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Bortolo, Nena e la satira di Antonio Greppi


La vignetta di Antonio Greppi su "Lo Spirito Folletto" del 9 novembre 1865.

"Lo Spirito Folletto" è stato il primo giornale satirico e umoristico lombardo, che trovò terreno fertile dopo le celeberrime Cinque Giornate di Milano, ma la cui esistenza durò appena un trimestre. Alla iniziale satira politica affiancò subito elementi di satira sociale e di costume, e, soprattutto nelle illustrazioni, questo aspetto appare particolarmente esplicito. La consapevolezza del proprio ruolo sociale e il senso della misura dimostrato appaiono davvero sorprendenti in questo antesignano della stampa satirica, che alle accuse di disfattismo verso il Governo provvisorio, l'esercito, e le persone più stimate della città, rispondeva ai propri detrattori:

Il Folletto non è un giornale popolare, che debba istruire il basso ceto, o spargere delle severe dottrine; egli è un giornale da conversazione che si debbe leggere dopo le cure più severe per divagare la mente dagli affari di alta importanza; se fa ridere ha ottenuto il proprio scopo, se non sa fare ridere lo si getta da parte e si pensa ad altro; il dare importanza alle sue ridicolaggini è cosa ridicola; il pretendere che egli debba pesare le sue parole è una cosa assai strana.

Dopo l'Unità d'Italia lo Spirito Folletto tornò sulle scene, seppur edulcorato, e sul numero 232 ho rinvenuto un'illustrazione, realizzata dal caricaturista Antonio Greppi (1823-1867), che mi ha colpito, e che aveva per tema il nuovo codice civile italiano emanato il 2 aprile 1865, conosciuto anche come Codice Pisanelli, dal nome dell'allora ministro di Grazia e Giustizia Giuseppe Pisanelli (1812-1879). La vignetta che vedete quassù ritrae infatti un banditore nell'atto di notificare pubblicamente una promessa di matrimonio tra i fantasiosi Bortolo Buttafava e Nena Barbatucchi. La didascalia rimanda invece all'art. 57 del capo V del codice civile, che recitava: «Non può contrarre nuovo matrimonio la donna, se non decorsi dieci mesi dallo scioglimento o dall'annullamento del matrimonio precedente, eccettuato il caso espresso nell'articolo 107», che a sua volta sanciva che «l'impotenza manifesta e perpetua, quando sia anteriore al matrimonio, può essere proposta come causa di nullità dall'altro coniuge».

Antonio Greppi, nel prendersi gioco del nuovo codice italiano, immaginò quindi Bortolo, «campanaro di Pisciarelli di 16 anni», che si sposava con Nena, «pantalonaia di Capracotta di anni 53». Un adolescente nel pieno delle forze virili che sposa una donna in menopausa era dunque una frizzante allegoria - o un consiglio politically incorrect - per invitare gli uomini a cambiar femmina.

Ancora una volta, dunque, Capracotta entrò di striscio nella storia letteraria del nostro Paese, e non stupisce affatto che persino a Milano il suo nome fosse conosciuto, seppur indicante una località buffa e remota.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • A. Caccianiga, Sotto i ligustri, Treves, Milano 1881;

  • G. A. Cesana, Ricordi di un giornalista, vol. I, Prato, Milano 1920;

  • G. Ciaramelli, Antonio Greppi caricaturista de "Lo Spirito Folletto", in «La Reggia», XVIII:1, Soc. per il Palazzo Ducale, Mantova, marzo 2009;

  • Codice Civile del Regno d'Italia, Stamp. Reale, Torino 1865;

  • A. Greppi, Il nuovo Codice Civile illustrato dallo Spirito Folletto, in «Lo Spirito Folletto», V:232, Milano, 9 novembre 1865;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016.

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