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Ulteriori bellissime parole del dialetto di Capracotta

  • Immagine del redattore: Letteratura Capracottese
    Letteratura Capracottese
  • 17 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Dialetto Capracotta Corso Lefra

...Chéss'è tùtte!

Dopo oltre dieci anni di attività, il 29 dicembre 2024 è nata l’associazione di promozione sociale “Letteratura Capracottese”, così da poter proseguire tutte le attività culturali per Capracotta in una veste organizzativa più vicina alle esigenze operative e maggiormente indirizzata ai rapporti istituzionali.

Le finalità associative, dunque, sono quelle che già avete avuto modo di saggiare con mano nell’ultimo decennio e che verranno opportunamente integrate.

Le fila di questa associazione sono costituite da capracottesi veraci, nati e cresciuti a Capracotta. Ci siamo scelti per la stima che abbiamo l’una dell’altro e perché ognuno potrà dare il suo contributo professionale alla causa capracottese: Achille Conti per la parte storica, Gabriella Paglione per quella naturalistica, Lucia Giuliano per l’ambito linguistico, Lucia Paglione per l’area scientifica, Maria Assunta Ianiro per la didattica, Sebastiano Conti per la sfera cartografica e il sottoscritto in qualità di rappresentante.

Insomma, tutto cambia e resta uguale. “Letteratura Capracottese” continuerà a riempire di contenuti la parola che tutti amiamo di più: Capracotta.

Credo infatti che sia fondamentale operare direttamente da qui, da dentro il paese, poiché la nostra comunità va valorizzata 365 giorni l’anno e la cultura, d’altronde, necessita di un impegno continuo, prolungato nel tempo, quanto più vicino ai suoi fruitori.

Prova ne siano “Le più belle parole del dialetto di Capracotta”, i cui buoni risultati, sia in termini di vendite che di accoglienza, mi hanno spinto a continuare il lavoro sulla parlata capracottese, raccogliendo, traducendo e commentando ulteriori 400 lemmi e derivati, raggiungendo ad oggi la non trascurabile cifra di oltre 1.100 parole.

Ma come si spiega una tale ricchezza lessicale in un centro abitato che oggi conta meno di 800 residenti?

Il discorso da fare sarebbe molto lungo, per cui dirò soltanto che gli "Argomenti di Letteratura Capracottese" sono una risposta alle politiche locali e nazionali che, nell'ultimo mezzo secolo, hanno indebolito e impoverito le aree interne, degradando le cittadine a paesi. Da paese, ora Capracotta rischia seriamente di diventare borgo.

Questi libri cercano non solo di mantenere in piedi la memoria del luogo ma anche di valorizzarla, saldandola nelle menti dei più giovani, degli oriundi, di tutti quei figli di capracottesi che, sparsi per il mondo, rischiano di disconoscere la patria avita.

Nelle "Ulteriori bellissime parole del dialetto di Capracotta", ancora una volta, non troverete traccia dello schwa, quel simbolo grafico che appartiene all'alfabeto fonetico e che trovo inopportuno in pubblicazioni non scientifiche, in quanto contravviene alla funzione primaria del dialetto, quella di essere la forma di comunicazione più diretta ed immediata.

Per quel che mi riguarda, nel trasformare in grafia la complessità del dialetto, ho utilizzato le solite tre convenzioni.

La prima è quella della cosiddetta "e" muta. Questa vocale la si pronuncia solo se accentata; se invece non presenta alcun accento, dà vita ad un suono gutturale che, nei fatti, è l'ottava vocale del dialetto centromeridionale.

La seconda convenzione riguarda l'accento circonflesso sulla "s". Per dar vita al suono sh- seguito da "c", "d" o "t", qualcuno ha difatti pensato di renderlo col digramma sc- – ad esempio sctiànzia –, mentre trovo più apprezzabile la presenza d'un segno grafico italiano, seppur arcaico, che abbia la funzione di addolcire la "s" impura, per cui si avrà ŝtiànzia (= stanza).

L'ultimo criterio – chiamatelo vezzo – è quello della "i" consonantica, resa con la desueta "j" lunga, la quale facilita la lettura delle parole che presentano particolari combinazioni vocaliche (si pensi alla parola uàje, = guaio).

Le regole che seguirò nella compilazione, dunque, non renderanno perfetta la trascrizione del dialetto ma forse aiuteranno il lettore ad interpretarlo meglio. Quest'opera, d'altronde, non pretende di essere scientifica, ed ecco perché ho scelto di limitarmi agli accenti gravi ed acuti, alla "e" muta ed al circonflesso.

Azzardare una pubblicazione dialettale resta pur sempre una sfida lanciata alla propria gente, poiché fissare su carta il dialetto significa attentare alla tradizione orale, che solitamente è più libera nei costrutti ed aperta alle diverse pronunce. Per questo motivo spero che i lettori scusino le dimenticanze, sorvolino su eventuali sbadataggini o tacciano su madornali errori.

Rimane inteso che non sono un linguista né un glottologo. Sono però convinto che per scrivere degnamente il capracottese, sia propedeutico saperlo parlare!

Partendo dai miei genitori e dai miei nonni, da cui ho appreso i rudimenti della parlata capracottese, voglio ringraziare mia moglie Lucia e quei compaesani che ho periodicamente consultato: Michele Beniamino, Giovanni Di Luozzo, Sergio Di Nucci, Giacomo Di Tanna e Luciano Monaco.


Francesco Mendozzi

Fonte: F. Mendozzi, Ulteriori bellissime parole del dialetto di Capracotta, Youcanprint, Lecce 2025.

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