top of page

Gli uccelletti


Gli uccelletti abruzzesi (foto: G. Geroni).

All'interno marmellata di uva, mosto, mandorle e cioccolato. La pasta croccante che avvolge l'interno invece è al vino.

Con difficoltà la signora della panetteria mi ha svelato gli ingredienti. Lei li chiama celletti e non sapeva dirmi perché invece la signora del bar, la pasticcera dai bellissimi occhi celesti, li chiama uccelletti. A Gamberale non c'è bar e non c'è panettiere, per la spesa bisogna camminare una mezzora: da una parte la valle e poi Capracotta, dall'altra balle di fieno e rocce bianche.

Oppure ci vai in macchina, 4 minuti. A Gamberale viene un furgoncino con il pane un paio di volte alla settimana. Gli anni passati anche il furgone della frutta e quello dei formaggi. Però c'è l'ufficio postale, aperto tre volte a settimana, c'è la farmacia e anche il medico di base che ovviamente ti visita e cura secondo le necessità. Non tutti i giorni, mi pare sia un dentista.

Anni fa, in un agosto disperato, non sapevamo dove andare, Alessandro e Carla erano piccoli; mio fratello, molto stimato e conosciuto come "il dottore", ci trovò una casetta in affitto. Fu una fortuna di cui non avevamo contezza. Avevamo trascorso i mesi di agosto degli anni precedenti a Pescocostanzo, ridente, attiva ed esclusiva. Alessandro e Carla invece erano entusiasti: capitava di andare a trovare i cugini e Gamberale, per loro era il massimo. Invece il pomeriggio nel tornare a Pesco io e Massimo ci domandavamo sempre come mio fratello, il dottore, potesse resistere. Il silenzio, i lupi, le volpi e le lepri che ti passeggiano intorno? Ma anche i rumori: l'acqua delle fontane, il vociare dei bambini che giocano a guardia e ladri e a nascondino, il suono della palla da tennis che rimbalza sulla corda. C'è un campo da tennis, un campo di calcio e un campo da basket. Il prato è ovunque, balle di fieno e trattori veri, la felicità di Alessandro: passare dal libro sulla campagna alla campagna. Ai lati del sentiero che intraprendo di sera immersa nel rosa ci sono, chiusi da reti di letto, campi coltivati a fagioli, fagiolini, etc.

More a fine estate, rosa canina e poi ieri ho conosciuto in un campo a ridosso di una roccia bianca un albero di pero che se ne stava solo e pieno di frutti ancora acerbi. È il paradiso ma non per tutti, è molto difficile trovare una casa in affitto se non impossibile. Di case nel borgo abbandonate e con una vista pazzesca ce ne sono: stirpi emigrate negli Stati Uniti, in Australia e in Svizzera. Ma se le tengono strette in ricordo di tutto quello che è stato lasciare questi luoghi. Gli altri anni il 10 agosto durante la festa del patrono sentivo la meraviglia delle lingue mescolate al dialetto. Questo è il paese delle donne, longeve e sane. Capelli corti, abiti scuri, orecchini d'oro ai lobi, una signora nubile lavava sempre i panni al lavatoio. Portava la sua bacinella piena di panni chiari ed ovviamente era infastidita dal mio vedere la sua intimità e dal prendere un posto che non mi spetta. Ora è in una casa di riposo e si narra sia ricca per non aver comprato mai una lavatrice e speso troppo per le bollette. Quest'anno nessun festeggiamento, niente pioggia per i ruscelli e nonostante questa decisione dell'amministrazione (la paura del covid?) ho visto il paese pieno di gente perché è un posto meraviglioso, oggi così come è.

Ci vivono in pochissimi e mi sembrano felici. Qui c'era la pompa di benzina, qui l'albergo, qui il ristorante, qui il tabaccaio e la macelleria. Nessuno mi sembra soffrire dell'assenza. A fine estate negli spazi davanti alle case le famiglie fanno i pomodori per l'inverno. Noi osserviamo, estasiati da tanto sapere. Dormo di notte come non mi capita in nessun altro luogo e metto alla prova la posta spedendo cartoline che disegno io stessa. Negli anni '80 si facevano i veglioni, venivano i napoletani.

– Ma i napoletani si sono comportati male ed è meglio restare soli con la nostra quiete.

A Gamberale non ci passi, ci devi venire per forza. Ora la nebbia impedisce di vedere luce, stelle e prati. Ma la nebbia è perfetta per il silenzio, per lasciare qui la pace e per tornare al rumore. La posta è vuota e stupisco sempre l'impiegato di turno che mette il francobollo sulle mie cartoline. Non sempre le cartoline arrivano a destinazione e a me diverte pensarle perse chissà dove. Fra pochi giorni torniamo a casa, in città, non senza una sosta però. Al bar di Pizzo per comprare gli uccelletti della signora con gli occhi celesti.


Simona Ambrosio

 

Fonte: https://www.facebook.com/, 25 agosto 2021.

bottom of page