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Solamènde ì la pòzze cumbrènne!


Cacciatori capracottesi nel 1973 (foto: M. Beniamino).

Gabriele Di Tella, alias ze Brièle, era un buon cacciatore tanto che era sempre pronto alle battute di... spirito.

La sua passione per la caccia era talmente grande che tempo addietro era persino stato vittima di un brutto incidente. Durante una partita di caccia in una giornata piovosa, ze Brièle si era infatti procurato una grave ferita al piede destro che, di fatto, gli diede guai seri per tutta la vita tanto che aveva un piede sensibilmente più corto dell'altro.

Durante quella infausta battuta, visto che pioveva ze Brièle aveva deciso di portare il fucile con la canna rivolta verso il basso affinché non entrasse acqua nell'otturatore. In questo modo la bretella del fucile era portata sulla spalla ma la spallina del giacchetto era in pelle, per cui, a causa dell'umidità, ad un certo punto fece scivolare il fucile verso l'esterno. Il riflesso istintivo fu quello di tentare di afferrare l'arma che scorreva via e, nel far ciò, ze Brièle inserì le dita nel grilletto ma, tirando su il fucile per non farlo cadere a terra, partì un colpo che, a distanza ravvicinata, gli squarciò il dorso del piede.

Questo terribile incidente non incrinò minimamente il proverbiale buon umore del nostro cacciatore e, negli anni a venire, prese addirittura a scherzarci su, tanto che a chi gli chiedeva quanto fosse stato doloroso quell'evento, egli rispondeva:

Tenéte presènde quànda ùne te pósa ne tezzóne appeccieàte sopra a re pète e nen te le pò levà nesciùne? Vù éta penzà che tànda èra fòrte re delóre ca quànda me mettévane re pùnde a ru spedàle m'aggradéva! (Avete presente quando uno ti appoggia un tizzone ardente sopra al piede e nessuno te lo può togliere? Voi dovete pensare che tanto era forte il dolore che quando mi mettevano i punti all'ospedale provavo piacere!).

Una volta, infatti, ze Brièle era impegnato, assieme a Michele Beniamino, alias re Brecciajuóle, in una delle loro tante battute di caccia al cinghiale, alla lepre, alla beccaccia, a qualsiasi cosa si movesse. Ad un certo punto ecco un bel leprotto, una saltellante polposa sgusciante lepre di campagna. L'animale venne preso di mira da Michele "Pecos Bill" e centrato dal colpo di fucile: quando però i due cacciatori si avvicinarono alla preda videro che la povera bestiola era soltanto ferita, seppur gravemente. A quel punto ze Brièle, memore di quanto gli era accaduto anni prima, esclamò:

Accedétela, ca solamènde ì la pòzze cumbrènne! (Uccidetela, ché soltanto io la posso capire!)


Francesco Mendozzi

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