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Usi e costumi di Capracotta: il bando


D. G. Rossetti, "Arthur's Tomb", 1860, acquerello su carta.

Nel nostro borgo, alla sera del Santo protettore di quelli che hanno la casa ornato in "malo modo", non c'è processioni simboliche o cenacoli come a Tagliacozzo, Ortucchio, né la famosa fiera de' becchi di Romagna, ma qualche cosa di più semplice, di meno offensivo e di più efficace, ne' suoi effetti.

A notte alta, i giovinastri del paese, tanto per ricordare alle mogli infedeli che, se la legge dorme, c'è la pubblica opinione che veglia, muniti di grossi campanacci, scatole di latta, tamburi e cazzeruole, attraversano il paese, facendo una gazzarra infernale e gridando: «Chiunque appartiene alla Congrega di San Martino, venga in piazza, che si deve risolvere un caso».

Ma, il caso resta sempre insoluto!


Oreste Conti

 

Fonte: O. Conti, Letteratura popolare capracottese, Pierro, Napoli 1911.

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