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Un servizio a tutta pagina


Il giornalista Tommaso Besozzi (1903-1964).

Sul Rotocalco, il primo articolo di Tommaso è una variazione su un tema per lui non troppo inconsueto: il vecchio che viene in soccorso del nuovo che l'avrebbe dovuto soppiantare. Stavolta le due parti sono coperte da un anziano cavallo e da un moderno spazzaneve. La scena è un paesino dell'Alto Molise, Capracotta: «La sera del 10 febbraio arrivò a Campobasso un montanaro che cavalcava una giumenta. Finché era rimasto in sella, nessuno avrebbe potuto indovinare la sua età, la sua condizione, la sua provenienza perché il lungo mantello dal quale era avvolto gli copriva anche la punta del naso; e la tesa di un cappellaccio di feltro, calcato sino alle orecchie, gli nascondeva il resto del viso. Il cavaliere intabarrato veniva da uno dei paesi dell'Alto Molise che erano rimasti isolati, per la neve. Era Emanuele Paglione, procaccia di Capracotta. Nelle bisacce, legate dietro la sella, portava i sacchi della posta».

È successo che il modernissimo spazzaneve di cui dispone il paese sia rimasto intrappolato fra due alte muraglie gelate. Il procaccia, allora, non ci ha pensato su: ha sellato la cavalla e ha affrontato una marcia di undici ore. Due storie curiose si intrecciano. La prima è quella della stirpe Paglione: dai tempi del governo borbonico ha assunto l'impegno di garantire il servizio postale a Capracotta, la consegna dei plichi deve avvenire «al massimo ogni cinque giorni, in ogni stagione, con qualsiasi tempo, a qualunque costo». Per questo, anche stavolta, l'ultimo erede non si è fatto fermare dalla grande nevicata.

Dall'altra parte c'è lo spazzaneve, un Alaska Clipper: «Forse il più potente che esista in Italia. È arrivato a Capracotta per un fortuito caso di guerra. Quando era passato il fronte, il paese era rimasto distrutto per due terzi. Nell'inverno '44, però, una cinquantina di persone era tornata fra le rovine. Era stato un inverno freddissimo, i montanari erano rimasti isolati, erano dovuti intervenire gli alleati lanciando viveri e coperte col paracadute». La storia era finita sui giornali di oltreoceano: «I corrispondenti di guerra americani avevano organizzato una spedizione di soccorso; ogni giorno telegrafavano lunghi resoconti ai loro giornali; e, forse, avevano calcato un po' la mano. Da noi, naturalmente, non si era saputo con quanta emozione fosse stata seguita, negli Stati Uniti, quella vicenda». Così a guerra finita, un sindaco del New Jersey aveva scritto al municipio di Capracotta. Chiedeva dove era meglio sbarcare lo spazzaneve acquistato col ricavato di una grande colletta. Qualcuno aveva pensato a uno scherzo e invece era vero: il potentissimo Alaska Clipper era arrivato sui monti del Molise. E, alla prima occasione impegnativa, si era bloccato.


Enrico Mannucci

 

Fonte: E. Mannucci, I giornali non sono scarpe. Tommaso Besozzi: una vita da prima pagina, Baldini e Castoldi, Milano 1995.

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