Cronache dall'Italia nascosta: la letteratura capracottese
- Letteratura Capracottese
- 24 set
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«Udrete, o giovani, non di rado lamentare che il Molise è dimenticato, e di
tale oblio dar ogni colpa ai suoi rappresentanti politici. Ebbene, siano o no
questi in colpa, ciascuno domandi anzitutto a sé medesimo: me ne ricordo
io sempre del Molise?»
[F. D'Ovidio]
La più piccola regione italiana è la Val d'Aosta: un coriandolo. Poi c'è il Molise, pigiato tra Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo, la regione più giovane del Paese dal punto di vista amministrativo, separata dall'Abruzzo con legge approvata da Camera e Senato il 16 dicembre 1963, festeggiata a Campobasso con allegri brindisi negli uffici e nelle case e con una grande fiaccolata all'aperto, a dispetto del vento gelido e della temperatura sotto zero.
In Molise abitano meno di 300mila abitanti. Città come Bari e Catania sono più popolose dell'intera regione. Il nome dei Frentani e della tribù sannitica dei Pentri, i due popoli italici che abitarono anticamente il territorio del Molise, resta sconosciuto alla stragrande maggioranza degli italiani. Non capita praticamente mai d'incontrare qualcuno che racconti di un viaggio di lavoro in Molise o di una vacanza estiva trascorsa a Isernia, a Campobasso o in località della costa come Termoli, Campomarino o Petacciato. Il Molise è la più misteriosa e appartata tra le regioni. C'è chi dice che non esiste, eppure su Internet si può perdere qualche ora scavando tra i documenti raccolti in uno dei siti più ricchi, accurati e completi dedicati a un territorio che si possano trovare sul web italiano: www.letteraturacapracottese.com. Il sito, per di più, non è dedicato al Molise nella sua interezza, ma a un singolo paese, Capracotta, in provincia d'Isernia, dove vivono appena 769 persone. La formula Letteratura capracottese ricorda certe narrazioni di Roberto Bolaño, dove si racconta di tradizioni letterarie inventate, come il realvisceralismo o gli scrittori di fede nazista in America. La letteratura di Capracotta, invece, in un certo senso è data, esiste.
Situato a quota 1.421 metri, Capracotta è uno dei paesi più alti della catena appenninica. In inverno la temperatura scende sotto lo zero, le tormente di neve sono frequenti e spesso il paese rimane sepolto sotto una magica coltre bianca. C'è chi da un giorno all'altro, con la porta ostruita dalla neve fresca, è costretto a uscire di casa passando per le finestre. Nella vicina Monte Capraro è in funzione una seggiovia e a Prato Gentile è praticato lo sci di fondo, introdotto a Capracotta all'inizio del Novecento, quando la gente del luogo lo chiamava scecruà, che in dialetto significa «scivolare». Nel marzo del 2015 il paese venne sommerso da una nevicata da Guinness dei primati: 256 centimetri nell'arco di 24 ore!
Il sito www.letteraturacapracottese.com ordina e raccoglie il più disparato materiale su Capracotta. Ci sono le foto storiche divise per categorie: «Il paese», «Il popolo», «La fatica», «La fede», «La guerra», «La natura», «La neve», «La pezzata» (la sagra di Capracotta). Immortalati col fucile a tracolla, con gli sci ai piedi, dritti sopra uno sperone di roccia come in un western, di fronte a una selvaggia cascata o seduti in un salottino gozzaniano, i capracottesi e le capracottesi sembrano nati per posare davanti all'obiettivo. Possiedono una vanità e un carisma naturali, distinzione, orgoglio e un velo d'ironia sofisticato e moderno.
Il sito mette in fila una sequenza di personaggi dimenticati legati a Capracotta. Siamo di fronte allo spirito di una civiltà, non alle briciole e ai ghiaccioli di una contrada remota e infreddolita. Nell'elenco figurano un certo Stanislao Falconi, avvocato generale presso la Corte di Cassazione durante il Regno delle Due Sicilie, il corriere postale Giacomo Paglione, abituato a trasportare la posta nel tratto Capracotta-Scalo Carovilli facendosi eroicamente largo tra la neve abbondante, l'eminente studioso di selvicoltura Giuseppe Di Tella, lo sciatore Noè Ciccorelli, la scrittrice Elvira Santilli, il dotto arciprete Agostino Bonanotte, il deputato del Regno d'Italia Tommaso Mosca e il calciatore Erasmo Iacovone, scomparso prematuramente nel 1978 e pianto da tutta la squadra del Taranto.
La sezione più ricca è quella dedicata ai rapporti tra Capracotta e la letteratura. Il cappellano narrato in "Addio alle armi" di Ernest Hemingway era di Capracotta. È lui che invita il tenente Frederic a visitare prima o poi il suo paese natale. Durante una solitaria vacanza a Capracotta, Amelia Rosselli scrisse 22 poesie raccolte in "Serie ospedaliera. 1963-1965". Tommaso Labranca invece pronunciò il nome di Capracotta in un'intervista, ma solo per deridere certi lavoratori del proletariato intellettuale emigrati a Milano, che avevano il vezzo di guardare la città dall'alto in basso, quando «magari» disse Labranca «arrivano da Capracotta».
Francesco Mendozzi, fondatore del sito, ha dichiarato in un'intervista che www.letteraturacapracottese.com è servito a spronare molti abitanti del paese a scrivere, a mettere su carta «gli aneddoti più singolari, la tradizione orale della propria famiglia, con la speranza di salvare l'identità del luogo e, al contempo, di farne letteratura: ad oggi ho pubblicato - o aiutato a pubblicare - oltre 10 libri, nonché diverse decine di articoli di storia, folklore, narrativa, finanche poesia, che finiscono tanto online quanto nel "Bollettino della Letteratura Capracottese", una rivista che stampo in 50 copie e che distribuisco ogni mese».
Ivan Carozzi
Fonte: I. Carozzi, Cronache dall'Italia nascosta, Blackie, Milano 2025.

