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L'importante è finire



La mattina parte così: alla radio passano questa canzone, celebre ed iconica.

Era il 1975 quando Mina spiazzò tutti con questa canzone presentata in TV nel programma Rai "Adesso musica".

Fu quasi uno scandalo: il testo di Cristiano Malgioglio fu ritenuto troppo trasgressivo, pieno di allusioni di natura sensual-sessuale che la più grande cantante italiana non mancò di sottolineare ed evidenziare, tanto che la Rai vietò la diffusione della canzone durante la trasmissione radiofonica "Hit Parade".

Inserito nell'album "La Mina" (1975), il brano, con l'arrangiamento perfetto e calzante del maestro Pino Presti, raggiunse comunque, a dispetto dei soliti benpensanti, immediatamente le vette della hit parade fino a piazzarsi in seconda posizione, permanendo ai primi posti in classifica per 35 settimane.

Il titolo della canzone inizia con una parola comunissima, persino banale da risultare quasi scialba ed insignificante, mentre, al contrario, è una parola gravida di significato.

Gravida è forse la migliore sua definizione, perché "importante" nel suo significato etimologico significa esattamente "portare dentro" ed indica qualcuno o qualcosa che "riesce a portarsi dentro", riesce a penetrare all'interno fino a toccare la sfera interiore, l'ambito intimo.

Ciò che l'etimologia ci svela è che bisogna portare qualcosa dentro, per essere importanti, averlo dentro o, in caso, portarlo da fuori: "una sorta di import-export", espressione che, per l'appunto, è strettamente connessa alla parola in questione.

Il concetto in sé sembra banale ed ovvio, ma, a pensarci bene, non è proprio così.

L'importanza non è una semplice dote naturale innata, frutto del caso o della fortuna, bensì di una studiosissima coltivazione di sé, di una grande consapevolezza nel e del rapporto fra il sé e l'esterno.

Se così non fosse tutto diventerebbe, davvero banalmente, "importante", al punto tale che, come direbbe Keith Haring, nulla poi davvero lo è.

Mentre invece l'"importanza" è, di fatto, un qualcosa che ha attivamente ed efficacemente la possibilità e la capacità di influire sulle azioni, le attività e l'equilibrio delle persone e degli ambienti.

Guardando, ad esempio, i fatti di questi ultimi giorni come i danni del maltempo in Italia.

L'attenzione è quasi tutta centrata su Venezia.

E certo Venezia è una città importante, culla di arte, di cultura e di fascino.

Ma se davvero Venezia è così "importante", perché usarla come una "mucca da latte" dandola in pasto ad orde di pseudo-turisti, che raramente ne comprendono il vero significato e la vera portata e la consumano al pari di un "hot dog - mordi e fuggi"?

Perché non tutelarla, difenderla, proteggerla a partire dal suo fragilissimo contesto ambientale?

Lo stesso vale per Firenze, per Roma, per Napoli ma anche per Matera, per Brunico, per Capracotta e per Licata e per tanti altri luoghi. Diciamo che vale per l'Italia tutta.

Potremmo parlare anche di Taranto e della bruttissima vicenda della ex Ilva.

Cosa è davvero importante in quel caso?

Non dovrebbe essere così difficile da comprendere...

Eppure, al di là delle dichiarazioni, dei post sui social con relativi commenti e polemiche, sembra che "ciò che è dentro" interessi molto poco, che venga dimenticato e svilito per ciò che appare "importante" da fuori, che pure è estremamente soggettivo e relativo.

Venezia vale di più di Matera? La salute vale meno della politica?

Domande difficili. Quasi tutte senza risposta.

Forse però basterebbe riscoprire il senso profondo della parola "importante" e della sua preziosa relatività, per cui ogni nostro piccolo gesto è importante nella coscienza con cui è fatto, per cui le cose e le persone che ci stanno intorno sono importanti perché viventi nella nostra attenzione, perché sono parte di noi, perché sono dentro di noi.

Noi siamo Venezia, come Matera, siamo Taranto come Roma.

Noi tutti.

Italiani.

Perché l'Italia è importante. È nostra.

E non deve finire... (come la canzone...)


Parole Parlate

 

Fonte: https://paroleparlate.wordpress.com/, 19 novembre 2019.

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