La Chiesa di S. Maria in Cielo Assunta, a cui fa capo la comunità parrocchiale di Capracotta, fu eretta probabilmente agli albori del XV secolo, con dimensioni estremamente più ridotte rispetto a quelle dell'area attuale (oltre 700 mq.). Nel 1657 si decise di demolirla e di ricostruirla ex novo su progetto definitivo di Carlo Piazzoli da Pigra, valente architetto comasco giunto appositamente a Capracotta per terminare i lunghi lavori di riedificazione, durati quasi 80 anni, sebbene la prima consacrazione fosse avvenuta, a lavori in corso, il 7 ottobre 1723 per mano del vescovo di Telese mons. Francesco Baccari (1673-1736), nativo di Capracotta. Gli stucchi, le decorazioni e le rifiniture interne dell'edificio sacro furono invece affidate all'architetto Venanzio Del Sole da Pescocostanzo.
La chiesa, intitolata all'Assunzione della Vergine Maria e posta sul punto più alto dell'antico abitato - il che la rende la parrocchiale più alta dell'Appennino -, appare come un mirabile esempio di tempio a tre navate (35 m. di lunghezza) in stile tardo-barocco, con originali incursioni nello stile rinascimentale e innovativi slanci nel settecentesco meridionale. Al suo interno, oltre all'altare maggiore, sono presenti ben 10 altari, un tempo assegnati a confraternite e a privati. Queste "cappelle" ospitano le statue lignee di san Michele, sant'Anna, dell'Immacolata Concezione, dell'Assunzione, del Sacro Cuore di Gesù, di Maria Addolorata, san Sebastiano, san Pietro (dipinto), san Giuseppe e della Madonna del Monte Carmelo. Alla chiesa si aggiungono gli ampi locali dell'oratorio della ex Confraternita della Visitazione e Morte, la cappella di S. Filomena della ex Confraternita del Carmine, e la modernissima casa canonica che oggi ospita i locali della scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di I° grado di Capracotta.
Gli elementi artistici e architettonici più preziosi che caratterizzano la Chiesa Madre di Capracotta sono i seguenti:
il campanile a quattro campane (di cui la maggiore, del peso di 900 kg., fu rifusa nel 1926), realizzato nel 1589 e alto 17 metri, esclusa la cuspide;
l'altare maggiore del 1754, opera dell'artigiano napoletano Biagio Salvato, sotto il quale spicca un magistrale paliotto con l'effige dell'Assunta;
l'antichissimo battistero in legno intarsiato, databile tra il XIV e il XV secolo, poggiato su una colonna in pietra scolpita;
il monumentale organo decorato in oro zecchino, comunemente chiamato "Principalone", opera di Luca e Francesco D'Onofrio, fini mastri organari di Poggio Sannita, che lo realizzarono tra il 1750 e il 1780;
il pregevole coro in noce, nascosto dal dossale e dalla balaustra in marmo dell'altare maggiore, dove un tempo i sacerdoti capitolari si riunivano per la recita del breviario;
una statua lignea della Visitazione della Beata Vergine Maria, opera del grande scultore Giacomo Colombo (1663-1730), padovano di nascita ma adottato dalla Napoli rococò;
un dipinto dell'Ultima Cena, addossato alla parete di fondo, che alcuni attribuiscono al grande artista Francesco Solimena (1657-1747);
gli affreschi a tempera sulle volte del transetto, opera dell'indimenticato pittore capracottese Giovanni Leo Paglione (1917-2004), raffiguranti l'Annunciazione e la Pentecoste, il martirio di san Sebastiano, e papa Pio V che prega la Madonna prima della battaglia di Lepanto;
l'antico portale laterale di accesso, oggi incluso nel piano basso della torre campanaria, che alla base presenta un bassorilievo con tralci di vite;
l'altare laterale dell'Assunta, opera del Piazzoli, e quello di san Sebastiano, firmato dal nostrano Mattia Pizzella;
i reliquiari, contenenti i resti mortali di san Sebastiano, san Cristanziano (antico patrono di Capracotta), santa Margherita, san Fabiano, san Costanzo, san Feliciano, san Faustino e sant'Aurelia, donati al clero e al popolo con atto pubblico del 13 luglio 1676 da Andrea Capece Piscicelli, duca di Capracotta.
Al di là delle connotazioni artistiche, è importante sottolineare che per un discreto lasso di tempo, indicativamente tra il 1749 e il 1899, la Chiesa matrice di Capracotta ha goduto, tra mille peripezie, del titolo di «Insigne Collegiata», titolo che le ha garantito un capitolo di ben 12 religiosi.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
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F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;
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