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Intervista a Silvio Trotta


Musicanti del Piccolo Borgo
Uno primi concerti di Silvio Trotta a Capracotta nel 1976.

Carissimi lettori, introducendo il post con l'intervista a Daniele Girasoli avevo detto che mai e poi mai avrei potuto riportarvi interviste così come sono avvenute. Il tempo passa, le cose cambiano, ed ecco a voi un'intervista a Silvio Trotta, musicista molisano, eccellente suonatore di strumenti a plettro e leader dei Musicanti del Piccolo Borgo.

 

Domanda: – Qual era la musica che circolava in famiglia quando eri bambino?

Risposta: – La mia famiglia non era una famiglia musicale: non c'era una particolare attenzione per l'acquisto di dischi o cassette, né si cercavano programmi televisivi o radiofonici che trasmettessero specifici generi musicali. La musica era semplicemente ciò che passava la radio che mio padre, facendo il sarto e lavorando in casa, teneva sempre accesa.

D: – Quando hai iniziato a condizionare musicalmente la vita della tua famiglia?

R: – Tutto è iniziato verso i quattordici o quindici anni, quando ho cominciato a suonare qualche strumento, la chitarra in particolare.

Non ho mai fatto studi classici, ho sempre suonato la chitarra acustica e d'accompagnamento oltre all'elettrica. Fino a vent'anni circa suonavo pop, rock e anche qualcosa di leggero italiano. Facevo cover dei Led zepelin, Deep Purple e altri gruppi simili, all'interno dell'oratorio dei Salesiani, dove si era allestito un gruppetto, nel quale io suonavo o la chitarra elettrica o il basso.

Tutto ciò è durato fino a quando dei miei compagni di classe del liceo ebbero la folgorazione dopo l'ascolto della "Tammurriata nera" interpretata dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare. I ragazzi rimangono sconvolti dall'ascolto (non erano musicisti e non glie ne importava nulla), tanto da parlarne sempre in classe ed essere andati a Roma per vedere il gruppo napoletano. I due, intanto, si divertono a suonare insieme chitarra e flauto, in modo completamente dilettantistico, mentre io, a mio modo, ero affermato e già facevo dei concerti, anche se di tutt'altro genere. Venne un giorno, però, che non potei più trattenere la mia curiosità, quindi ebbi l'occasione di ascoltare anch'io la Nuova Compagnia, rimanendone a mia volta folgorato, soprattutto dalle voci di Giovanni Mauriello e Peppe Barra, specialmente dalla loro "sanguignità". Siamo nel 1975. Proposi ai miei compagni di fare qualcosa di serio e, tornato a Roma al negozio dove avevo preso la chitarra elettrica circa l'anno prima, riportandola indietro presi un mandolino. Da qui iniziò l'avventura dei Musicanti del Piccolo Borgo.

D: Chi erano questi due compagni di liceo?

R: Stefano Tartaglia [fiatista del gruppo, N.d.A.] e Franco Giusti, che è stato il nostro chitarrista fino a due anni fa.

D: Quando nasce invece il Silvio Trotta ricercatore?

R: All'inizio, come facevano tutti i gruppi alle prime armi, anche noi, per il primo anno o anno e mezzo di vita, facevamo solo cover della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Mettemmo su velocemente un repertorio di 15-20 pezzi, con tutti i loro brani più famosi. Entrò subito la cantante Marika Spiezia, che era più grande di noi. Era solo una nostra amica napoletana, che quindi ci facilitò il compito di rifare i brani della NCCP. Poi, grazie a Stefano Tartaglia, che si era iscritto a Etnomusicologia all'Università, ci chiedemmo: dato che il repertorio raccolto da De Simone viene tutto da ricerche archivistiche confrontate con fonti orali, perché non iniziamo a nostra volta a ricercare canti "sul campo" [dai suonatori anziani, N.d.A.]?

Le ricerche le iniziammo noi tre nell'estate dell'anno successivo, partendo da Capracotta, mio paese d'origine, in Molise. Ora noi abbiamo un archivio di circa trentasei cassette, incise in sei anni di ricerca.

D: Però nel lavoro dei Musicanti non si è mai rinnegata la cover.

R: Se si guarda la nostra discografia in ordine cronologico, si vede che, nella prima incisione, una cassetta autoprodotta intitolata "Musicanti del Piccolo Borgo" ci sono solo brani nostri, ricercati e rielaborati da noi in maniera molto tradizionale e semplice, d'altronde eravamo agli albori. Anche il secondo lavoro, uscito solo su cassetta ed intitolato "Canti e ritmi dell'appennino", conteneva solo brani rielaborati da noi, mentre poi abbiamo pensato di pubblicare "Pacienza nenna mia", omaggio alla Nuova Compagnia di Canto Popolare, per ringraziarla della scintilla che aveva fatto scoppiare in noi. L'album contiene brani come "Sia maledetta l'acqua", "Si te credisse" e altri. Non abbiamo fatto questo album come chi vuole fare delle cose per la prima volta, ma solo come omaggio, la cosa ci è piaciuta molto, ma, ad un certo punto, ogni musicista deve fare le proprie cose.

Per quanto riguarda il nostro archivio, l'anno scorso è stato digitalizzato, permettendoci di non toccare più quei fragili nastri incisi negli anni Settanta.

Per giugno è prevista l'uscita del nuovo CD dei Musicanti, che conterrà molti brani molisani, tra cui due canzoni in dialetto albanese raccolte da Cirese.

Il CD si chiamerà "Ecchite maio" (Ecco maggio) e nel titolo si ispira ad un rito che ha luogo a Fossalto, nella Pagliara di Fossalto, in Molise, dove un uomo vestito completamente di arbusti, viene accompagnato nel suo peregrinare per il paese dalle zampogne, ed innaffiato d'acqua affinché il nuovo raccolto sia buono.

D: Con che spirito rielaborate i brani?

R: Noi, quasi sempre, abbiamo trovato solo la persona anziana che ci ha cantato la melodia e ci ha dato un testo. Tutto il resto è nostra creazione.

Intanto individuiamo un'armonia, che rispetti i canoni della musica popolare, infatti noi, molto difficilmente, usiamo accordi che abbiano spudoratamente a che fare con altri generi musicali. Ci permettiamo, invece, di godere di una maggiore libertà per quanto riguarda gli strumenti usati. Noi, infatti, abbiamo uno strumentario che, a grosse linee, rispecchia tutta la tradizione del centro-sud Italia, ma l'abbiamo voluto gestire in maniera molto libera, facendoci magari portare più dalle sonorità e dai nostri gusti, piuttosto che da uno studio attento del folklore di ogni zona. Comunque, i nostri interventi, sono stati sempre portati verso una riconoscibilità del testo e della melodia, perché ne abbiamo massimo rispetto. La cosa che più ci fa piacere, quando torniamo a suonare in paesi dove abbiamo ricercato brani, è ritrovare gli anziani che ce li hanno insegnati, che a fine concerto ci vengono a dire che hanno riconosciuto i brani che loro ci avevano dato. Non ci è mai piaciuto contaminare tanto per farlo, oltretutto questa parola racchiude in sé qualcosa di negativo.

D: Come nascono le collaborazioni con Riccardo Marasco e altri musicisti tosco-emiliani?

R: Io, circa vent'anni fa, mi sono trasferito ad Arezzo, dove ho incontrato Riccardo Marasco, migliore e più grande interprete di musica popolare toscana.

D: Come vi siete conosciuti?

R: Ci siamo conosciuti tramite un giornalista di Firenze, che conosceva i Musicanti del Piccolo Borgo, il quale ci ha detto di pensare ad una collaborazione.

Marasco fu subito molto aperto e inizialmente collaborò con tutto il gruppo [ribattezzandolo spesso "I Musici di Acanto", N.d.A.]. Con il tempo, poi, io sono diventato l'arrangiatore dei suoi brani, ho cominciato a seguirlo da solo, anche per questioni pratiche. Questa collaborazione, naturalmente, è sfociata in due dischi di Riccardo Marasco: "Pace e non più guerra", dedicato alle laudi, e "Un bacione a Firenze", dedicato al grande autore, cantante ed attore fiorentino Odoardo Spadaro. Anche con i Viulan [gruppo di ricerca e riproposta emiliano, di cui fa parte anche Lele Chiodi, che spesso canta con Francesco Guccini, N.d.A.], è stato un incontro fortuito. Stavo incidendo il cd dei Musicanti del Piccolo Borgo "Stella cometa" nello studio di Giorgio Albiani. In quei dieci giorni lui, che già faceva parte dei Viulan da cinque o sei anni, si è accorto che io suonavo tutti questi strumenti, proponendomi di entrare nel gruppo. Mi fece ascoltare il cd che avevano fatto e a me piacque da morire ed accettai. Poi venne il disco live, numerosissimi concerti dappertutto, l'imminente disco nuovo...

Ho anche progetti più piccoli che mi fanno un po' respirare, perché muovere un gruppo di sei persone come Musicanti del Piccolo Borgo, oggi come oggi è molto difficile.

Faccio parte del trio tresca, con il quale eseguo musica da ballo del centro Italia, ed i nostri concerti sono fondamentalmente feste da ballo, il duo con Jessica Lombardi, che mi ha permesso anche di aprire alcuni concerti di Davide Van De Sfross. Ultimamente mi sono messo a collaborare anche con i Setamoneta, gruppo di folk toscano, per il quale sto ultimando gli arrangiamenti del disco.

L'anno scorso ho fatto un'esperienza molto interessante con Claudia Bombardella, musicista che lavora in Val d'Arno, che ha una formazione in quartetto, con fisarmonica e clarinetti suonati da lei, violino, violoncello e contrabbasso. Avevo paura perché tutti quei musicisti provenivano dalla musica classica, mentre, devo dire di essermi trovato benissimo e di essere stato molto apprezzato.

D: Come hai studiato gli strumenti popolari?

R: Nella maniera più tradizionale: guardando gli altri. Per i plettri guardavo nel revival gente come Eugenio Bennato o la Nuova Compagnia, mentre per quanto riguarda i tamburelli, i pifferi e le zampogne, ho imparato dai suonatori tradizionali. La cosa non riguarda solo me, tutti noi dei Musicanti abbiamo sviluppato la nostra cultura e tecnica imparando dagli altri, senza particolari approcci di studio.

D: Però siete molto rigorosi nell'intonazione degli strumenti.

R: Sì, su questo Stefano Tartaglia è micidiale, lui, praticamente, passa la vita con il piffero e la zampogna che sono strumenti che fanno dannare!.

Nel nostro nuovo disco avremo delle collaborazioni, tra cui Nando Citarella alle percussioni, avremo l'aiuto del nostro ex percussionista Andrea Piccioni, e Giancarlo Parisi, straordinario suonatore di zampogna a paru messinese.

Per scoprire un po' Silvio Trotta e i suoi Musicanti, vi consiglio di andare su http://www.musicantidelpiccoloborgo.it/, da cui ci sono i link ai profili degli altri progetti di cui si parla in questa intervista.

Buon ascolto e buon divertimento.


Valentina Locchi

 

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