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I bastioni e l'Hirondelle



Quanto verde, capperi a profusione

e ogni tanto sfreccia una Rondinella,

in picchiata sul solivo bastione,

strano che abbia pure la pedivella!

È un velocipede d'occasione

parcheggiato accanto alla fontanella.

Ancora di corsa altro che vacanza,

di riposar non sente la mancanza.


Completati i disegni, Jac apre e chiude la mano destra e si lamenta.

– Ho lavorato per oltre un'ora e le dita sono indolenzite, non le sento più. Per oggi può bastare!

Successivamente, compie esercizi di allungamento per la schiena.

– A furia di stare curvo sul selciato, ho anche un torcicollo pazzesco. Almeno ti piace il fumetto, che ne dici straniero, può andare?

– Sei bravo ma temo che il primo acquazzone possa cancellare tutto!

– Infatti ho ripreso a fumettare appena finito il diluvio di stamattina e dopo che il sole aveva asciugato la pavimentazione. Spero non piova per almeno una settimana! Tranquillo, quando torno a casa, li rifarò sulla carta.

Incamminatosi verso il castello, il ragazzino continua a sgranchirsi le mani e la colonna vertebrale. Io lo seguo come farebbe un segugio, nella direzione del vicino maniero. Lui cambia strada e mi indica un'osteria.

– Oltre a questa ce n'è soltanto un'altra in paese, ma è fuori le mura, vicino alla Stazione.

– Il mio amico Federico II può aspettare, i capperi no! Andiamo sul bastione, da lì c'è una splendida veduta sulle montagne di Guardialfiera e fino al Matese e pure Capracotta, lontano da qui. A sud c'è il Gargano e in mezzo al mare le Isole Tremiti. Ermen, questa che sale è via Monte Castello!

Volendo conoscere meglio il paese e non potendo scegliere altre guide turistiche, non posso che affidarmi a lui, in fondo è un ragazzino sveglio ed anche simpatico.

– Va bene, andiamo!

Lui davanti e io dietro, ci facciamo di corsa ventisette gradoni, profondi un paio di piedi ciascuno. Finita l'ascesa, Jac fa un balzo sulla destra salendo sul parapetto in mattoncini rossi.

– Quest'altra è via dei Bastioni. Ancora sei sette passi e poi comincia il vero divertimento! Cambio di direzione, a sinistra a tutta birra. Non temere!

Gli confesso di avere qualche remora nel camminare sul vuoto.

– Ma questo muretto è largo almeno una cinquantina di centimetri!

A dispetto dei miei trentaquattro anni e della sua effervescente fanciullezza, riusciamo a trovare un accettabile compromesso. Lui mi rassicura dicendomi che non morirò per tanto poco. Io, ostentando sicurezza, frugo in quel po' di coraggio che mi resta.

– Ce n'è di spazio, vai Ermen!

– Quando ero come te, quando avevo la tua età, quando... lasciamo stare. È meglio che tu mi preceda, io farò piano evitando di guardare lo strapiombo, saranno una decina di metri!

Meglio di un'esperta guida tibetana impegnata su un ripido percorso del monte Kailash, Jac scandisce il cammino indicando pericoli ed eventuali trappole.

– Ancora una decina di passi e poi c'è da superare un gradino bello alto! Sta' attento, ti consiglio di appoggiarti, di aiutarti con le mani camminando a quattro zampe!

Beato lui, in un lampo è già all'angolo del bastione, lì dove il parapetto cambia direzione, ad angolo retto verso sinistra. Sprezzante del rischio si volta verso di me, quasi non avesse il vuoto sotto di sé.

– Altri ventinove, diciamo trenta passi, coraggio! Come puoi notare, da qui il bastione diventa ancora più ripido ed alto. Sotto di noi, il paradiso dei capperi! E che veduta, gustatela tutta: da quella parte le montagne della Maiella ancora imbiancate di neve. Invece, questo paesino che sto toccando con le dita è Petacciato. Più a sinistra, in cima alla rupa c'è Guglionesi. A seguire, le colline di Difesa Grande sono quelle affollate di boschi dove si rifugiavano i briganti che fuggivano ai Piemontesi, ce lo dice sempre la maestra. Poi il colle di Campomarino, appena dopo il fiume Biferno. Sbrigati a raggiungermi, quanto sei lento! Tu guarda quanti capperi, fino a due giorni fa non ce n'era nemmeno uno. Almeno a loro, la pioggia ha fatto bene. E guarda come sono grossi! Dài che il sole è ancora alto e bollente, abbiamo tutto il tempo per farne man bassa. L'osteria, quella che ti ho fatto vedere prima, me li paga profumatamente. Se mi dai una mano, poi facciamo a metà dei tornesi, ti va l'idea?

– Ma non ne sono capace, per me è la prima volta!

Subito mi offre un saggio della sua abilità.

– Guarda me e non potrai sbagliare, è facile. Prima spezza il picciolo verso il basso lasciandogli un po' di lunghezza. Poi mettili nel palmo dell'altra mano. Quando è piena, riversa il contenuto in una foglia di fico, bella grande. Il fico è quello che domina il bastione, a cinque o sei metri da qui, lo vedi?

– Bene, io sono pronto, inizio?

Jac raccoglie un paio di foglie dal vicino albero e, gentilmente, me ne porge una. Dopo, prosegue la corsa sul dirupo e da lontano mi grida qualcosa.

– Questo lato del bestione è di settantotto passi.

Infine ritorna indietro, scandendo la propria volata numero dopo numero fino al trentanovesimo passo. Che scapestrato, una ne fa e cento ne pensa!

– Io raccolgo i chiapperi sulla prima metà del muraglione e tu sulla seconda. Buon lavoro, 'mpapito! La mia foglia di fico la sistemo in questa buca, di vento per ora non ce n'è, ma è meglio essere prudenti, non si sa mai. Chi ne raccoglie di meno, paga pegno. Ci stai, parte la sfida?

– Va bene, si può fare.

– Chi vince decide il pegno che dovrà subire lo sconfitto!

– Ci sto!

La guida turistica non mi da nemmeno il tempo di iniziare, di capire come raccogliere queste piccolissime palline verdi; cambiando nuovamente obiettivo, mi indica qualcosa.

– Che meraviglia, guarda verso il basso!

– Ahiii.

Come se non fosse bastata la spilla da balia, mi pungo lo stesso dito con gli aculei di queste piantine.

– Ancora ahiii.

Jac mi prende in giro.

Quanta mosse, pe nu ccone de sanghe! Quello appoggiato al gradino della fontana, proprio sotto di noi, è il velocipede del signor sindaco. Lo vedi?

– Non sono ancora cecato!

– Quant'è alla moda! Mi piacerebbe guidarlo e chissà come sarà veloce! A Termoli, ce ne sono soltanto tre, uno è del dottor Lomma e l'altro del Conte! Se per qualche minuto me lo prendo in prestito, il sindaco non penso che si arrabbierà! Lui non ha ancora imparato a guidarlo, ma se lo porta a passeggio di qua e di là come un cagnolino. Un sogno a portata di mano, so che è francese e che si chiama Hirondelle. Viene direttamente dalla città di Saint Etienne. Ricordo bene il giorno, era l'anno scorso di questi tempi, quando il velocipede è arrivato alla stazione. C'era l'intero paese, mancava solo la rinomata banda di Castellino del Biferno! Ho in mente un piano niente male per farmi un bel giretto, ma di pochi minuti. Tu che ne dici?

– Lasciamo stare la gara dei chiapperi, continueremo dopo!

Per non mettermi in mezzo ai guai, non dico né si e né no. Ma lui interpreta la mia afasia come un tacito assenso. Ispirato da ciò che aveva in mente, comincia a disegnare sul parapetto del bastione. In pochi secondi, suppongo prenderà forma uno dei suoi strampalati personaggi.

Non oso pensare cosa voglia farne di quel disegno, spero solo che non combini guai! nell'attesa, rifletto sul fatto che il velocipede appoggiato alla fontana di marmo è il bisnonno della nostra bicicletta. Intanto, il disegno si completa. Sorpresa delle sorprese, non ha un aspetto umano, tutt'altro! Si tratta di un velocipede identico a quello del sindaco, in più possiede un paio di ali nella parte posteriore che subito scompaiono.

Ogni tanto, un leggero refolo di vento sposta il getto d'acqua della fontanella riempiendo di schizzi la rondinella, che scuote le ali ed il piumaggio. Dissolto il velocipede, svaniscono anche le aiuole e le tante varietà di coloratissimi fiori che adornano i giardinetti circostanti. Scompaiono le case poste di fronte ai bastioni. Che matto Jac, approfittando del mio calo di pressione mi da una leggera spinta, sufficiente per farmi scivolare lungo il muro inclinato dei bastioni.

Per fortuna, mi sorreggo ad una fune color senape. Non è piovuta del cielo ma, fino a qualche attimo fa, qui non c'era. Intorno, solo capperi ed infidi aculei, profumo di salsedine e sabbia. Raggi di sole in abbondanza, gli stessi che qualche istante fa mi avevano accecato la vista.

Ad ogni modo, l'allucinazione è qualcosa di extrasensoriale mentre questo canapo è reale. Mi sta segnando le mani, ma per il resto sono incolume. Ad occhi aperti e volgendo la schiena al sole, osservo che il bastione ha cambiato aspetto. Adesso è un libro, enorme, adagiato sulle pietre del fortilizio; e la grossa corda con cui mi aiuto nella discesa, non è che un gigantesco segnalibro. Rallento ulteriormente l'andatura e freno, anche con i piedi. Mi fermo a leggere qualche riga del libro. Considerata l'imponenza del volume, non mi è possibile ribaltare la copertina: solo se avessi una gru, riuscirei a leggerne il titolo. La misteriosa termolana, che mi ha inviato messaggi tramite raffinate opere letterarie, qui non ha sottolineato nulla. Leggo il numero di pagina, 110. Sento che in cima qualcosa sta cedendo e devo sbrigarmi con la lettura.

In quel mentre si udì nella grotta una vocina fioca fioca che disse: «Salvami, Alidoro! Se non mi salvi son fritto...
RUMBLE

Il canapo ha ceduto e la mia discesa si è fatta più veloce, ma non rovinosa. In un istante, e che botta di fortuna, son finito col sedere proprio sul sellino della rondinella! L'ho scampata bella anche stavolta, ma non c'è un attimo da perdere. Per non essere accusato di furto, e sarei anche in flagranza di reato, devo pedalare e pure forte. Meglio far perdere le nostre tracce, io davanti e Jac dietro c'involiamo verso... verso chissà dove! Corro su una bicicletta rubata, in un paese che non conosco. Il velocipede non ha pneumatici ma qualcosa di duro che infastidisce la schiena, in particolare la mia doppia ernia al disco. A denti stretti, sopporto una fitta all'altezza del coccige, spero passerò come a matizje! Meglio essere ottimisti, in mente ho l'indecifrabile passaggio di un romanzo che non ricordo. In testa l'immagine di una donna che sta guidando le mie azioni, la mia prima giornata di vacanza, in questo luogo così sfuggente.

Si prevede una lunga pedalata, c'è spazio, in sella salite.


Antonio Andriani

 

Fonte: A. Andriani, Che spasso nella città invisibile, Armando, Roma 2017.

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