Agosto 1984.
Quell'estate strappalacrime era ormai alle porte e stava portando via con sé il caldo e le zanzare, inoltre l'uomo falena che abitava nel canale sotto casa mia era tornato sulle sponde del Nilo in cerca di refrigerio. L'Arcangela Framartino era andata in ferie e di ritornare in clinica per ora non ci pensava neanche, faceva ancora troppo caldo e l'aria condizionata nelle ambulanze funzionava male, l'avremmo probabilmente rivista in autunno, con il fresco e la pelle tonica.
Mi era scaduto il contratto di lavoro alla CulGras, così me la spassai un po' con i soldi della liquidazione e quelli dell'assegno di disoccupazione. Partii per una piccola vacanza di una settimana a Capracotta, avevo bisogno di staccare un po' la spina dalla vita caotica di Nonantola. Portai anche quell'infame di Gattopoldo, con l'intento poi di abbandonarlo sulle montagne del Molise e farlo sbranare dai lupi che infestavano la zona.
Soggiornavo in una piccola pensione al centro del paese, era un 3 stelle Marangoni ed era gestito dalla signora Colangelo un tempo signora Ferrante. Del marito, il signor Tonino, non si seppe più nulla dopo una battuta di caccia al cinghiale; partì insieme ad altri venti e non tornò a casa, i compagni di caccia riferirono che improvvisamente era scomparso nel bosco e nonostante aver invocato più volte Padre Pio, la Madonna dei Cacciatori ed il cuore immacolato dell'Arcangela Framartino, del loro amico si erano perse totalmente le tracce.
Le ricerche durarono per tre giorni consecutivi, utilizzando tutte le risorse a disposizione, ma del povero Ferrante non si seppe più nulla.
Alla signora Colangelo rimase la pensione e il vitalizio che arrivava puntuale ogni mese dopo la denuncia di morte presunta dell'amato congiunto.
Passò anche quella breve vacanza, nel frattempo ero ingrassato e quel gattaccio steatosico era riuscito a ritrovarmi, la vera sorpresa però arrivò al mio ritorno a casa.
La cassetta della posta traboccava di pubblicità e di verbali non pagati, ma ce n'era una, sigillata con la ceralacca rossa, che risaltava in quel marasma di carta.
La afferrai con un po' di timore reverenziale, avevo un sospetto atroce, quasi paura, cominciai a sudare a freddo ed i battiti del mio cuore iniziarono ad accelerare. Lessi l'intestazione, arrivava dal Sant'Uffizio, per la precisione dal Vicario di Sua Santità.
Cominciai ad avvertire un dolore toracico irradiato al braccio destro, un senso di oppressione e schiacciamento, male al centro della schiena e sudorazione algida… (un attimo... ah...).
Afferrai un'aspirina Linetti e la inghiottii poi aprii la busta. La lessi tutta d'un fiato, i miei sospetti erano fondati, la mia paura aveva iniziato a prendere forma.
Mi scriveva don Stefano Cornitti, nella lettera mi invitava ad accoglierlo quella sera stessa alla stazione ferroviaria, sarebbe arrivato con l'ultrarapido delle 19 e quello non era un invito... era un ordine.
Mi sedetti, Gattopoldo si avvicinò a me per consolarmi, in realtà mi venne ad urinare sulle scarpe e a ridermi in faccia, lo avrei ammazzato e cotto al vapore!
Don Stefano Cornitti era parente alla lontana di mio padre, lo chiamavamo "Zio Prete" e me lo ricordo anziano già da quando ero piccolo, credo fosse una sorta di non morto, aveva un età indefinibile con la pelle in fase di cuoificazione, quando gli toccavo le spalle, ritrovavo sotto le dita la stessa consistenza del Parma 48 mesi.
Era severo, facinoroso all'altare, amava le donne ed il buon vino, mangiava tutto ciò che era potenzialmente letale per le sue arterie senza che gli arrecassero nessun danno e passava dei periodi di digiuno solo a pane, una leggera frittura e del salame poco stagionato.
Viveva solo, non aveva amici, esistono tante leggende sul suo conto, una di queste narra che avesse un panda da compagnia addestrato che gironzolava libero nei giardini vaticani.
I suoi occhi ti scrutavano dentro, se ti fissava ti sentivi già giudicato e con un piede nel Purgatorio, anzi nella fossa. Su quella lettera era scritto che sarebbe diventato il nuovo parroco e sarebbero stati cazzi per tutti ora, nulla sarebbe tornato come prima.
Quella sera in stazione cercai di sembrare il più felice possibile, mentre lui si sforzò di essere il più cattivo possibile, appena mi vide strizzò gli occhi, si strofinò le mani e mi applicò la benedizione Urbi et Cornis, poi senza proferire parola uscì dalla stazione, salì sulla mia Regata e mi chiese di accompagnarlo in chiesa.
Si insediò ufficialmente la settimana dopo, tutto il paese dovette partecipare sotto confessione all'evento e tutti avevano capito che cazzo di prete era quello.
Notario che stava vivendo un momento felice con il suo amico Magdaleno Terenziano, aveva capito l'andazzo e cercava di tenersi alla larga dal prelato. Aveva comprato dei cani da guardia a difesa della sua intimità nel caso ci fosse qualche irruzione a livello predicatorio dello Zio Prete e comunque poteva dire addio ai pomeriggi passati a far le foto al suo amichetto.
Ma in tutto questo clima di oppressione divina, un raggio di sole stava per risplendere in quel di Nonantola, infatti erano state affisse le pubblicazioni per un matrimonio che nessuno si aspettava, quantomeno quel finocchiaro di Notario.
Il 26 agosto, da lì a pochi giorni, Guaraldo e la signora Lalippi, con una cerimonia sfarzosa e per pochi intimi, si sarebbero sposati, come officiante il nome più probabile era quello di don Stefano Cornitti.
Il prelato però, aveva preteso di avere come chierichetto proprio lui, Notario in compagnia del suo nuovo amichetto, come gesto di pace e di amicizia fraterna.
Io nel frattempo ero stato assunto dallo Zio Prete come sagrestano "a progetto", mi avrebbe pagato il minimo per poter continuare ad usufruire dell'assegno di disoccupazione. Accettai subito, vendetti la villetta a BagazzAno ed andai ad abitare in canonica, mi portai anche Gattopoldo che sin dai primi giorni mi fece capire che quello era un posto non molto sicuro.
A Nonantola non si aspettava altro che il giorno del matrimonio, ne parlavano tutti e tutti volevano vedere i due novelli sposi.
Qualche sera prima della cerimonia, mi invitò a cena il maresciallo Muscotti, era un appassionato di cucina e mi diede appuntamento nel suo Roof Garden al settimo piano del palazzo in cui abitava poco fuori Nonantola.
Dopo il primo gin tonic mi confessò che Palazzolo aveva ricevuto una soffiata da un tossico del paese e che lui stesso aveva riscontrato della verità in quell'informazione.
Quel matrimonio aveva riportato in città la Banda Di Martino, con Sandrino il Boscaiolo e Tony Ottopalle tirati a lucido per l'evento. Inoltre al "Big Black Angus", la "baffoteca" più alla moda di Nonantola, il gestore Martignone aveva inziato a preparare la serata disco per il matrimonio di Guaraldo, con la musica dal vivo degli Earth Wind and Fire. Diversi camion avevano iniziato a scaricare le casse di Dom Perignon e l'Arcangela Framartino aveva per via eccezionale sospeso le ferie per due giorni, aveva capito che ci sarebbe stata la possibilità di finire in prima pagina e un'occasione del genere non se la sarebbe fatta scappare.
Al quinto gin tonic capii una cosa, che tutto quel movimento significava una cosa sola, per il maresciallo Muscotti non era ancora arrivato il momento della pensione…
Paolo Castelfranato
Fonte: https://www.facebook.com/, 11 luglio 2022.