Carmela Di Tanna Carnevale
- Letteratura Capracottese
- 25 set
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 10 ott

Sabato scorso si è celebrato il funerale di "Zia", mia zia e madrina di battesimo. Ho avuto la fortuna di vederla poche settimane prima della sua scomparsa e le ho chiesto di descriversi:
Io e mia sorella minore siamo arrivate negli Stati Uniti da adolescenti. Abbiamo viaggiato da sole su un transatlantico degli anni '50, senza accompagnatori o guide (niente superscivoli o zavorre sofisticate). Non viaggiavamo in prima classe: a malapena era la terza. I nostri portafogli non erano foderati d'oro e parlavamo una sola lingua che non era l'inglese. Fummo consegnate nelle mani di parenti lontani che non avevamo mai incontrato. Abbiamo lasciato i nostri genitori, nove fratelli e tutti quelli che conoscevamo.
A questo punto starete pensando: "Che cosa fece?"
Lavorò, imparò la lingua, affinò le sue capacità e risparmiò i guadagni come meglio poté. Si sposò e diede alla luce tre figlie. Utilizzò le sue competenze per aiutare a sostenere la sua famiglia, prima come sarta e poi come ristoratrice: tutte cose che gli italiani sanno fare bene. Aiutò il marito ad avviare la propria attività. Ha educato le figlie, le ha viste sposarsi e ha dato il benvenuto a tre nipoti. Proprio quando era pronta a godersi il riposo, ha ricominciato daccapo, crescendo e prendendosi cura dei nipoti. Ha festeggiato i 60 anni di matrimonio con l'uomo che aveva incontrato a 16 anni. Ballava quando c'era la musica e piangeva quando calava la tristezza.
Zia è stata la spina dorsale della sua famiglia.
Ricorderò sempre quanto amava la sua famiglia e spero che riposi in pace, sicura che anche noi l'abbiamo amata.
Toni Cappelli Boyd
(trad. di Francesco Mendozzi)