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CLAUDIO CONTI

(Capracotta, 13 marzo 1836 - Napoli, 24 dicembre 1878)

Compositore e insegnante del Real Collegio di S. Pietro a Majella

Vi parlerò pertanto del concorso accademico per la composizione di un "O salutaris hostia" mottetto a 8 parti reali in stile osservato, tema che nel concorso del precedente anno aveva naufragato, non essendo stato fra dieci concorrenti aggiudicato a Roberto Amedei di Loreto, ed è stata conferita la menzione onorevole senza distinzione o precedenza a Giuseppe Buonamici di Firenze, ed a Claudio Conti di Capracotta nel Sannio, domiciliato a Napoli.

  • O. Mariotti, Relazione intorno ai lavori accademici, in Atti dell'Accademia del R. Istituto Musicale di Firenze, vol. V, Civelli, Firenze 1867, p. 12.

È nato Claudio Conti in Capracotta di Abruzzo, nell'anno 1836, da Raffaele Conti e Vittoria Mariola delle più illustri famiglie del Sannio. Dovette vivere i primi anni della giovinezza come li vive ognuno, se non che si mostrò molto amante dei suoni e della melodia. Se ne avvide il padre, e fanciullo ancora ad undici anni l'incamminò alla volta di Napoli, dove giunse insieme a due suoi fratelli e quattro cugini. Padronissimo di scegliersi il cammino della vita, egli scelse quello della musica. Ammesso nelle scuole esterne del Real collegio di S. Pietro a Majella, guadagnossi in men d'un anno il posto gratuito fra gli alunni interni, fra i quali venne ammesso nel 1848. Primo ad insegnargli i principii dell'armonia sonata fu il Parisi, che sempre lo guidò in tali studii; ma il Mercadante gli avea posto gli occhi sopra, perché ne aveva compresa l'indole, l'attitudine e l'ingegno svegliato, e nel 1853 volle averlo fra i pochi cui egli stesso insegnava. Sette anni durò il Conti sotto l'insegnamento del Mercadante, finché poi non uscì di Collegio nel 1860, ed in quei sette anni compì velocemente il corso dei suoi studii, e quel ch'è più, severamente, per modo che oggi è dei pochi a scrivere con serietà, ad informare le novità non di leggerezza ed insipienza, ma a temperarle con la dottrina, col gusto, col buon senso, e sovrattutto con quel sentimento d'italianità musicale ch'è stata una gran gloria nostra e che ora ci sta fuggendo. Credo che sarebbe a desiderarsi che il Conti si temperasse ancor di più nel volere idealizzar di troppo il sentimento; e così facendo dico che farebbe egualmente bene e forse meglio. Dei sette anni che apprese dal Mercadante, quattro ne spese nell'insegnamento, poiché gli fu commesso l'onorato ufficio di primo maestrino con l'incarico d'insegnare ai più giovani di lui le prime nozioni del contropunto; la pratica di un tale esercizio lo ha posto per la buona strada ad insegnare anche quando uscì di Collegio, e la severità degli studii e del metodo, cosa rara ne' musicisti, razionale, oggi han fatto di lui un maestro specialmente adatto all'insegnamento del contropunto e della composizione, e del canto altresì, nella quale ultima disciplina ha fatto studii speciali, per modo che noi non esistiamo a dire che il Conti è fra i pochissimi adatti a far cantare, ed a salvar dall'eccidio gole e polmoni umani. [...] Claudio Conti ebbe sempre, fin da che era alunno del collegio, la gentile idea di depositare l'autografo di quasi tutte le sue composizioni in questo archivio musicale, ed è perciò che noi le possediamo, insieme ad altre non autografe che più specificatamente riporteremo in fine. Ciò facendo egli ha mirato a doppio scopo: prima cioè di mostrare il suo costante affetto e la sua riconoscenza pel luogo che lo ha educato all'arte; ed in secondo, di trovare sempre gelosamente custodite in un posto donde non potranno mai andar disperse tutte le musiche che ha fino ad ora composte, e le moltissime altre che potrà comporre in tutta la sua artistica carriera, che di tutto cuore gli auguriamo luminosa e lunga. Nel gennajo del 1871 S. M. il Re d'Italia Vittorio Emanuele II sulla proposta del ministro della Pubblica Istruzione gli conferì la croce di Cavaliere nell'ordine equestre della Corona d'Italia.

  • F. Florimo, Cenno storico sulla scuola musicale di Napoli, Rocco, Napoli 1869, pp. 1065-1069.

Allorché vide qui la luce colui che ora è, e tanto degnamente, il Re d'Italia, si volle fare una serata di gala al San Carlo, con un grande Inno corale che esprimesse la gioia di tutti per la nascita dell'erede del trono. L'onore di comporlo fu dato a Claudio Conti. Vi assistette la Famiglia Reale, e l'entusiasmo fu grande. Orbene, se l'undici novembre di quest'anno la tremenda guerra sarà compiuta, bello sarebbe se quell'inno fosse esumato, e solennemente cantato a San Pietro a Majella od altrove; sicché ad un tempo rivivesse e il ricordo pietoso del giovane maestro precocemente sparito e il ricordo grandioso della fede ardente onde fu accolto quei che doveva essere il terzo Re d'Italia.

  • F. D'Ovidio, Rimpianti vecchi e nuovi, vol. II, Casa Ed. Moderna, Caserta 1929, p. 494.

Giunto a Napoli all'età di undici anni, venne ammesso alle scuole esterne del collegio di S. Pietro a Majella, ma grazie alle sue doti dopo un anno gli fu assegnato un posto gratuito fra gli allievi interni. Il suo primo insegnante fu il Parisi, poi per circa sette anni studiò con Mercadante. Negli ultimi quattro anni di conservatorio fu anche maestrino, definizione con la quale si indicavano gli studenti ormai prossimi al diploma, che avevano l'incarico di insegnare le prime regole di contrappunto agli alunni principianti. Terminati gli studfi, dedicò tutta la sua vita all'insegnamento della composizione, divenendo uno dei più stimati maestri in tale materia. Oltre a musica sacra e da camera, compose una elegia a grande orchestra in morte di J. Meyerbeer.

  • C. Ambìveri, Operisti minori dell'Ottocento italiano, Gremese, Roma 1998, p. 45.

Opere scelte di Claudio Conti:

  • C. Conti, Il traviato, operetta per coro e preghiera, 1854;

  • C. Conti, Tantum ergo, per 2 contralti in do terza minore e orchestra, 1857;

  • C. Conti, Pange lingua, in mi bemolle terza maggiore e coro alla palestrina, 1859;

  • C. Conti, L'amor di patria, melodia per violoncello in sol terza maggiore e pianoforte, 1861;

  • C. Conti, La prece ed il fiore, romanza per soprano in la bemolle terza minore e pianoforte, 1862;

  • C. Conti, Elegia funebre, per orchestra in forma di marcia, 1864;

  • C. Conti, A Venezia, serenata per voce sola e flauto, 1866;

  • C. Conti, La figlia del marinaro, opera seria in tre anni, 1866;

  • C. Conti, Inno per S. A. R. di Savoja, per due soprani, coro a tre voci e orchestra, 1869;

  • C. Conti, Agnus Dei, per contralto in fa terza maggiore e orchestra, 1871.

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