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Jersey City spazza la neve di Capracotta (I)


Spazzaneve di Capracotta
La nave Exiria riparte dal porto di Napoli dopo aver scaricato il Clipper (foto: J. Birns).

Capracotta, novembre.

Nel cuore dell'Appennino molisano, a ottanta chilometri da Sulmona e a quarantacinque da Ortona a Mare, i quattromila abitanti di Capracotta stanno vivendo febbrili giornate di attesa. La neve è scesa l'altra notte da Monte Capraro, altra ne verrà presto e per Natale, sulla strada che da Monte Forte conduce al paese, si ammucchieranno dai tre ai quattro metri di neve: così Capracotta sarà isolata dal resto del mondo e fino a maggio nessuno potrà scendere a Castel di Sangro o a Staffoli. Dalla fine della guerra ad oggi, la neve è stata un incubo per il sindaco e la popolazione: per fortuna, adesso, il rimedio è quasi pronto e se Dio vuole, per l'inverno già cominciato, il comune disporrà del più moderno spazzaneve d'Europa e Capracotta non sarà più sepolto e isolato sei mesi all'anno. L'iniziativa di fornire uno spazzaneve al paese è partita da una città americana, Jersey City, una propaggine di New York, ma l'affare si sta complicando e nessuno degli abitanti del paese è oggi in grado di dare una versione sicura di tutta la faccenda.

Il sindaco di Capracotta, Gennaro Carnevale, uomo abile nell'amministrare le cose locali, vive tra il paese abruzzese e Roma, proprietario di due farmacie, una in montagna e l'altra in città. Nel mese di luglio, seriamente intenzionato di liquidare la voce comunale dello spazzaneve, don Gennarino scrisse una lettera al sindaco di Jersey City, John V. Kenny, illustrandogli drammaticamente la situazione di Capracotta e pregandolo di interessarsi affinché, prima dell'inverno, ottenesse dall'obolo dei suoi cittadini la somma per acquistare uno spartineve. Perché il sindaco italiano abbia scritto al sindaco della città del New Jersey e non al sindaco di un'altra città americana, si spiega tenendo conto che nello stato del New Jersey vivono 35 mila emigranti italiani, di cui quattromila abruzzesi e quasi 500 ex-cittadini di Capracotta. Gennaro Carnevale sapeva di colpire nel segno: la sua lettera, infatti, ebbe un successo immediato, il sindaco Kenny adunò i suoi collaboratori, tra cui il giudice Edward Zampella, oriundo abruzzese, preparò il piano della sottoscrizione e nel mese di agosto, dalla casa del Mayor di Jersey City, partì la lettera per Gennaro Carnevale che diceva: «Avrete lo spartineve, i miei concittadini hanno risposto all'appello e per Natale potete stare tranquilli!». Da allora, notizie sono giunte sempre più numerose, dai giornali e dalle lettere dei capracottesi del New Jersey che scrivono ai parenti d'Abruzzo.

Lo spazzaneve, battezzato "Capracotta-Clipper", fu acquistato a Boston coi fondi del comune: pesante 12 tonnellate, è del tipo usato in Alaska, col vomero alto e snodato, manovrabile dall'interno della cabina del motore. Non ha la turbina, quindi non si può chiamare spazzaneve, tecnicamente è soltanto uno "spartineve". Esposto in una piazza di Jersey City, fu visitato da migliaia di connazionali che osannarono naturalmente al sindaco Kenny e lodarono il suo amoroso interessamento per il povero e sperduto villaggio italiano. La sottoscrizione raccolse ventimila dollari, circa 12 milioni, quanti ne sono necessari per pagare il prezioso congegno meccanico. Domenica 23 ottobre, il "Capracotta-Clipper" fu issato su un camion e, durante una solenne parata per le strade, venne portato dal quartiere italiano fino a Journal Square. Bambini figli di emigrati, indossanti costumi abruzzesi, portarono fiori al Mayor Kenny, il giudice Zampella pronunciò un vibrante discorso, il reverendo Gerardo Santoro benedisse l'apparecchio mentre i capracottesi piovuti con pullman e macchine anche da Trenton, Filadelfia, Florence, Princeton e Bristol, avevano gli occhi bagnati di lagrime. Poi, una società di trasporti si offerse di caricare gratis il "Capracotta-Clipper" da Boston a Napoli su un piroscafo mercantile che arriverà il 16 dicembre.


Ilario Fiore


 

Fonte: I. Fiore, Jersey City, NJ, spazza la neve di Capracotta, in «La Settimana Incom», II:46, Roma, 12 novembre 1949.

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