Nel febbraio del 1978, ossia trent'anni fa, in un tragico incidente stradale, moriva Erasmo Iacovone mito e centravanti del Taranto di quegli anni. Era amato da tutta la città e soprattutto dai tifosi, sia per il suo carattere mite che per i suoi gol. Era infatti in testa (fino al giorno della sua scomparsa) alla classifica dei cannonieri nel campionato di Serie B edizione 1977-78.
La figura leggendaria di Iacovone è stata ricordata l'altra sera, nei locali del Bar Cubana, da sempre ritrovo dei tifosi, con una mostra fotografica e una conferenza alla quale hanno preso parte, tra gli altri, giornalisti, calciatori e dirigenti del Taranto di ieri e di oggi. A guidare il filo dei ricordi è stato il giornalista, livornese di nascita e tarantino di adozione, Clemente Salvaggio, ex direttore del quotidiano cittadino Corriere del Giorno di Puglia e Lucania.
«Iacovone – ha esordito Selvaggio, – ancora oggi è ricordato con affetto e amore dalla città perché oltre alle sue doti atletiche e di grande umanità, è stato un calciatore che ha saputo scuotere l'animo dei tifosi, facendogli sognare la serie A. Erasmo – ha proseguito, – era di una semplicitá disarmante e sul campo sapeva rendere facili anche le cose più difficili».
Iacovone era molisano di Capracotta. Aveva esordito come tutti i grandi campioni partendo dalle squadre di categoria inferiore per giungere, in poco tempo, a compagini come Triestina, Carpi e Mantova. Vestì (due volte) anche la maglia della Nazionale di Serie C, insieme a Gori, Selvaggi e Ciappi suoi futuri compagni in rossoblù. Giunse a Taranto nell'ottobre 1976 e il Corriere del Giorno fu il primo giornale cittadino a scrivere di lui. In quello scampolo di campionato realizzo 4 goal in sei partite e 3 in coppa Italia.
Nel campionato successivo, come detto in apertura, Iacovone era partito a spron battuto nel seminare il panico nelle difese avversarie. Di piede, ma soprattutto di testa, i suoi goal sono rimasti nella memoria di quanti lo hanno visto ed applaudito.
Le sue quotazioni salirono vertiginosamente. Fiorentina e Roma chiesero di acquistarlo ma l'allora presidente del Taranto decise di rimandare la cessione alla fine del campionato, d'altronde la Serie A sembrava un traguardo a portata di mano ed i goal di "Iaco" potevano essere decisivi. E dei suoi goal racconta ancora Salvaggio.
«La prima rete in rossoblu – ha ricordato, – la realizzò di testa. Saltò, in cielo, dove gli altri non potevano arrivare e da lì colpì la palla. Aveva un'elevazione straordinaria. Tuttavia – prosegue l'ex direttore del Corriere del Giorno, – il gol che non dimenticherò mai è quello che realizzò contro il Bari. Fu un gesto atletico fulmineo e vidi un pallone volare in porta».
Poi i ricordi di Salvaggio tornano ad essere cronaca, sono quelli di un giornalista svegliato nel cuore di una tragica notte di febbraio che riceve la notizia dell'incidente che ha spezzato la vita di "Iaco" e fermato il cuore di un'intera città. Una Taranto scioccata, sbigottita e scippata (come da tante altre cose) del suo campione dello sport. Fu quella una città senza sole, che si fermò per due giorni interi e che quando si svolsero i funerali, un interminabile corteo, composto da tifosi, giornalisti, calciatori e presidenti di tante squadre (di tutte le categorie calcistiche), volti e nomi famosi giunti da tutta Italia, e da tanta gente comune, si strinse intorno ad Erasmo.
La salma fu portata dalla Chiesa di San Roberto Bellarmino allo stadio. Il campo non aveva ancora il suo nome, si chiamava ancora Salinella (dal nome della contrada) ma lui, in quello stadio gremito già dal mattino, fece il suo ultimo giro. Lì il campione di Taranto ha lasciato il posto alla leggenda e per tutti i tarantini (poi anche ufficialmente) quello è diventato lo stadio Erasmo Iacovone.
«Nel mio articolo – ha concluso tra le altre cose Clemente Selvaggio, – chiesi simbolicamente a Iacovone di accompagnarlo nel suo ultimo giro di campo».
La manifestazione in ricordo di questo campione, a trent'anni da quei tragici eventi, è stata organizzata dall'associazione "Tifo è amicizia 1991" e ha contato, tra gli altri, sulla collaborazione di Franco Valdevies (che ha curato la mostra fotografica) e del giornalista e commentatore televisivo Gianni Fabrizio.
Questo è, in sintesi, il ricordo di quel micidiale attaccante che in ogni click fotografico rimasto a sua memoria si fa trovare sempre disteso e sorridente, magari col pallone tra le mani o in una bella azione di gioco. Era un atleta vero Erasmo, uno che merita di essere ricordato in tutta Italia.
Giuseppe Mele
Fonte: https://www.amaranta.it/, 17 febbraio 2008.
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