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Capracotta: storia, arte e altre notizie


Il trullo di Capracotta attorniato dai suoi restauratori.

A 1.421 m.s.l.m. è il comune più alto degli Appennini, un centro agricolo e una stazione di turismo e sport dell'alto Molise sede dei campionati nazionali di sci di fondo, su una cresta rocciosa tra i monti Capraro e Campo e tra i bacini dei fiumi Sangro e Trigno.

Dal paese si ha un bellissimo panorama sulla valle del Sangro, sulle Mainarde, sulla Maiella e sull'Adriatico. Sono caratteristiche le vie lastricate e le case in pietra. Anziani del paese, esperti scalpellini, hanno contribuito al restauro di un trullo sul monte Capraro.

In località Fonte del Romito è stata trovata la tavola in bronzo detta Tavola Osca di Agnone, incisa sulle due facce da caratteri oschi e conservata al British Museum di Londra. Il borgo era già citato in documenti del 1040.

Nell'XI e XII sec. fu un feudo dei Borrello; fu poi dei della Posta, dei Carafa, della famiglia d'Evoli (duchi di Castropignano), dei Cantelmo, dei Piscicello, nuovamente dei d'Evoli e dei de Riso.

Grande importanza e ricchezza ebbe questo comune con la pastorizia. In particolare s'impose la chiesa della Madonna di Loreto protettrice dei viaggiatori, sorta con le offerte dei pastori e divenuta proprietaria di pecore.

Alla costruzione, nel XV sec., i pastori fecero seguire offerte in natura, prevalentemente pecore, che resero presto la chiesa proprietaria di greggi, quindi "locata", iscritta nei registri della Dogana di Foggia come azienda armentizia, con un elevato numero di animali che nel 1794 aveva raggiunto le 15.557 unità ed era talmente ricca da poter svolgere attività creditizie per proprio conto. La chiesa è tuttora aperta al culto.

Si trovano i resti di una torre e avanzi della cinta muraria medievale. La settecentesca parrocchiale di Santa Maria in Cielo Assunta, a tre navate, conserva un pregevole fonte battesimale in pietra scolpita, con preziosi intagli nella copertura lignea dorata del XIV-XV sec. e un organo del XVIII sec. riccamente intagliato; l'altare della navata centrale e la balaustra sono di marmo intarsiato. La torre campanaria in pietra a pianta quadrata è della fine del XVI sec.

Patrono è san Sebastiano (13 luglio). Fiere avvenivano nel mese di luglio e l'8 settembre.

Attualmente la tradizionale processione in onore della Madonna di Loreto, con la duplice processione dei cavalli vestiti, ha cadenza triennale e si svolge nei giorni 7, 8 e 9 settembre. Altra festa religiosa molto sentita era quella di sant'Antonio il 13 giugno.

A quella data, infatti, il rientro di pastori e greggi dalla Puglia si riteneva completato; gli assenti erano considerati dispersi, come recitava il detto popolare: «A Sant'Antonio, chi n'è rmnut o z'è murt o z'è prdut» (A Sant'Antonio, chi non è tornato o è morto o si è perduto). La prima domenica di agosto di ogni anno si svolge inoltre la giornata dell'ospitalità. A Prato Gentile di Capracotta, una folla di vacanzieri si aggira incuriosita tra i paioli di rame che emanano un particolare e gradevole profumo dovuto agli aromi utilizzato per la cottura della "pezzata" che viene servita verso mezzogiorno, dopo, cioè, una lunga e attenta cottura a fuoco lento. Si tratta di pezzi di carne di pecora messi a cuocere come bollito nel paiolo con un dosaggio di aromi naturali che finiscono per trasmettere alla carne e al sughetto un sapore unico. La pezzata era una delle pietanze tipiche del mondo della transumanza; era possibile realizzarla solo al altitudine elevata, perché la carne di pecora nutrita con erba di alta montagna è ben diversa da quella di pecora che vive in pianura.


Sandro Vannucci

 

Fonte: S. Vannucci, Lungo i tratturi del Molise, De Agostini, Novara 1998.

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