Nel gennaio 1909 accadde a Capracotta un fatto spiacevole. Mentre camminava sulle strade ghiacciate della nostra cittadina, il maestro Salvatore Castiglione cadde rovinosamente, senza alzarsi mai più. Era egli un caporal maggiore di fanteria ed era pure vicedirettore del Tiro a Segno di Capracotta. Ma, sulla base delle perizie mediche svolte, si constatò che «la morte del maestro Castiglione [era] avvenuta per paralisi cardiaca da pregressa pericardite». Probabilmente era stato l'infarto a farlo cadere, e non il ghiaccio.
Tuttavia la moglie Clotilde Cerceo - che a casa aveva sei figli (Aristide, Luigi, Porzia, Giuseppe, Maria e Dorina) - non si arrese alla prematura dipartita del consorte e, visto che i mezzi non le mancavano, decise di inviare una richiesta di pensione privilegiata. La pensione non le fu accordata ma donna Clotilde ricorse al Consiglio di Stato perché, a suo dire, il marito era morto in servizio. Il 25 novembre 1910 il Consiglio di Stato chiarì che la morte del maestro Castiglione non era avvenuta in servizio ma per causa di servizio.
Infatti, la corte riteneva provato che «il maestro Castiglione cadde sulla pubblica via accidentalmente, mentre recavasi alla propria abitazione ed a 70 metri dalla scuola, e non già dentro l'edificio scolastico e per l'adempimento dei proprii doveri di maestro». I patrocinatori della Cerceo ritenevano invece che «l'insegnante debba ritenersi sempre in servizio dal momento in cui esce dalla propria abitazione per andare alla scuola, fino a quello in cui, terminata la lezione, fa ritorno alla propria casa». Anche su questo punto il Consiglio di Stato precisò che, fuori della scuola, il maestro era un libero cittadino, e come tale andava soggetto «a tutti gli eventi cui qualsiasi individuo può andare incontro».
Donna Clotilde, sicura del fatto suo, si era fatta anzitempo rilasciare dal Municipio di Capracotta una dichiarazione dalla quale emergesse che «il maestro, uscendo dalla scuola con i propri alunni fino a quando non rincasava sorvegliava gli alunni stessi, obbligandoli a ritirarsi per evitare i possibili pericoli del clima», come a dire che il maestro Castiglione - quasi fosse don Milani! - sorvegliava paternamente i suoi allievi finché questi non erano al sicuro nelle loro case. Grazie a Dio la corte affermò che questo tipo di attività «non fu certo causa di alcun danno pel maestro Castiglione, essendo egli caduto, giova ripeterlo, per causa puramente accidentale ed affatto indipendente da detta sorveglianza».
Nonostante donna Clotilde avesse fatto di tutto per quella benedetta pensione, non ci fu nulla da fare. Salvatore era morto d'infarto e la moglie dovette farsene una ragione.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
A. V. Castiglione, La inmigración italiana en Santiago del Estero. El inmigrante Giovanni Castiglione (1858-1903), El Liberal, Santiago del Estero 2006;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. II, Youcanprint, Tricase 2017;
Sezioni unite, in «La Giustizia Amministrativa», II:2, Roma 1910.
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