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Cose sociali nel Meridione


I moti di Milano del 6-9 maggio 1898.

L'agitazione popolare lungi dal diminuire nella bassa Italia, vieppiù si ravviva e non è per l'effetto di quei fenomeni che appariscono dietro una reazione violenta, o una repressione sanguinosa, no; ma è per l'effetto delle condizioni economiche lagrimevoli in cui giace il paese e che pare siano ben lungi dal sparire.

A Capracotta gli operai tumultuando hanno ucciso un carabiniere, una fiera lotta ne nacque tra popolani e le truppe accorse sul luogo, furono fatti molti arresti.

Nella provincia di Benevento, il brigantaggio è il solo mezzo che rimane come espediente di vita, a questa popolazione affamata.

Da Ustica il compagno Roberto d'Angiò scive che colà si perseguita e si perquisisce, su vasta scala, egli stesso fu passivo di una perquisizione nella notte del 26 al 27 agosto p.p., nella quale si potette dopo tante cure e prevensioni, sequestrargli il manoscritto della biografia di Angiolillo.

Perfino a Bovino, i segugi si spinsero a fargli una perquisizione in vista di afferrare questo prezioso gioiello di propaganda che fatalmente è caduto nelle loro mani.

Egli dice: «I governanti non vogliono che la genesi degli atti di rivolta siano studiati e fissati personalmente; ma trovano semplicissimo il modo di annientarne le traccie, piuttostoché sopprimere le cause».


Angelo Maffucci

 

Fonte: A. Maffucci, Cose sociali: Italia, in «L'Avvenire», IV:56, Buenos Aires, 16 ottobre 1898.

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