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Filippini, oratoriani: una pagina di storia religiosa

  • Immagine del redattore: Letteratura Capracottese
    Letteratura Capracottese
  • 27 ott
  • Tempo di lettura: 4 min

San Filippo Neri
San Filippo Neri (1515-1959).

Personalità complessa, alla ricerca costante di una chiara «convivenza ben armoniosa» tra il concreto dell’esistenza e la spiritualità cristiana, Filippo Neri (1515-1595) ha dominato l'epoca della Controriforma nei suoi aspetti religiosi e culturali. Popolarissimo a Roma dove si era trasferito ancora molto giovane, dalla natia Firenze.

Suo padre era notaio.

Semplice e sereno, burlone e faceto, era di un ascetismo integrale e coerente, come dimostrò col suo attivismo pastorale. Fattosi carico, non solo a parole, della precaria situazione di tanti giovani allo sbando in una Roma cinquecentesca piena di contraddizioni, si impegnò totalmente al servizio di Dio e dei fratelli, specie se giovani. È suo l'aforisma: "State fermi, se potete", con il quale introduceva il discorso con i bambini.

La sua santità si affinava continuamente nella quotidiana concretezza dell’esistenza con l'aspirazione alla vita cristiana perfetta mediante l'esercizio della carità. Il suo carisma risultò un punto di riferimento negli ambienti religiosi di Roma ed ebbe seguaci in ogni campo: penitenti, sacerdoti, figli spirituali, giovani senza famiglia.

La sua opera perseverante sfociò nell'organizzazione degli oratori, istituzioni che coniugavano la carità operosa con l’attenzione specifica ai giovani ponendo così le basi della Congregazione dell'Oratorio.

Questa, però, non era da intendere come un ordine religioso in senso tradizionale con struttura gerarchica e nel quale gli adepti emettono voti di obbedienza, di povertà e castità. L'adesione, non perpetua, permetteva di uscirne quando non ci si riconosceva più nelle linee guida.

La Congregazione, inoltre, va detto, non si proponeva solo di esaurire al suo interno tutto il bisogno di spiritualità degli aderenti. Il fondatore trovava del buono, del concreto in seno ad ogni "regola" monastica e ne accettava le motivazioni, le giustificazioni.

Gli oratoriani si diffusero in tutta Italia e nelle loro chiese favorirono la fondazione di associazioni laiche e confraternite affiliate agli ordini religiosi diversi, quali i trinitari, i carmelitani ed altri.

In Roma, all'epoca, operavano altri campioni della spiritualità operosa, la stessa che faceva brillare l'opera del Neri, in particolare il laico cappuccino fra' Felice da Cantalice. Quando i due si incontravano i bambini che li attorniavano si fondevano in un solo stuolo e spesso capitava che i due fossero oggetto di tiri birboni.

In Agnone, gli oratoriani, detti anche filippini, si stabilirono nella Chiesa dell'Annunziata alla fine del '500. Nel 1630, come riportato su due lapidi di marmo poste sotto le acquasantiere, si adoperavano per creare luoghi di sepoltura all'interno della chiesa, destinati ai confratelli e consorelle del Carmelo.

All'incirca dalla stessa epoca iniziarono ad officiare anche nella attigua chiesa della SS. Trinità dove operava la Confraternita omonima. I due edifici sacri e i locali del convento finirono poi con l'assumere l’aspetto continuo di unico blocco che è tutt’ora conservato.

Le manifestazioni di culto si tenevano all'Annunziata dove si venerava l'immagine del santo in abiti da celebrante, un classico dell’iconografia filippina. Il 26 maggio, giorno della festa, si svolgeva una processione caratteristica con la sacra rappresentazione dell'incontro fra le immagini dei due santi, Filippo e Felice da Cantalice.

Come accade in queste occasioni, il rituale col tempo si modifica e, ad interrogare gli anziani, si scoprono modalità differenti. Il luogo dell'incontro può variare, ma il lancio delle vainèlle, cioè i semi di carrube, è sempre presente.

In pratica, all'incontro delle due immagini i bambini lanciavano sulle statue manciate e manciate di vainelle, come accadeva dal vivo per le strade di Roma. I ricordi degli anziani sono discordanti sul luogo del percorso processionale dove avveniva l'incontro. Alcuni avevano sentito parlare di una normale processione in onore di san Filippo che si effettuava fino alla chiesa dei cappuccini dove, per l’occasione, la statua di san Felice veniva esposta all'esterno.

Successivamente, a seguito di modifica del percorso, l'immagine del cappuccino veniva traslata, con proprio corteo processionale, e l'incontro avveniva a S. Giovanni o addirittura al Borgo. La sacre rappresentazione dovette, in seguito, dar luogo ad abusi tanto che il clero non partecipò più alla processione e le due immagini procedevano da sole, accompagnate da nugoli di bambini.

Nel '700 agli oratoriani subentrarono i caracciolini e l'immagine, rimossa dall'Annunziata, fu traslata a S. Biase dove il culto continuò nelle forme che abbiamo ricordato. E la scelta di tale chiesa non è da ritenersi insolita in quanto, all'epoca, la SS. Annunziata rientrava nella giurisdizione di quella parrocchia. In tempi più recenti si instaurò un altro uso, a devozione della devota famiglia Cerimele.

Il giorno 26 maggio venivano distribuite scodelle di "pasta e fagioli" e questa distribuzione assunse carattere devozionale per cui prima di assaggiarne si recitavano opportune, appropriate, confacenti preghiere.

Tutto questo accadeva in Agnone.

Il 26 maggio 1595, all'età di ottant'anni, dopo lunga e dolorosa malattia, Filippo Neri passò a miglior vita. Fu canonizzato nel 1622.

Il messaggio di fondo che ci ha lasciato si può sintetizzare nella certezza che il raggiungimento della santità, attraverso l'accettazione gioiosa delle difficoltà esistenziali e delle sofferenze di ogni giorno, è proponibile a tutti e non solo ai predestinati.


Alessandro Delli Quadri

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