto e alla consolazione. Era uomo di grande fede e disponibilità, qualità che hanno fatto sì che tanti chiedessero il suo aiuto per situazioni davvero difficili, a qualsiasi ora. Alla portiniera dell'istituto salesiano, dove risiedeva, per la stragrande maggioranza delle telefonate la richiesta era sempre la stessa: «C'è don De Renzis?».
Dopo aver accolto il racconto di tante pene, lui spingeva la gente a invocare con fede il Signore e l'intercessione della Vergine, benedicendo sempre, con risultati che spesso stupivano anche lui. «La Madonna può tutto» era solito ripetere a chi gli avvicinava provato dal dolore, spingendo alla speranza e alla preghiera.
Dotato di una tempra spiriturale molto forte, don De Renzis poteva inizialmente dare l'impressione di essere un po' burbero, ma immediatamente nel dialogo si creava grande empatia con l'interlocutore.
Erano noti i suoi doni carismatici, che si estrinsecavano soprattutto nella preghiera di liberazione e di intercessione. Negli anni anni Ottana molti partecipavano all'incontro settimanale nella cappella dell'istituto salesiano di viale Virgilio, durante la quale non mancavano episodi eclatanti. Particolarmente atteso era il momento della benedizione personale con l'imposizione delle mani durante la quale non pochi (anche quelli inizialmente diffidenti) cadevano a terra, senza conseguenze, nel "riposo dello spirito", avvertendo gran pace. A proposito di questo dono, egli raccontava divertito quando in un pellegrinaggio a Medjugorje, dove si recava di frequente, sul monte Krizevac volle benedire a uno a uno i pellegrini della sua comitiva, che caddero tutti nel "riposo". Incuriositi, gli si avvicinarono anche dei francesi per ricevere anche loro l'imposizione delle mani, con l'esito facilmente intuibile. «Insomma, sembrava una carneficina, con tutte quelle persone a terra» commentava con una gran risata.
In tanti chiedevano la sua vicinanza durante la malattia, soprattutto quando sembrava non avesse scampo. Le sue parole avevano il dono di far accettare con serenità il distacco, ma non mancavano clamorose guarigioni. «Io non c'entro nulla – si schermiva, quando lo ringraziavano – Ha fatto tutto la Beata Vergine. Evviva la Madonna!». Mai si faceva negare al sacramento della Confessione, accogliendo i penitenti con dolcezza, pur richiamandoli fermamente alla coerenza della vita cristiana.
A proposito della potenza dell'esposizione eucaristica, don Alfredo raccontò che una notte gli telefonò il vescovo di una diocesi vicina chiedendogli aiuto per una donna particolarmente tormentata dal demonio. «Ma, eccellenza, è tardi, sono esausto! – tentò di protestare, cedendo poi alle insistenze». Appena giunta, la sofferente fu subito accompagnata in cappella. «Appena aprii lo sportello del tabernacolo – disse – lei lanciò un ululato e si accasciò sul banco: si era liberata!».
Del salesiano erano note l'amicizia con Natuzza, la stimmatizzata di Paravati, alle cui preghiere si raccomandava sempre, e la devozione all'Addolorata venerata a San Chirico Raparo (Potenza), dalla tuttora perdurante lacrimazione, al cui cospetto accompagnava i sofferenti.
Oltre che alla San Giovanni Bosco, era solito celebrare anche nella chiesa di Santa Rita, dove si recava (e tornava) a piedi, nonostante la notevole distanza dall'istituto di viale Virgilio, scorrendo incessantemente la corona del rosario. Ordinato nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino il 4 luglio del 1948, don Alfredo De Renzis era a Taranto da molti anni, ricoprendo numerosi incarichi dell'istituto salesiano, fra cui quelli di insegnante di scienze ed economo. A causa di due ictus e un infarto, negli ultimi mesi non lasciava più la sua camera dell'istituto salesiano, dove i suoi figli spirituali lo assistevano per tutto l'arco della giornata. Pur in quelle condizioni così precarie, don De Renzis accoglieva sempre chi gli chiedeva un consiglio o una preghiera. Il salesiano spirò nell'ultimo giorno di maggio (mese dedicato alla Madonna) del 2012, con l'immancabile corona del rosario fra le mani. Aveva 92 anni. Al diffondersi della notizia, fu continuo il pellegrinaggio alle spoglie. Alla San Giovanni Bosco presiedette la celebrazione eucaristica don Pasquale Cristiani (parroco a Taranto fino a qualche mese prima) che nell'omelia accennò ai tanti avvenimenti della vita del confratello, invitando a chiederne l'intercessione e a raccoglierne per iscritto le testimonianze.
Don De Renzis fu tumulato nel cimitero di Capracotta (Isernia), suo paese natale, vicino all'indimenticato centravanti del Taranto Erasmo Iacovone, di cui, nel febbraio del '78, celebrò i funerali allo stadio, davanti a migliaia di tifosi sulle gradinate.
Angelo Diofano
Fonte: A. Diofano, Il sacerdote amico di Iacovone, in «Buonasera», Taranto, 2 giugno 2021.