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I duchi di Capracotta a Pomigliano d'Arco


Chiesa Pomigliano d'Arco
La ex Chiesa di San Pietro e Paolo a Pomigliano d'Arco (NA).

Nonostante ospiti uno dei più grandi poli industriali dell'Italia meridionale, la cittadina di Pomigliano d'Arco, situata ad est di Napoli, ha delle architetture civili e religiose di tutto rispetto, come la Taverna del Passo, la Chiesa di San Felice e quella del Carmine. Meno nota, quasi sconosciuta agli stessi pomiglianesi, è la piccola e periferica Chiesa di San Pietro e Paolo, sita nell'area residenziale di Pacciano, sul versante orientale della ex via Mezzana, ed oggi fagocitata dall'enorme parrocchia in cemento di San Pietro Apostolo.

In realtà quell'edificio, che faceva parte di una vera e propria masseria, non ha mai goduto di buona salute se non in un breve frangente storico agli albori del XIX secolo. Già nel 1615 la chiesetta veniva descritta da Giovanni Battista Lancellotti, vescovo di Nola, «pubblica, priva di rendite e in cattive condizioni». A quel tempo pare vi fosse anche una torre con orologio a base quadrata, risalente al XIII secolo, che proteggeva il fabbricato dei Caracciolo di Sant'Erasmo, da cui l'intero complesso prendeva il nome. Nella medesima visita del 1615, il vescovo Lancellotti esaminò anche un'altra cappella, privata, ubicata nella stessa masseria Caracciolo ma, dopo quella santa visita, per circa due secoli il «Casali Pacciani» e relative pertinenze spariscono dalla storia scritta. Nel catasto onciario del 1753-54 la chiesetta non risulta nemmeno registrata, anche se gli studiosi Giovanni Basile e Annunziata Esposito, sulla base di altre testimonianze, sostengono che fosse ancora aperta al pubblico e povera.

Le notizie relative alla Chiesa di San Pietro e Paolo a Pacciano riappaiono a partire dalle visite pastorali effettuate tra il 1807 e il 1810, quando, nelle relazioni scritte la chiesuola è definita «Cappellam S. Petri et Paoli», di proprietà dei signori di Capracotta, che evidentemente la sostenevano economicamente. I nobili che allora tenevano il titolo di Capracotta erano i Capece Piscicelli, nella persona di Antonio Capece Piscicelli (1785-1839), VII° duca di Capracotta dal 1799 e patrizio napoletano, figlio di Carlo e dell'ormai celebre Mariangela Rosa de Riso. Quelli sono gli anni in cui la ricca famiglia dei Capece Piscicelli rinnova il bel palazzo in via Monte di Dio a Napoli, la villa estiva ad Ercolano e un villino rustico a Massa di Somma, imprimendo il nome di Capracotta su una vasta area del Napoletano.

Tornando alla Chiesa di San Pietro e Paolo, nel 1813 questa diventa di patrocinio dei signori Pietra-Molara, che la mantennero in buone condizioni almeno fino al 1824, evadendo così dall'orbita dei signori di Capracotta, ormai alle prese con problemi testamentari.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • C. Albanese, Cronache di una rivoluzione. Napoli 1799, Angeli, Milano 1998;

  • G. Basile e A. Esposito, Pomigliano sacra: parrocchie, chiese, cappelle, Giannini, Nola 2010;

  • R. Caneschi, Documenti di storia pomiglianese: le città, le strade, i monumenti, Università Popolare di Pomigliano d'Arco, Napoli 2006;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016.

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