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Il nemico siamo noi


Il Milan alza la Coppa dei Campioni dopo la finale di Manchester del 2003.

Adesso proviamo a calmarci e a ragionare. Partendo dalla premessa che di questa riforma o ribollita o insalata russa (o rumena, alla Ceaucescu?) ancora non ci ho capito nulla, diciamoci francamente che l'agosto del calcio non è stato un altro 11 settembre, non è una nuova Hiroshima, non è lo sbarco dei marziani a Capracotta e neppure l'invasione dei cosacchi a piazza San Pietro. Il calcio italiano era un porcaio in luglio e resta un porcaio in settembre. La sola differenza è che ora lo vedono tutti, anche quei giornalisti che, per avere un invito a pranzo, una comparsata in un programma TV, una cassetta della fortuna Stock a Natale o un orologetto al quarzo con stampato sopra il simbolo della Figc o della squadra preferita, lo vedono e lo ammettono. A Milano dicono: bravi, dopo tre piatti hanno capito che era risotto.

Ma in tutte le storie c'è sempre un rovescio, un'altra faccia e la faccia nascosta di questo grottesco pianeta Calcio potrebbe anche avere effetti positivi. Alcuni scenari si possono azzardare.

1) Il collasso degli introiti e l'esplosione delle "rose" necessarie per mettere in campo 42 squadre tra A e B (42 x 24 = 2016 piedi) costringeranno a far giocare più giovani italiani, anziché minacciare lo spopolamento dell'Africa e dell'America latina. Il disastro morale e finanziario del nostro calcio ha già cominciato a far sentire i propri effetti. Il parco campioni che giocano in Italia si è paurosamente impoverito, gente come Zidane, Crespo, Ronaldo, Veron, Mutu, hanno preso il volo, Stam scalpita, Chivu non è ancora stato pagato, Vieri ha le palle in giostra, Beckham ha preferito Madrid e i procuratori dei pochi, veri big resteranno alla larga dalla porcilaia del football italiano. Dunque, spazio finalmente ai nostri giovani, a parte il Milan che sta diventando una malinconica succursale del Brasile.

2) Lo svuotamento di significato delle classifiche potrebbe contribuire a tagliare il cordone ombelicale tossico che nell'Italia eterna dei Guelfi e dei Ghibellini lega una cittadinanza a un gruppo di vagabondi a tassametro. Dall'incubo della "salvezza" (ma "salvezza" da che? Dalla peste?) nascono le finali di campionato a colpi di sanpietrini e di macchine incendiate per difendere l'onore del Santo Patrono e del Gonfalone. Meno campanilismo mal riposto, meno violenza.

3) La pretesa di essere "sport" che ancora il calcio di Lega fingeva di indossare per nascondere malamente la verità come un tanga nasconde il sedere di una brasiliana a Ipanema, sarà smascherata. Il calcio professionale è un circo, detto con il massimo rispetto per acrobati, atleti, cavallerizze, cavalli e tigri, che si deve guardare appunto come un film, una rappresentazione, un balletto, una piroetta, un varietà. Lo sport è quello che praticate voi, le vostre figlie e i vostri figli, in bicicletta, nel campo di calcetto, in palestra o in piscina. Il calcio professionale è catch, teatro Kabuki, video game Fifa 2003 con spruzzi di sudore. Game over, play, reset.

4) Cambieranno i connotati del "calcio mercato", spostando l'attenzione dei presidenti, anche dei più fessi, dagli scambi di giocatori inutili ad acquisti di utili trafficoni. Anziché inseguire un terzino Lappone o un centrocampista Libico, i ricchi scemi si dedicheranno allo scambio estivi di deputati e sindaci di maggioranza e opposizione, al prestito temporaneo di ministri, alla compravendita di magistrati, già peraltro praticata con successo in Italia, secondo le sentenze del Tribunale di Milano. Non importa più chi giochi centravanti. Importa soltanto chi scrive la classifica a fine torneo e chi rimedia una fetta della torta piovuta dal cielo della Sky.

5) La tenace e patetica illusione di tante anime innocenti che "sport" e "politica" siano due vergini, due entità separate e diverse, sarà seppellita una volta per tutte. Non lo sono mai state, ai livelli massimi, dalla Atene di Pericle alla Romania di Ceaucescu (mero proprietario della Steaua Bucuresti) passando per la Germania di Adolfo. Il merito storico di questo nostro governo di disperati è di avere dimostrato a tutti che sport e politica dividono lo stesso letto. Al massimo possono variare, nel tempo, le dimensioni del talamo e le teniche del Kamasutra.

6) La violenza potrebbe attenuarsi, passate la furia e le smanie di queste ore, di fronte a classifiche fatte su misura per accontentare cani e porci. Se tutti possono essere ripescati, promossi, sbalzati da una serie all'altra a capocchia, l'ordine pubblico ne trarrà profitto. Basteranno un esposto a un tribunale e la raccomandazione di qualche gerarca locale, non serve più incendiare la stazione.

7) Metterà fine agli strazi settimanali sugli "errori arbitrali" e sui "gomblotti" perché nessun errore di De Santis, di Collina o dell'assistente Ivaldi potrà mai raggiungere il grado di scelleratezza che questi giorni hanno rivelato e prodotto. Ora, forse, anche i più ingenui si persuaderanno che le isteriche zuffe sugli arbitraggi erano alibi dietro i quali i guardiani della porcilaia nascondevano le loro porcate e la loro inettitudine.

8) Aprirà il gioco. Svanito l'incubo della retrocessione, è possibile che i mister rinuncino alle barricate per l'inutile punticino in trasferta. Poiché il pubblico dovrà essere attirato con il divertimento e lo spettacolo, come fanno i direttori del circo o i produttori cinematografici, forse, con il tempo, ci sarà meno da sbadigliare e più da divertirsi. Sarà un caso, ma persino la cachettica nazionale coreana del Commissario Trappoloni si è messa a pedalare come se i Celesti Lazzaroni avessero capito che ora devono conquistare il pubblico.

9) Contribuirà alla salute della famiglia italiana e alla ripresa demografica del Paese, inducendo il papà a rinunciare alla trasferta in truppa con sfilatino, petardi, fiasca e sciarpetta per inutili partite che verranno poi annullate e riscritte in estate da nuovi dirigenti ammaestrati messi al posto di vecchi dirigenti ammaestrati. I più ottimisti possono immaginare addirittura una crescita nella vendita e nella lettura dei libri, compreso il mio, una più assidua frequentazione di genitori e di nonni (ammetto qui un altro conflitto di interesse, avendo scoperto in questo agosto di essere in attesa di ben due nipotini due) o penniche rilassanti e utili alla salute.

10) Assisteremo a una potatura delle ormai ripugnanti trasmissioni cosiddette sportive che infestano le domeniche e i lunedì. Come effetto negativo, ci sarà un lieve aumento della disoccupazione provocato da legioni di scaldasedie televisive con minigonna e di giornalisti bercianti senza minigonna, ma ne guadagneranno il lavoro nei campi, la manovalanza edile e lo scarico delle cassette ai Mercati Generali.

In conclusione, cari amici e fratelli disperati, il risultato di questa porcheria sarà, come sempre, nelle nostre mani. Se, passata la rabbia, torneremo con la codina fra le zampe e la lingua fuori a leccare i piedini ai nostri "idoli" e dunque a inghiottire tutto in cambio di uno straccetto di vittoria nel nome della "fede", avremo la conferma che il disastro civile e morale del pallone italiano non dipende da Carraro, da Galliani, da Matarrese, dalla ditta Ucci & Ucci, dal povero "Corto Rotondo", come lo chiamano quando sta nella sua villa in Sardegna, o da un magistrato di Catania, ma da noi, cittadini, abbonati, tifosi ed elettori. E il nemico del calcio siamo noi.

Volete scommettere con me, che i tifosi inghiottiranno anche questa storia e il nemico vincerà anche questa guerra?

Buon divertimento a tutti.


Vittorio Zucconi

 

Fonte: V. Zucconi, Il nemico siamo noi, in «La Repubblica», Roma, 25 agosto 2003.

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